Novità in uscita dal 20 al 27 Aprile

NARRATIVA

La luce dopo il tramonto di Carla Buckley

NORD

image002Tyler è un ragazzo speciale. E non perché è affetto da una rarissima malattia genetica che lo costringe a vivere al buio, quasi sempre nella sua stanza, senza altri contatti con l’esterno che non siano i familiari e Internet. No, Tyler è un ragazzo speciale perché, nonostante tutto ciò, è sicuro che prima o poi troverà il suo posto nel mondo. È lì fuori, da qualche parte, che lo aspetta. Lui deve solo cogliere l’occasione giusta per dimostrare agli altri, in particolare a sua madre, che nella vita se la può cavare anche da solo. Ed è per questo che, quando in un freddo pomeriggio di pioggia, la figlia dei suoi vicini scompare nel nulla, Tyler si mette in testa di risolvere il mistero e, all’insaputa di tutti, la notte inizia a uscire di casa per andare a caccia d’indizi, scoprendo così i piccoli, grandi segreti degli abitanti del quartiere. Ma, a poco a poco, si renderà conto che è proprio la sua famiglia a nascondere i segreti più pericolosi. Dodici anni fa, la vita di Eve Lattimore è cambiata per sempre. Seduta in un asettico studio medico, con in grembo il figlio di due anni e stringendo la mano del marito per farsi forza, ha ascoltato la diagnosi: per Tyler, anche la minima esposizione alla luce del sole porterebbe essere fatale. Da allora, ogni mattina prima che sia l’alba, Eve si assicura che il figlio finisca la colazione in tempo e ritorni in camera sua, dove le finestre sono schermate con pesanti tende nere. Poi chiude la porta a chiave, per riaprila solo dopo il tramonto. Proteggere Tyler dalla luce è la missione di Eve. Una missione che lei non abbandonerà nemmeno quando, in un freddo pomeriggio di pioggia, commetterà una leggerezza imperdonabile e dovrà scegliere tra suo figlio e la verità.  Eletto dalla critica americana come uno dei migliori romanzi dell’anno, La luce dopo il tramonto ci coinvolge in una storia profondamente autentica, animata da due personaggi a loro modo straordinari − Tyler, un outsider che vede il mondo da una prospettiva spiazzante e senza ipocrisie, e Eve, una madre che ha rinunciato a tutto per dedicarsi al figlio −, e che solleva degli interrogativi che prima o poi tutti noi ci troviamo ad affrontare. Fino a che punto è giusto spingersi per proteggere le persone che amiamo? Fino a che punto è giusto che le nostre paure condizionino la vita dei nostri figli?

Quando tutto tornerà ad essere come non è mai stato di Joachim Meyerhoff

Marsilio

Per il piccolo Josse, figlio del direttore di un ospedale psichiatrico per l’infanzia e l’adolescenza, crescere in mezzo a centinaia di malati di mente è del tutto naturale, anzi, la cosa gli piace moltissimo. I «dementini», come affettuosamente e spietatamente ama chiamare i pazienti, sono parte della sua famiglia; la grande area dell’ospedale è la sua casa. Qui Josse è felice di galoppare sulle spalle di un ragazzo gigantesco che se ne va in giro facendo suonare due pesanti campane dorate; qui si addormenta cullato dalle urla tranquillizzanti che ogni sera lo accompagnano nel sonno. Ama l’eccesso, l’isteria festosa, la gioia incontrollata, la normalità per lui ovvia di quel luogo della follia. Questo mondo a sé, che alte mura proteggono dall’esterno, è soprattutto il regno di suo padre, l’uomo grasso dagli occhi gentili e curiosi che lui ammira sopra ogni cosa e che gli ha insegnato a diffidare delle apparenze e a cercare la bellezza dove davvero si fatica a trovarla. Un padre che sembra avere tutto sotto controllo e che troppo spesso finisce col mancare i propri obiettivi. Con infinita tenerezza e molto buon umore, Meyerhoff ricostruisce la storia di un’insolita famiglia – padre, madre, tre fi gli maschi e un cane – che vive in un insolito luogo. Forte della convinzione che «inventare significa ricordare», tra vita vissuta e finzione scava negli abissi della memoria per ripescare gli episodi che hanno disegnato lo stravagante idillio della sua infanzia e la perdita di quell’universo rassicurante. Al centro del suo racconto autobiografi co, di una comicità trascinante e al tempo stesso profondamente malinconico, è proprio la perdita di qualcosa che non tornerà più, il ricordo che si mescola a desiderio e fantasia, la nostalgia che resta.

La seconda Guerra Civile Americana di Andrew Macdonald

Edizioni Bietti

Cover McDonaldAnno 2054, primo centenario della Grande Rivoluzione. Da ormai un secolo, i suprematisti bianchi hanno preso il potere, deportando neri, anglos e latinos in giganteschi campi di concentramento. Hanno infine raso al suolo Israele, dopo aver fatto saltare metà delle centrali nucleari statunitensi come rappresaglia alle misure prese da un ipotetico “governo occulto” che orchestra la Storia mondiale. Questa folle crociata per il dominio planetario ha decimato metà della popolazione mondiale e trasformato interi continenti in deserti. Vangelo del Ku Kux Klan, venduti porta a porta dagli attentatori di Oklahoma City, i diari di Earl Turner sono la testimonianza di un lato oscuro della società a stelle e strisce: per conoscere l’America occorre passare anche da testi come questo.

 

Il giorno perduto. Racconto di un viaggio all’Heysel di Gian Luca Favetto e Anthony Cartwright

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Il-giorno-perduto-coverDomenico Dezzotti detto Mich, studente al Politecnico di Torino. Angelo Peraglie, ex ribelle impiegato alla Olivetti. Carlo detto Charlie, operaio. Mario Morello detto Miranda come la nonna che l’ha cresciuto. Quattro amici di Rueglio, paese delle valli piemontesi, che montano su una Renault 4 per raggiungere in Belgio il loro amico Gianni Koetting, riserva nella Juve, e inseguire un sogno: la Coppa campioni. È il viaggio di una vita, da assaporare a parole prima ancora di averlo vissuto – pallone, donne e boccali di Chimay. E poi via, oltre le Alpi e attraverso la Francia fino a Bruxelles, teatro della grande sfida sul campo da calcio. Oltremanica, sulle sponde del Mersey, vive un loro coetaneo, Christy detto Monk, un ragazzo solitario costretto a fare i conti con la fuga della madre e con la lenta malattia del padre, di cui ha assorbito i ricordi di guerra e del duro lavoro nella provincia inglese. La capitale belga è anche la meta di Christy – che vuole andarci da solo, per dimostrare qualcosa a sé stesso, esorcizzare le proprie paure, in cui si riflettono quelle di un paese strangolato dalla cura Thatcher. Christy prende il traghetto e attraversa il fiume, da Liverpool raggiunge Londra e infine sbarca sul continente. Divisi dalla fede calcistica, i tanti protagonisti di questo romanzo denso e lieve, scritto a quattro mani da Anthony Cartwright e Gian Luca Favetto, si incontreranno tutti, sfiorandosi senza saperlo, nel grande catino della Grand Place di Bruxelles, in un giorno che cambierà per sempre il loro futuro. È il 29 maggio 1985, il giorno in cui sembra non accadere niente, tranne che nel fatiscente stadio Heysel la Juventus batte il Liverpool 1-0, con un rigore di Platini, e conquista finalmente la coppa Campioni. Sul campo rimangono trentanove vittime che trasformano la partita in una tragedia. A trent’anni di distanza, due autori (diversi per età, origini e lingua) provano a interrogare la propria memoria individuale, e quella collettiva, e ridare così un significato a quel «giorno perduto» – per il calcio e per la recente storia europea. E ritrovare il senso dello sport come festa, come gioco che avvicina, accogliendo in un abbraccio chi vi partecipa, atleti e spettatori, senza distinzione.

Quando il rischio è la vita di Carlo Mauri

Corbaccio

Quando il rischio è vita«Penso e scrivo la mia storia, come se scrivessi e pensassi di un altro uomo… o meglio di altri uomini, di tanti quanti in ogni atto, avvenimento, caso o avventura si sono trasfigurati in me: diventando un alpinista delle Alpi, uno sherpa sull’Himalaya, un eschimese in Groenlandia, un discendente degli Incas sulle Ande, un masai sul Kilimangiaro, un uomo primitivo fra gli indiani d’Amazzonia e fra gli aborigeni del deserto australiano. A volte, per adattarmi all’ambiente, ho dimenticato la mia cultura e sono sopravvissuto meglio con il solo istinto: come un animale; ho immaginato di essere un pinguino all’Antartide e anche un delfino, quando navigavo a vela nelle acque tempestose di Capo Horn… «Così non pongo limiti all’esistenza e proseguo, resisto, superando il caso che sembrava incredibile: in questo modo si compie il miracolo di scoprirmi la forza che genera in me la ‘Fede’, che è fiducia, lealtà, impegno e adesione fervida a un ideale. È una forza misteriosa, che hanno certi popoli del deserto o della foresta, e anche i pescatori in mare, e i contadini sulla loro terra e tutti gli uomini nella loro infanzia e che poi lasciano condizionare e atrofizzare insieme con gli altri cinque sensi e con la fantasia.»
Alpinista, viaggiatore, navigatore ed esploratore, Carlo Mauri fu soprattutto un uomo dalla curiosità insaziabile nei confronti del mondo e degli uomini che lo abitano. Quando il rischio è vita, pubblicato nel 1975 e oggi riproposto in una nuova edizione con una prefazione di Andrea Vitali, nuove fotografie e un’appendice sulla sua esperienza in Unione Sovietica, a quarant’anni di distanza nulla ha perso della freschezza e del fascino originari: proprio come tutti i grandi classici.

Into the Wild Truth – la verità su mio fratello di Carine McCandless

Corbaccio

Da oltre vent’anni, da quando cioè il corpo di Chris McCandless fu scoperto nelle terre selvagge d’Alaska, la sua storia ha affascinato milioni di lettori di Nelle terre estreme e il pubblico del film Into the Wild. Tuttavia solo una persona può aver capito davvero le ragioni che si celano dietro alla scelta estrema di Chris di abbandonare la propria famiglia e tutti i propri averi e di abbandonarsi nella natura selvaggia. In questo libro l’amata sorella Carine McCandless finalmente getta una luce personale e profonda, rivelatrice di tanti aspetti da sempre male interpretati. E lo fa raccontando il viaggio di Chris e condividendo con il lettore tante informazioni e dettagli privati, fondamentali per comprendere un personaggio così controverso. La vita di Chris era in realtà molto lontana dalla versione idilliaca che si è voluto far credere: era fatta di violenze domestiche, di manipolazione della realtà, di sotterfugi, di bugie. Non stupisce che Chris volesse allontanarsi: Carine lo sa, perché anche lei ha vissuto quella situazione. Lei sa bene cosa cercasse suo fratello. Into the wild truth è un libro coraggioso, lucido, sensibile, la descrizione di una famiglia devastata e devastante, la storia di un ragazzo che si conferma una persona straordinaria

Qualcosa che somiglia al vero amore di Cristina Petit

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Clémentine vive a Parigi, al numero 14 di Rue le Monde, in uno splendido appartamento che si affaccia sui tetti della città. Ė una ragazza allegra e spensierata, e fa un lavoro che ama moltissimo: legge libri ai bambini in difficoltà, cercando di aiutarli a superare le loro paure con la terapia delle parole. Albert è un giovane scrittore che, dopo aver visto Clémentine per strada, ne è rimasto folgorato al punto da scrivere un romanzo scegliendola come protagonista. Una volta pubblicato, Favola d’amore a Parigi conquista il pubblico francese, che si innamora di quel libro scritto con il cuore. Anche Clémentine lo legge, e ha uno strano presentimento. C’è qualcosa di speciale in quel libro, qualcosa che le appartiene. Nel frattempo Thomas, ex inquilino dell’appartamento di Clémentine, le telefona chiedendo di un libro che ha dimenticato lì prima di cambiare casa. Quella copia di Hansel & Gretel è l’unico ricordo che aveva del nonno, sopravvissuto all’eccidio nazista del Velodromo di Parigi. Clémentine non crede alle sue orecchie: si tratta del libro più importante della sua infanzia, lo stesso che sua nonna leggeva sempre a lei e al suo fratellino, Tobias… Ma c’è ancora qualcosa che la lega a Thomas, questo ragazzo che neppure conosce, se non per telefono. D’altra parte, nei romanzi come nella vita reale, il più grande dono dei libri è quello di unire le persone…

Il romanzo di Kurt Cobain di Marcel Feige

Edizioni Sonda

Insieme alla sua band, i Nirvana, Kurt Cobain è stato uno dei musicisti più influenti degli ultimi decenni. Artista geniale e inquieto, sognatore in preda ai suoi stessi incubi, ci ha lasciati alla fatidica età di 27 anni – la stessa a cui sono morti Jim Morrison, Janis Joplin, Amy Winehouse. Chi era davvero? E cosa ha lasciato ai milioni di fan in tutto il mondo che continuano ad ascoltare le sue canzoni, ad andare in pellegrinaggio nei posti in cui ha vissuto, a trarre ispirazione dai suoi testi? Marcel Feige ti fa entrare, senza voyeurismo né luoghi comuni, nella vita di un musicista outsider e ribelle e nella sua ricerca interiore durata 27 anni, scandita da quei brani che hanno cambiato per sempre la storia della musica rock.

Il primo Eroe di Martì Gironell

Longanesi

copYnatsé è un giovane uomo del Clan dei Cavalli, una tribù che vive sulle rive di un lago a poca distanza dalle caverne dove un tempo viveva tutta la comunità e che ora sono utilizzate come magazzini, luoghi di sepoltura e per i disegni di Baasi, suo grande amico che svolge la funzione di stregone. Quando il clan viene colpito da una terribile epidemia, Baasi affida a Ynatsé il compito di recarsi al Cerchio di Pietre per trovare un rimedio al male in quel luogo magico dove gli spiriti incontrano gli uomini. Sarà un viaggio epico per Ynatsé, che deve lasciare la sua donna e il loro figlioletto per compiere un difficile cammino.

 

 

Non più Briciole di Alessandra Arachi

Longanesi

Nel 1994, Alessandra Arachi pubblicò Briciole, una storia che portò all’attenzione del grande pubblico il dramma dell’anoressia e che diventò il romanzo culto di una generazione, oltre che un successo editoriale che dura da più di vent’anni. L’autrice, diventata un’affermata giornalista del Corriere della Sera, ha deciso di tornare a raccontare il problema dell’anoressia, per abbattere lo stereotipo che da anni circonda questa malattia, ostacolandone la guarigione: la colpa della mamma. Alessandra Arachi, in Non più briciole, decide quindi di narrare la sofferenza dal punto di vista di una madre che ogni giorno è costretta a lottare con la terribile malattia che consuma il fisico e la mente della figlia: una madre coraggio che si oppone con tutte le forze all’accusa atroce di essere, proprio in quanto madre, la causa della malattia. Una donna che per poter salvare la figlia deve prima riuscire a capire il perché di una vita fatta soltanto di “briciole”.

Uomini e insetti di Alberto Milazzo

Mondadori

Uomini e insettiAndrea è un artista singolare, nelle sue opere reinterpreta i classici dell’arte – come il San Sebastiano di Mattia Preti – attraverso un raffinatissimo montaggio di fotografie d’insetti: ne possiede a migliaia, coleotteri, lepidotteri, esapodi di ogni specie, conservati in speciali teche o ritratti in uno sterminato archivio iconografico. Ma il perfetto ordine con cui cataloga e impiega i suoi insetti come fossero coloratissimi tocchi di pennello, non basta; Andrea è inseguito da un bisogno di fine, che non lo abbandona soprattutto dopo che Mike, il suo ultimo amore, è scomparso improvvisamente. Andrea non sa più se avrà forza per amare ancora, vorrebbe cancellare la propria memoria sentimentale, è stanco. E si dà un anno di tempo: sfida la vita a mostrargli qualcosa per cui valga la pena restare al mondo. Con una lucida disperazione mascherata da cinismo, Andrea si immerge nel frenetico universo gay di Milano. Tra palestre, cruising bar e chat, affastella corpi su corpi. Tutti gli amanti di Andrea – che pare collezionare specie rare di uomini come colleziona insetti – soddisfano un bisogno estetico, ma non riempiono il suo vuoto, non riescono a radicarlo a qualcosa. Nemmeno gli affetti più cari sono in grado di distrarlo: il Balena, che fa del sesso una forma d’arte, e Becca che ci rinuncia deliberatamente, incapace di sostituire l’immagine della compagna Lele che, dopo quindici anni, l’ha lasciata per un’altra. Anche suo padre Armando è una figura distante: il lavoro di ambasciatore l’ha sempre portato lontano, i rapporti tra di loro rasentano la formalità. Ma il giorno del suo compleanno, proprio da Armando, Andrea riceve in dono il diario di sua madre Jules, scomparsa quando lui aveva appena sedici anni durante una vacanza insieme a Maiorca. Con la voce di Jules inizia a ricomporsi un dialogo struggente e più che mai necessario, e capace di riportare alla luce segreti sepolti…

Il samba di Scarlatti di Alberto Riva

Mondadori

Il samba di ScarlattiFranco Scarlatti, ex poliziotto mezzo milanese e mezzo napoletano, vive da molti anni a Rio dove guida, con successo, un’agenzia immobiliare affacciata sulla spiaggia di Copacabana. Amante della buona cucina e della musica, in rapporti non facili con la ex moglie Carol, Scarlatti vede la sua routine messa in crisi quando, all’alba di un bollente sabato grasso, viene ritrovato un cadavere vestito da Mandrake: è il famoso giornalista Gigi Fossati… In breve l’inchiesta della polizia giunge fino a lui, e così Scarlatti decide di intraprendere un’indagine parallela. Non ci mette molto a scoprire che le cose sono diverse da come sembrano, a cominciare dalla comunità di italiani transfughi che si muovono tra l’abbagliante luce tropicale del presente e le ombre del passato. Chi ha potuto volere la morte di Gigi Fossati? Ma non solo: le domande cominciano a farsi pressanti, e inaspettate, anche nel cerchio più intimo della sua vita, che inizia a correre al ritmo di questo noir che è una commedia, una storia d’amore, e insieme un inno appassionato a Rio de Janeiro, “una città facile da amare”. Struggente, ironica, lontana dalle cartoline, la Copacabana di Riva, come la Belleville di Daniel Pennac, è pronta a entrare nel cuore dei lettori, popolata dai personaggi indimenticabili che animano le pagine di questo “samba”. Il primo è Franco Scarlatti, un po’ eroe un po’ truffatore, che dietro all’apparenza cinica, le battute taglienti e l’amore per il guadagno nasconde un cervello velocissimo e un animo quanto mai nobile.

Ritratto di madre, in cornice americana di Miklós Vajda

Voland

Schermata 2015-04-17 alle 17.27.33La cronaca del rapporto fuori dagli schemi tra un figlio – l’autore – e sua madre. Uno straordinario ritratto di donna, ma anche una lezione sulla storia ungherese prima, durante e dopo la Seconda guerra mondiale. Appartenente ad una delle più note e influenti famiglie della Transilvania magiara, la madre sposa giovanissima un avvocato di successo. Perseguitata durante la guerra per le radici ebraiche del marito e negli anni del regime dittatoriale di Rákosi per le sue origini aristocratiche, nel Capodanno del 1956 la donna decide di abbandonare l’Ungheria e trasferirsi in America, ma il figlio ormai venticinquenne non se la sente di lasciare il proprio paese e seguirla…

 

GIALLI

La verità del giudice meschino di Mimmo Gangemi

Garzanti

La pioggia battente scende rumorosa, mentre il cadavere di un uomo giace con la testa all’ingiù in una fossa sul litorale calabrese. È Marco Morello, figlio di un noto capobastone della zona. Tutti sono convinti che sia un delitto di mafia, una resa di conti. Tutti tranne Alberto Lenzi. Il «giudice meschino» preferirebbe continuare a tormentare il nuovo tirocinante e a flirtare con le colleghe, ma il caso gli è stato affidato e la pista mafiosa non lo convince. Lui sa chi può dirgli come stanno le cose, anche se questo significa uscire dalle indagini ufficiali: don Mico Rota, ex capobastone a mezzo tra onorata società e ‘ndrangheta e suo miglior nemico. L’uomo si mostra ugualmente scettico. Quando un altro cadavere viene trovato, le indagini subiscono una brusca accelerazione. Si tratta di un poliziotto che tutti credevano corrotto e colluso con la ’ndrangheta. I giochi sembrano fatti, tanto più che gli omicidi paiono legati a un rituale simbolico delle cosche malavitose. Eppure a Lenzi qualcosa non quadra ancora. Brancolare nel buio per seguire una propria intuizione non è mai una bella sensazione per un magistrato, ma il fato a volte arriva ad aiutare i più audaci. Una telefonata anonima getta una luce nuova sul caso. Una svolta inquietante, sordida, losca. Una svolta che pare quasi impossibile. Ora quello che manca è solo il movente, il «sangue» che don Mico dice a Lenzi di cercare. E quando finalmente la soluzione dell’intreccio viene trovata, quello che lascia in bocca al «giudice meschino» è un amaro molto più pungente di quanto avrebbe mai immaginato. Dopo il successo del Patto del giudice, Mimmo Gangemi torna nella sua Calabria e al suo personaggio tanto amato, Alberto Lenzi. Il «giudice meschino» ha conquistato anche il pubblico televisivo nella nota fiction interpretata da Luca Zingaretti. La verità del giudice meschino è un nuovo caso in cui la corruzione incontra la sete di verità e la giustizia si mostra in tutti i suoi possibili risvolti.

Finchè sarò tua figlia di Elizabeth Little

Garzanti

abvIl cielo è immenso sopra di lei ed è così blu da fare male. Janie stringe gli occhi per non rimanere accecata. Non è più abituata a tutta quella luce. Janie ha ventotto anni, ma gli ultimi dieci li ha trascorsi in prigione, in cella di isolamento. Proprio lei, bella ragazza ricca di Beverly Hills, viziata reginetta del liceo. Accusata di aver ucciso sua madre Marion, una donna esigente con cui non aveva un bel rapporto. Perché Janie era un’adolescente ribelle e contestatrice e sua madre non faceva nulla per nascondere la delusione di non avere la figlia perfetta.

Tutte le prove erano contro di lei. Dopo l’ennesima notte di baldoria, era stata trovata priva di sensi accanto al cadavere della madre. Le mani sporche del suo sangue e le sue impronte dappertutto. Incapace di raccontare cosa fosse successo.

Ma Janie ha sempre saputo di essere innocente. Ricorda poco della notte dell’omicidio, lo shock le ha confuso la mente, ma sa di aver sentito sua madre avere un alterco con uno sconosciuto e rammenta un nome, Adelina. E adesso che il suo avvocato è riuscito a farla uscire di prigione, Janie non ha dubbi. Deve scoprire cosa è successo, deve dimostrare, soprattutto a sé stessa, di non essere colpevole. Deve diventare la figlia che Marion ha sempre sognato. Adelina è una città dell’Illinois. È lì che Janie deve andare se vuole capire la verità. Una città piccola e sperduta in mezzo alla campagna. Una comunità chiusa che guarda con sospetto e ostilità la nuova arrivata. E che nasconde tutte le risposte che Janie cerca. Non solo sulla morte di Marion, ma anche sulla sua vita e sulla sua vera identità. Mai come adesso Janie sente di conoscere la donna che per prima l’ha tenuta tra le braccia…

Nessuno escluso di M.J. Arlidge

Corbaccio

Nessuno esclusoNotte, periferia di Southampton, una zona malfamata, frequentata solo dai reietti della società. Un uomo giace tra i rifiuti in una casa abbandonata, barbaramente ucciso. L’assassino gli ha strappato il cuore, che viene poi consegnato, in un macabro pacchetto, alla moglie e ai figli sconvolti. La vittima è un irreprensibile padre di famiglia: come e perché è finito in un posto del genere? Il caso è di quelli che fanno gola alla stampa e fanno tremare le autorità: tutto fa pensare che si tratti di un serial killer e la conferma arriva puntuale con il ritrovamento di un altro cadavere orribilmente mutilato. I media parlano di uno Jack lo Squartatore al contrario: un assassino che dà la caccia a uomini stimati e apparentemente irreprensibili con una doppia vita, una sorta di angelo vendicatore senza pietà. Per Helen Grace, ispettore della polizia di Southampton è l’inizio di un incubo. A lei sono affidate le indagini, e nella sua corsa contro il tempo dovrà guardarsi non solo dalle trappole mortali di una mente perversa, ma anche da giornalisti senza scrupoli, da un capo che non vede l’ora di farla fuori e, soprattutto, dai fantasmi del passato, dal suo vissuto personale che emerge con prepotenza e che, come può accadere ad ognuno di noi, rischia di essere il suo peggiore nemico…

VARIE / SAGGISTICA

Abolire il carcere di Luigi Manconi, Stefano Anastasia, Valentina Calderone, Federica Resta

Chiarelettere

Abolire il carcere_ManconiNon è una provocazione. Nel 1978 il parlamento italiano votò la legge per l’abolizione dei manicomi dopo anni di denunce della loro disumanità. Ora dobbiamo abolire le carceri, che, come dimostra questo libro, servono solo a riprodurre crimini e criminali e tradiscono i principi fondamentali della nostra Costituzione. Tutti i paesi europei più avanzati stanno drasticamente riducendo l’area del carcere (solo il 24 per cento dei condannati va in carcere in Francia e in Inghilterra, in Italia l’82 per cento). Nel nostro paese chi ruba in un supermercato si trova detenuto accanto a chi ha commesso crimini efferati. Il carcere è per tutti, in teoria. Ma non serve a nessuno, in pratica. I numeri parlano chiaro: la percentuale di recidiva è altissima. E dunque? La verità è che la stragrande maggioranza dei cittadini italiani non ha idea di che cosa sia una prigione. Per questo la invoca, ma per gli altri. La detenzione in strutture in genere fatiscenti e sovraffollate deve essere quindi abolita e sostituita da misure alternative più adeguate, efficaci ed economiche, capaci di soddisfare tanto la domanda di giustizia dei cittadini nei confronti degli autori di reati più gravi (solo una piccola quota dei detenuti) quanto il diritto del condannato al pieno reinserimento sociale al termine della pena, oggi sistematicamente disatteso. Il libro indica Dieci proposte, già oggi attuabili, per provare a diventare un paese civile e lasciarci alle spalle decenni di illegalità, violenze e morti.

Pazzesco! di Luca Mastrantonio

Marsilio

L’italiano del nuovo millennio è una lingua pazzesca, perché chi la parla spesso è incapace di intendere quel che vuole dire. Trabocca di termini stranieri o falsamente familiari, usati a sproposito o usciti di senno, che significano tutto e il loro contrario, come l’aggettivo pazzesco: indica qualcosa di pazzo, straordinario o anormale, ma è così diffuso da essere diventato un’esclamazione universale che esprime indistintamente stupore, meraviglia, ammirazione, terrore. La colpa? È di Fantozzi e di Grillo, di un’aranciata amara e, ovviamente, nostra. Ma il dilagare di pazzesco è solo il sintomo più evidente dell’impazzimento generale di una lingua esasperata, esagerata ed esagitata, nei toni e nelle proporzioni, nel lessico e nella sintassi, per la continua e incrociata sovraesposizione mediatica alla ricerca di visibilità e condivisione, al bar come sui social network. In questo libro Luca Mastrantonio denuncia, nella prima parte, le mutazioni dell’italiano di oggi: il digitaliano, il new inglesorum, la neo-lingua di regime, il sinistrese di destra, l’antipolitichese, il politicamente ipercorretto, la porno-emotività, l’apatia critica, il battutismo cinico… Segue un dizionario che mette a nudo alcune parole pazzesche per demistificarne l’orrore e per favorire la comunicazione tra tribù italiane distanti: padri e fi gli, nativi digitali e tardivi analogici, chi usa emoticon, acronimi e faccine, e chi invece traduce Facebook in Faccialibro e campa di apericena; e, ancora, tra milf e bimbiminkia, zombi e neo-cafoni, troll e vegani, hipster e toy boy… Parole d’ordine del nuovo conformismo per cui siamo tutti geniali e smart, facciamo overdose di selfie e mettiamo l’hashtag ovunque, mimiamo le #virgolette per prendere le distanze da noi stessi e controlliamo i like su Facebook per sentirci socialmente vivi. Invochiamo la meritocrazia solo per noi e la rottamazione sempre per gli altri, whatsappiamo come matti e facciamo sexting senza precauzioni. Certo, abbiamo bisogno di love, ma se non stiamo attenti un fragoroso LOL ci seppellirà. Meglio imparare a conoscere queste parole, per evitarle o evitare di abusarne. Prima che siano loro ad abusare di noi.

Questa vita di Vito Mancuso

Garzanti

La vita è un immenso oceano che ci con­tiene e ci scuote con il continuo movimen­to delle sue onde, sempre inafferrabile, impossibile da fissare. Ma da dove viene, e quale logica la muove? Vito Mancuso risa­le alle origini della nascita e dell’evoluzio­ne di questa vita sulla Terra, proponendo una visione della natura che non procede solo per mutazioni casuali e per egoisti­che selezioni competitive, ma è soprattut­to il frutto di una continua armoniosa ag­gregazione il cui senso intrinseco è il bene. Da questa visione «drammaticamente ot­timista» in cui la nostra esistenza può sus­sistere solo in relazione con quella degli altri viventi, Mancuso recupera magistral­mente la possibilità di una rinnovata ana­logia tra uomo e mondo. Ne nasce un’eti­ca della nutrizione e dell’ecologia capace di purificare il nostro corpo, meglio pro­teggere e custodire il pianeta, offrirci cri­teri per un consapevole esercizio della li­bertà. In questa prospettiva il valore di un essere umano non dipende da ciò che ha o che sa, ma da quanto riesce a mettersi al servizio di qualcosa di più grande di sé: dalla sua capacità di aprirsi all’altro, di ab­bracciare, di amare. È la nuova visione del mondo di cui questa vita ha urgente biso­gno per tornare a fiorire.

Governatori – Così le Regioni hanno devastato l’Italia di Goffredo Buccini

Marsilio

6098711Tra scandali e indagini, il primo decennio del Duemila è stato disastroso per le Regioni. Il secondo, se possibile, è cominciato anche peggio. Molti presidenti di Regione eletti nel 2010 hanno dovuto lasciare l’incarico, pressati dalla magistratura o dall’opinione pubblica. Trecento consiglieri regionali sono finiti sotto inchiesta. La qualifica di «governatore», neppure prevista dalla legge, finisce per simboleggiare, dunque, una stagione di grandi attese sfociata in un tracollo economico e morale. In questo libro Goffredo Buccini incontra i presidenti-governatori che – per ragioni spesso molto diverse – sono stati maggiormente sotto i riflettori negli ultimi anni e hanno guidato le più grandi Regioni italiane: da Roberto Formigoni a Nichi Vendola, da Roberto Cota a Rosario Crocetta… Dieci nomi famosi della nostra storia recente e le loro parole, i loro racconti accomunati da un senso di fallimento collettivo. Buccini descrive così il più grande «imbroglio politico» della Repubblica, tra malaffare e sprechi: quel federalismo regionale i cui effetti pesano come macigni sugli ospedali, lo smaltimento dei rifiuti, i servizi per i cittadini, ormai sempre più diseguali in un’Italia che la riforma del 2001 ha reso sempre meno unita, vanificando il diritto alla salute sancito dalla Costituzione. Con uno stile che mescola la sapiente arte dell’intervista e l’istinto da narratore dell’inviato speciale di lungo corso, Buccini ha chiesto a ciascun «governatore» una lettura di questa crisi politica e istituzionale, che per alcuni si è trasformata anche in una crisi personale, talvolta esistenziale. Se per il costituzionalista Mortati l’autonomia finanziaria era la «pietra angolare» del sistema regionale, le storie che leggerete in questo libro mostrano come quella pietra angolare si sia trasformata in una pietra al collo dell’Italia. Una lettura fondamentale per rispondere a domande sempre più pressanti: possono ancora esistere le Regioni? La sconfitta dei «governatori» non è forse anche nostra? Troveremo, insieme, la forza di cambiare?

L’anima del Führer – Il vescovo Hudal e la fuga dei nazisti in Sud America di Davide Fertilio

Marsilio

fertilioANIMAcoverLe ragioni della chiesa cattolica e quelle del nazionalsocialismo si incontrarono a Roma, durante gli anni Trenta e Quaranta, nella persona di un vescovo austriaco: Alois Hudal. Fu lui, con la collaborazione del Vaticano, a organizzare le fughe in Sud America di numerosi gerarchi nazisti, compresi i più efferati criminali di guerra, ma anche di semplici combattenti tedeschi ricercati dagli Alleati. Attorno a questo singolare personaggio, anche a causa della sua delicata posizione, la storiografi a ufficiale ha steso finora un velo d’ombra: ma le ragioni del suo agire emergono dagli scritti, ormai quasi introvabili. Perché monsignor Hudal coltivava un progetto insieme visionario, utopistico e folle: cristianizzare il nazionalsocialismo, utilizzarlo come una barriera di fronte all’ateismo sovietico e salvare addirittura l’anima di Hitler. Il progetto politico fallì, ma i più grandi criminali nazisti, grazie a lui e ai suoi collegamenti col Vaticano e la Croce Rossa, riuscirono effettivamente a lasciare l’Europa. La sua storia si intreccia a un certo punto con quella della città prussiana di Königsberg, appena conquistata dai sovietici, quando un soldato russo d’origine tedesca viene incaricato di indagare a Roma sull’operato del vescovo. Per farlo deve fingersi un nazista in fuga, bisognoso d’aiuto. L’incontro avviene, e produce un effetto: in Hudal insinua il dubbio che la pietà cristiana alla fi ne non possa ignorare le ragioni della giustizia; nella spia sovietica che torti e ragioni dei vincitori e dei vinti siano, alla prova dei fatti, labili e mendaci. Sullo sfondo, i dolori paralleli di Roma e Königsberg e gli interrogativi principali sul senso della misericordia, sui pericoli dell’autoinganno, sulle ragioni dell’amore e della verità.

L’intestino felice di Giulia Enders

Marsilio

endersINTESTINOcoverL’intestino è un organo pieno di sensibilità, responsabilità e volontà di rendersi utile. Se lo trattiamo bene, lui ci ringrazia. E ci fa del bene: l’intestino allena due terzi del nostro sistema immunitario. Dal cibo ricava energia per consentire al nostro corpo di vivere. E possiede il sistema nervoso più esteso dopo quello del cervello. Le allergie, così come il peso e persino il mondo emotivo di ognuno di noi, sono intimamente collegati alla pancia. In questo libro, la giovane scienziata Giulia Enders ci spiega con un linguaggio accessibile, spiritoso e piacevole, unito ai disegni esplicativi della sorella Jill, quel che ha da offrirci la ricerca medica e come ci può aiutare a migliorare la nostra vita quotidiana. L’intestino felice è un viaggio istruttivo e divertente attraverso il sistema digestivo. Scopriremo perché ingrassiamo, perché ci vengono le allergie e perché siamo tutti sempre più colpiti da intolleranze alimentari.

Io mi voglio bene di Marco Bianchi

Mondadori

Io mi voglio beneMangiare «buono e sano» non solo è possibile, è anche semplice, afferma Marco Bianchi: basta conoscere gli alimenti.Io mi voglio bene nasce dal desiderio di condividere questo sapere, perché se «siamo quello che mangiamo» (e lo siamo) è davvero fondamentale approfondire il discorso. Marco lo fa in due modi. Innanzitutto, da scienziato: racconta tutto ciò che avremmo voluto sapere sui cibi e non ci hanno detto, dai benefici che apportano al nostro organismo alle malattie che ci aiutano a prevenire, dai nutrienti che contengono alla loro interazione con il nostro genoma. In secondo luogo, da chef: per questa occasione ha aperto il suo ricettario e ha estratto i piatti che più rappresentano la sua idea di cucina del benessere. Tra ricette completamente nuove, rinnovate, ripensate e grandi classici, ha riunito in questo libro più di 300 idee per portare in tavola la salute in tutte le forme immaginabili. Per mettere un po’ d’ordine in questa massa enorme di conoscenze e spunti, Marco ha suddiviso Io mi voglio bene in dieci capitoli, ciascuno dedicato a un alimento: scopriremo le mille virtù di semi e frutta secca e i superpoteri dei cereali integrali (con e senza glutine); impareremo a scegliere le proteine più salutari, zigzagando tra il pesce azzurro e il formaggio (e non); smaschereremo gli insospettabili legumi, che siamo abituati a considerare «cibo povero» e non lo sono affatto, e ci stupiremo nel trovare un numero pressoché infinito di alleati di ogni colore tra le fila di frutta e verdure. Capiremo infine come rendere voluttuoso il benessere a tavola, perché con cioccolato e liquirizia alla mano si possono realizzare piatti strepitosi e convincere anche i più reticenti a seguirci in questa avventura. Volersi bene in cucina, in fin dei conti, altro non è se non questo, un’avventura. Si tratta di avere voglia di provare, per ricevere in cambio la consapevolezza che i piatti della salute sono gustosi, divertenti da preparare, adatti a tutta la famiglia e, per di più, ci aiutano a stare bene. Questo libro è una chiamata ai fornelli: pronti a mettervi in gioco e a scoprire quanto saporita e prelibata può essere la salute?

Amico mio, sono felice di Vincenzo D’Aucelli

Mondadori

Amico mio, sono felice«Papà farà tutto ciò che è possibile, e anche di più, per farti stare meglio. È una promessa.» Così aveva detto Vincenzo D’Aucelli a suo figlio Giulio quando aveva solo tre anni e gli specialisti avevano appena emesso una diagnosi difficile da accettare: autismo ad alto funzionamento. Combattere contro il suo disturbo e garantirgli una vita ricca e attiva è diventata da allora la missione della famiglia D’Aucelli, in particolare di suo padre Vincenzo, che da undici anni lo affianca, come un coach esigente, nello studio e nel tempo libero. Al punto che si è laureato in scienze della formazione per poter seguire Giulio in un momento cruciale della sua vita: l’ingresso nella scuola superiore. Infatti, dal 2013, per la prima volta in Italia, un padre è ammesso a presenziare alle lezioni ed è il compagno di banco ufficiale del figlio, un’ombra discreta che lo stimola a dare il meglio di sé. Il risultato è straordinario: Giulio vive con piacere lo studio in aula e a casa, e i suoi voti sono buoni. Oggi frequenta il secondo anno dell’istituto tecnico commerciale, ed è un adolescente allegro e affettuoso, furbo e testardo. Suona il piano, va a cavallo, adora nuotare e andare al cinema. Ama stare in compagnia degli amici e con le ragazze è gentile e simpatico. Insomma, è simile ai suoi coetanei, ma è anche diverso da tutti loro: «Se fosse un’automobile, sarebbe un modello non costruito in serie, ma unico, originale e uguale solo a se stesso, con prestazioni eccezionali in alcuni ambiti e qualche difetto» dice orgoglioso Vincenzo. Forte di questa convinzione e con infinita pazienza e tenacia, ha creato un suo metodo che non si ispira ai manuali, ma è fondato sull’esperienza concreta di un padre che vuole offrire al figlio autistico una vita uguale agli altri; che crede nella forza dell’amore per trasmettere fiducia e sicurezza nei momenti più difficili; che non ha mai smesso di pensare che Giulio può e deve farcela: «La vita non è il traguardo finale da raggiungere, ma è costituita dal percorso che si fa, dalle tante stazioni in cui fermarsi, prima di ripartire. Non ha importanza se gli altri prenderanno un Frecciarossa, noi ce la faremo anche con un regionale». Nelle quindici ore quotidiane che trascorre a fianco di Giulio, lo spinge sempre a scoprire la realtà nelle sue tante sfaccettature, dal cinema alle feste con i compagni di classe, dal monopattino, quando era più piccolo, alle montagne russe. È una presenza discreta, che protegge e interviene solo in caso di necessità. Un sacrificio? No, una scelta d’amore. Non scevra di difficoltà, compensate tuttavia dalle soddisfazioni. Come la gioia quando Giulio gli dice: «Amico mio, sono felice». E come il piacere di leggere nel suo sguardo l’ingenuo stupore di fronte alla bellezza del mondo, a volte preclusa a questi ragazzi, se parcheggiati in centri diurni e affidati a educatori forse non sempre all’altezza del loro compito. Il messaggio di Vincenzo è chiaro: l’autismo si può combattere, a piccoli passi e con costanza, infondendo coraggio e fiducia a chi ne soffre. Papà Vincenzo la sua lontana promessa l’ha mantenuta in pieno.

Andare insieme, andare lontano di Enrico Letta

Mondadori

«Andare insieme, andare lontanoSe vuoi correre veloce vai da solo, se vuoi andare lontano devi farlo insieme» recita un adagio africano. È a partire da questa suggestione essenziale, eppure così adatta a descrivere l’orizzonte che l’Italia e l’Europa hanno dinanzi a sé, che Enrico Letta torna a raccontarsi dopo oltre un anno di silenzio. Non una memoria dei suoi dieci mesi da presidente del Consiglio, né un espediente per cercare immediate rivincite personali. Ma una riflessione proiettata al futuro, che, anche passando attraverso quell’esperienza, si sofferma su un’idea di comunità molto distante, per contenuti e stile, dall’attuale conformismo. E assai diversa da un modello di politica come quello di House of Cards, fatto di intrighi e spregio della parola, che dal pensiero di Machiavelli sembra mutuare solo l’inno al «fine che giustifica i mezzi» e non i consigli alla ragionevolezza e alla temperanza nell’azione di governo. Per Letta non esiste un solo momento positivo della nostra storia unitaria che non sia stato figlio di un progetto condiviso. E oggi più che mai l’Italia, per sfruttare al meglio le condizioni esterne positive createsi nel 2015, grazie in particolare all’azione svolta dalla Banca centrale europea di Mario Draghi, deve coinvolgere le migliori energie di cui dispone in un grande sforzo collettivo. Per favorire una ripresa attesa ormai da troppo tempo e, soprattutto, per alleviare le ferite ancora aperte della crisi e aggredire il più grave dei mali della società italiana: la mancanza di lavoro, specie per i giovani. Nessuno può riuscire ad affrontare impegni di questa portata da solo, con la logica dell’esclusione, con la ricerca strumentale del nemico, con la delega in bianco. Quel che invece il Paese deve concedersi è la chance di dimostrare al mondo di essere «nazione» e «comunità», la capacità di unire virtù democratica e consenso, il coraggio di dire no alle scorciatoie. Il mondo non è mai stato così interconnesso. Molte sono le incognite e le ragioni di apprensione. Ma altrettante sono le opportunità di arricchimento reciproco e partecipazione. Per coglierle c’è bisogno di tutto il «pensiero pesante» di cui siamo capaci. Perché il sogno dell’Europa unita può realizzarsi solo recuperando l’afflato ideale di quanti, per primi, ne colsero la straordinaria valenza per le generazioni successive. E perché la democrazia italiana può rigenerarsi solo se accetta la sfida della politica competente. Una politica che approfondisce e cerca di capire, ma poi decide assumendosi le proprie responsabilità. Una politica, soprattutto, intesa come tensione etica e dedizione alla cosa pubblica, che vuole incidere sulla realtà, senza mai smarrire, però, la consapevolezza più importante: la differenza che passa tra governare e comandare.

Storia degli ebrei italiani VOL III di Riccardo Calimani

Mondadori

Storia degli ebrei italiani  VOL. IIINel terzo e conclusivo volume della sua Storia degli ebrei italiani, Riccardo Calimani ripercorre due secoli, il XIX e il XX, cruciali per il destino della comunità ebraica del nostro Paese, disegnando un complesso itinerario in cui si susseguono e si intrecciano la chiusura dei ghetti, la progressiva estensione dei diritti civili, un lento ma costante processo di integrazione e, quasi in parallelo, l’insorgere di un nuovo antisemitismo di stampo razzista, che culminerà nella tragedia delle cosiddette «leggi razziali» e della Shoah. All’inizio dell’Ottocento, in un’Italia ancora in bilico tra Rivoluzione e Restaurazione e ampiamente frammentata, si manifestano i primi, timidi segnali di emancipazione delle minoranze ebraiche. Poi, dopo l’unità, il posto degli ebrei nella società muta radicalmente, perché essi iniziano a partecipare con grande passione alla costruzione di un Paese cui sentono di appartenere a pieno titolo, dopo il tributo di sangue versato sui campi di battaglia del Risorgimento e della Grande Guerra. Nel contempo la Chiesa di Pio IX, che addebita l’oltraggio di Porta Pia a un complotto di forze anticattoliche, ridà fiato alla propaganda antigiudaica e rilancia contro gli ebrei le infamanti accuse di deicidio e di omicidio rituale, fornendo nuovi alibi e argomenti all’antisemitismo moderno. Ma la pagina nera – vergognosa e incancellabile – della storia degli ebrei italiani sono le cosiddette «leggi razziali» promulgate dal regime fascista nel 1938 sulla base di risibili teorie pseudoscientifiche, che sancirono di fatto la totale esclusione degli ebrei dal corpo della società e dalla vita civile. Accolte da principio con indifferenza, e senza che il papa pronunciasse un’esplicita parola di condanna, quando dopo l’8 settembre 1943 tali leggi significarono persecuzione, deportazione e morte nei campi di sterminio, molti italiani e una parte rilevante del clero si riscattarono creando, a rischio della propria vita, una vasta rete di solidarietà che aiutò e protesse i perseguitati. Della propria complicità nella Shoah, il nostro Paese avrebbe preso coscienza con decenni di colpevole ritardo – e grazie soprattutto allo straordinario contributo dato da tanti intellettuali ebrei, a cominciare da Primo Levi, alla riflessione sul valore della memoria – confermando una volta di più che la storia degli ebrei italiani è una storia esemplare di lotta per la sopravvivenza civile e culturale e per la difesa della dignità umana.

La lettera a Hitler di Gabriele Nissim

Mondadori

La lettera a HitlerUn giorno nel 1965 Johanna, una studentessa universitaria tedesca in cerca di un’occupazione a Roma, legge sul «Messaggero» un’inserzione: «Poeta tedesco ricerca segretaria tedesca». Poco dopo essere stata assunta, il sedicente poeta le detta una lunga lettera in difesa degli ebrei che sostiene di aver scritto e spedito a Hitler nel 1933, e le chiede di inviarla a centinaia di indirizzi tedeschi, fra cui quelli di alcuni giornali. Johanna è convinta di avere di fronte un millantatore, ma dovrà ricredersi quando, tornata in Germania, si metterà a indagare sul suo datore di lavoro, ripercorrendo così passo passo la vita di Armin T. Wegner, scrittore e strenuo difensore dei diritti umani, riconosciuto dagli armeni come «giusto» per essere stato uno dei primi a denunciare il dramma del loro popolo: il genocidio del 1915-16. Quello stesso riconoscimento Armin lo aveva ricevuto nel 1967 anche in Israele, con un albero nel giardino dei giusti di Yad Vashem, proprio per la lettera al Führer e la denuncia delle leggi antisemite. Gabriele Nissim ne ha ricostruito la straordinaria vita, anche sulla base delle tante lettere custodite negli archivi di famiglia. Dopo aver servito nell’esercito tedesco, alleato dei Giovani Turchi, come ufficiale medico durante la Prima guerra mondiale – e aver assistito come testimone diretto al genocidio degli armeni (sono sue le uniche fotografie esistenti dello sterminio) –, a metà degli anni Venti Wegner diventa comunista, ma di ritorno da un viaggio in Unione Sovietica comprende la deriva del fanatismo ideologico, tanto da paragonare i militanti comunisti alla gioventù hitleriana. Malgrado ciò, non si rende immediatamente conto del pericolo nazista. Sarà la storia d’amore con l’ebrea sionista Lola Landau che lo spingerà a prendere una posizione pubblica contro il Führer: quando la figlia, Sibylle, viene insultata a scuola, Armin decide di sfidare il dittatore e di chiedergli conto delle persecuzioni degli ebrei. Per la sua attività politica viene arrestato e torturato nel lager di Oranienburg. Da quel giorno si sentirà investito di una missione impossibile: rappresentare la parte migliore della cultura tedesca che non si ferma al conformismo ideologico e che cerca di convincere quelli che sbagliano a cambiare strada. In questo coinvolgente racconto biografico, Gabriele Nissim ci restituisce la vicenda umana e politica di un uomo che non ha mai smesso di interrogarsi e interrogare il popolo tedesco sulla Shoah e il senso di colpa collettivo.

La fame d’amore di Rossella Panigatti

TEA

Il nostro corpo e il nostro spirito non mentono mai e sanno perfettamente distinguere cos’è amore e cos’è attrazione fisica, cos’è desiderio disteso di unione e voglia urgente di contatto. Il loro linguaggio autentico, quello dell’energia, produce messaggi chiari, semplici, inequivocabili. Sono moltissimi tuttavia gli elementi, dentro e fuori di noi, che confondono queste informazioni e fanno sì che le interpretiamo male, le distorciamo, o semplicemente le ignoriamo. Si tratta di condizionamenti culturali, di secoli e secoli di educazione religiosa, di attese sociali; e poi c’è la pressione dei mezzi di comunicazione, l’onnipresenza della società del consumo; e, ancora, ci sono le nostre storie personali, a volte luminose, a volte invece segnate da paure, traumi psicologici infantili, brutte esperienze, durezze di ogni tipo; e infine ci siamo noi, con i nostri desideri, i nostri bisogni, le nostre aspirazioni. E con la nostra profondissima fame d’amore. Proseguendo nel suo percorso di analisi esistenziale dal punto di vista dell’energia, Rossella Panigatti affronta uno dei grandi equivoci emotivi di oggi: la confusione tra amore e sesso, e ci aiuta a reimparare il linguaggio dell’energia, per leggere correttamente i messaggi che il nostro sistema energetico-spirituale ci manda e vivere in equilibrio, armonia e gioia. Con noi stessi e con gli altri.

Il piccolo libro della mindfulness di Tiddy Rowan

TEA

Il segreto per stare bene, psicologicamente e fisicamente, è racchiuso nella parola stessa, mindfulness, attenzione piena: al momento presente, a ciò che si sta facendo qui e ora.
Attraverso tecniche di meditazione, esercizi sul respiro, consigli di benessere quotidiano, questo libro ci guida in un percorso volto a liberare la mente dall’ansia e dallo stress per recuperare il controllo della propria vita e viverla con pienezza e positività.

 

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