
Autore: Amleto De Silva
Data di pubbl.: 2021
Casa Editrice: Les Flâneurs Edizioni
Genere: Narrativa
Pagine: 117
Prezzo: € 13,00
Sonny Liston, campione mondiale dei pesi massimi dal 1962 al 1964, è stato un poeta maledetto della boxe.
A quest’uomo dalla vita travagliata morto il 5 gennaio 1971, Amleto De Silva dedica un libro.
Il pugilatore. Viaggio intorno a Sonny Liston non è un romanzo, non è un saggio, non è una biografia.
Lo scrittore campano con il suo stile unico che per fortuna sfugge a ogni canone e etichetta, da flâneur della letteratura fa un giro lungo per raccontarci con il suo stile irriverente tutti i mondi che si possono trovare in una storia.
Il giro lungo per Amleto è soltanto il modo che ha per far durare il più possibile una cosa che gli piace.
A Amlo piace molto Sonny Liston, come tutti quei perdenti straordinari sui quali è caduta la mannaia della damnatio memoriae.
De Silva a modo suo ci racconta la storia del pugilatore, un uomo dannato che esce e entra di galera, il grande orso cattivo e ubriaco che ha vissuto pericolosamente.
Ma grazie al giro lungo lo scrittore non parla solo di Liston ma il pugile è anche il pretesto per raccontare altro.
Accanto alla storia di Liston non c’è soltanto l’America razzista di quei tempi, l’autore ci racconta anche la sua formazione nell’Italia di qualche anno fa, le sue passioni e soprattutto le cose che non ha amato.
De Silva dà ampio respiro alla storia degli anni in cui Sonny Liston è vissuto. Nelle pagine irriverenti troviamo l’America dei pregiudizi e bacchettona, la mafia e i gangsters, ma soprattutto ci troviamo di fronte a un uomo che sfida la sua vita tragica e miserabile indossando un paio di guantoni.
Sonny l’analfabeta, l’alcolista, il pregiudicato, il genio che faceva invidia ai geni, il puglie raccontato da grandi scrittori come Norman Mailer.
Amleto De Silva con il suo stile colloquiale ci racconta tutte le vite di Sonny Liston e tutti i pugni in faccia che ha preso.
Con la sua penna schietta l’autore ci conduce attraverso il giro lungo nella vita travagliata del maledetto Sonny Liston e anche nel suo tempo e nel nostro tutto italiano che ha subito il mito spregevole dell’america bacchettona e moralista.
«Mi rendo conto di non avere le capacità di Walter Chiari, ma è quello che mi piace fare; prenderla alla larga, arrivare al punto con calma, cercando di godermi ogni digressione possibile, fermandomi davanti a ogni vetrina, concedendomi il lusso di farmi incuriosire da cose e fatti che so già mi interesseranno poco o punto. Chi se ne frega, alla fine. È il bello di essere dei flâneurs».
Il pugilatore racconta la vita di Sonny Liston: «quel ragazzino che alla fine non crebbe mai, che tutto il pane, parecchio, che riuscì a guadagnarsi prendendo a pugni la gente dentro e fuori dal ring, lo portò a diventare campione del mondo dei pesi massimi e poi a perdere tutti. Come spesso accade a chi, il pane che mangia, è costretto a pagarlo con la vita».
Il giro lungo di Amlo in questo libro che non è né un romanzo né una biografia approda alla letteratura che ci piace leggere, quella in cui lo scrittore preferisce sempre la storia a se stesso.
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