A tu per tu con… Diego De Silva

Titolo: Terapia di coppia per amanti
Autore: De Silva Diego
Casa Editrice: Einaudi
Genere: Romanzo
Pagine: 274
Prezzo: 18,00

Diego De Silva, ospite di “A tutto volume – Libri in festa a Ragusa”, mi viene incontro guardandosi attorno con curiosità. Ci incontriamo all’interno dei meravigliosi Giardini Iblei, a Ragusa Ibla. Avvicinandomi, già con la mano tesa in segno di saluto e benvenuto, gli chiedo se è colpito dalla bellezza del posto (“Sì, è bellissimo qui. Non ci ero mai stato”). Lo avviso che molte persone lo stanno già aspettando per la sua presentazione e lui sorride. Così ci sottraiamo dal sole e ci sistemiamo all’ombra per parlare un po’ del suo ultimo romanzo Terapia di coppia per amanti.

In narrativa caratterizzare i personaggi li rende più credibili e veri favorendo l’immedesimazione del lettore. Lei, invece, fin dal nome, ha un particolare modo di costruirli, come fossero tipi o maschere della commedia dell’arte. I nomi ci dicono già chi sono e in qualche modo i loro tratti si sincronizzano con i nostri.

È vero. Per me scegliere il nome del personaggio è molto importante, come scegliere il titolo del romanzo. Bisogna stimolare una suggestione, un interesse, una fascinazione, qualunque cosa possa far venir voglia di interloquire con la fantasia dell’autore. Questo diventa divertente anche quando i nomi, come generalmente faccio, non hanno nulla di greve, ma anzi sono nomi buffi che portano con sé addirittura alcuni aspetti ridicoli.

In questo e in altri libri, come ad esempio Mancarsi, lei dedica un punto di vista a sé ai personaggi, limitando al minimo l’intervento del narratore. In questo modo a emergere non è tanto il rapporto con gli altri, bensì quello con se stessi, prima di arrivare agli altri.

In effetti è così. Quello che mi aspetto da un romanzo non è tanto che mi racconti una storia, quanto che mi racconti qualcosa di me, che mi metta davanti alle mie mancanze o alle mie contraddizioni. Alla letteratura noi chiediamo fondamentalmente questo, che ci parli noi. Il resto, in realtà, è un pretesto. Noi ci fermiamo, se ci si pensa bene, davanti a una pagina, negli interstizi della lettura, quando pensiamo: “Oh, oh, questo sono io. Questa cosa l’ho fatta o mi è capitata”. Poi, magari, ci vergogniamo di quel momento d’identificazione. Eppure ci riflettiamo in una parola, a volte anche in un avverbio o in un aggettivo, e riviviamo un momento più interiore della nostra vita e improvvisamente ci chiediamo: “Ma com’è che questo scrittore la sa così lunga su di me? Non in generale, ma proprio sulle mie cose più intime. Ma quando gliele ho dette?”

Nonostante artisti, poeti, scrittori, religiosi e cantanti continuino a definire l’amore come un magnanimo sentimento d’altruismo, è finalmente possibile dire che invece è individualista ed egocentrico?

Be’, lo è, a patto che si parli di coppia. Esistono persone che sono innamorate solo di se stesse. Questa è la vera forma di egoismo, quando uno si ama talmente tanto da pensare che il resto non conti, che gli altri non esistano. Invece, in coppia, l’amore sarà anche individualista ma tende sempre alla costruzione della cellula. Su questo ci sarebbe molto altro da dire. L’amore vero dà dipendenza e uno che dipende da se stesso, tutto sommato, non vive affatto bene.

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