Al Salone del Libro di Torino abbiamo avuto il piacere di parlare con Massimo Bisotti, l’autore di Il quadro mai dipinto (Mondadori), un romanzo dalla prosa magica fatta di sentimenti e illuminazioni improvvise dell’animo umano. “Mai controcuore” è il messaggio che il libro vuole lanciare e che l’autore sembra seguire come massima di vita.
Il quadro è al centro del tuo libro Il quadro mai dipinto. E’ sotteso qualche riferimento letterario, come ad esempio il Ritratto di Dorian Grey?
In realtà non ci avevo pensato ma in linea di massima non ci sono analogie con la mia storia, anche se Oscar Wilde è un autore che mi piace molto e che apprezzo.
Il libro esprime un chiaro messaggio: mai andare controcuore. Segui questa “regola” anche nella tua vita quotidiana?
Si, è una filosofia di vita che va al di là delle semplici parole “mai controcuore”. In realtà questa frase è nata perchè nel mio libro precedente, La luna blu, avevo scritto “Siamo un controsenso, viviamo controtempo, andiamo contromano, ci mettiamo controvento, ci prendiamo in contropiede. Ma controcuore non possiamo andare”, che deriva da un titolo di un mio album su Facebook. Poi le persone si sono affezionate al mio modo di vivere, di assecondare il più possibile le passioni. Se vogliamo scavare dentro di noi riusciamo a scoprire cosa ci manca, anche se spesso ci raccontiamo delle bugie per non prendere consapevolezza che la vita che abbiamo portato avanti fino a quel momento non è abbastanza soddisfacente. Dobbiamo assecondare il più possibile i nostri desideri, dobbiamo spezzare i limiti che la vita ci pone davanti, sempre non oltrepassando la libertà degli altri. In questo modo l’andare controcuore non danneggia nessuno.
Il libro ha sfumature poetiche e psicologiche. Riflette la tua passione personale per queste materie?
In realtà scrivo molto istintivamente. Mi fa piacere che attraverso la mia scrittura passi un messaggio, che è quello di rivalutare l’autenticità a scapito della perfezione. Perfetti non lo siamo e chi si aspetta la perfezione da noi dovrebbe capire che nemmeno lui è perfetto. Noi dovremmo il più possibile assomigliare alle persone che vorremmo incontrare. Se il mio modo di pormi nel mondo è gentile, non arrogante e rispettoso, tutelando gli spazi degli altri, non posso sbagliare. Come diceva Toto’ “tratta come ti trattano che non è mai sbagliato”. A volte capita di attrarre dell’odio con la mia scrittura. Io credo che ci sono dei sinonimi che troviamo sul vocabolario ma che non possono essere applicati nella vita di tutti i giorni: semplice non è banale; facile non è semplice. L’amore è semplice ma devono coincidere tanti tasselli affinché avvenga un semplice miracolo, ma non è per niente facile.
n sono diverso da quello che scrivo, a mio parere un conto è essere esecutore di un lavoro, un conto è viverlo in primis sulla propria pelle. Se noi non assomigliamo nella quotidianità a quello che diciamo si può essere semplici esecutori però la tua vera indole prima o poi si rivelerà. E le persone lo capiscono perchè non si può fingere con tutti e sempre. L’uomo emerge sempre fuori per quello che è. A volte quindi quello che premia è vedere che in un lavoro c’è autenticità, un bagaglio personale della propria anima. 




