L’ElzeMìro – Mille + infinito-L’antenato

Bada bene, mi credo che quando uno dice io credo, l’io credo mi pare ovvio che quasi mai vien detto con il beneficio del dubbio, del mica-pare-chiaro, dello scarto ; che comincia dal pronome personale yo-yo e aggiungo una cosa prima di ogni altra.

chi te la racconta, da qui da questo pulpito di loggionista melòmane, ancorché  cresciuto nel battesmo della fede cristiana, come una desdemona in pectore e d’ella al paro con la soffocazione per destino prima e dopo, prima da sé stessa beninteso ; questo me che ti parla a te e che fatica a usare quel  soggetto di persona singolare, per quanto nella sua lingua latina moderna e peraltro anche nella sua matrice anticaglia sia inteso sottinteso, o velato o sfumato, a me, ripeto me, credere che esista un dio creatore, mi pare di ricordare fin della prime messe, ti dico, mi è parso una stupidaggine ; una stampella senza terreno sotto il puntale ; e quanto alla vita eterna, sarà franco l’albero del me fino sotto la corteccia, meditato il tutto, non ne sento il bisogno ; altri può darsi che gli capiti non solo di sentirsi immortali e desiderarlo, e se uno ha un buon conto in banca lo si giustifica anche, ma por mi cuenta mi auguro proprio di no.

immaginati te, già s’è fatta finora e si fa una vita, guarda, di schifo no non si può dire, ma il mio dirimpettaio, è questo la pietra di paragone, prendi lui, pover’uomo in tutti sensi, un vecchio malnato, alcolista moderato ma portatore di cirròsi epàtica ; ha due anni meno di me e non riesce a dimostrarne più nessuno ;  trascura di esistere il misero, la barba sfatta di regola, gli passo i mie rasoi usati dopo quindici giorni, anch’io faccio i miei risparmi, lui di più ; mangiano di schifo ; in pratica la pattumiera poi ti dico ; lui e la figlia, una povera idiota che avrà sui trenta abbondanti, obesa e malformata, cosce che cammina a pena e sbava, ti vede ed emette gridolini da infanta e c’è persino da sospettare che sia figlia di qualche unione sai di quelle tardive, dna rigurgitato ; lo si aiuta a districarsi in tante cosette, è vedovo e ha solo quella figlia al mondo, niente parenti noti, l’assistente sociale no, nol vuole, teme che gli metterebbe la figlia in un istituto, bah, non ne vuole sapere di sociale, lui che l’unico sociale è stato il movimento sociale ; era iscritto e impiegatizio senza concetti le misérable eja eja alalà ; in casa foto di lui con saluto romano fuori dalla sede di via mancini angolo marcona, servizio d’ordine, cioè picchiatore ; adesso compera merluzzo qui vicino al mercato comunale, se tu ci passassi non ci torneresti tanto puzza di marcio e candeggina mimetica ; ogni martedì invece allunga il passo all’enorme mercato all’aperto che dilaga allegro qui per le strade del quartiere ; dopo  mezzogiorno, quando ormai quel che venduto è venduto, con quella sua figliola straziante al guinzaglio, cioè lei che lo segue tenuta per mano,  vista che racconta che c’è un oltre la miseria, cioè il senza parole per, passìn passétto fa il giro dei mercanti che  gli allungano, al vecchio, l’invenduto o gli avanzi ; gli regalano proprio o per un euro chilate di finocchi marroni ; i generosi sono gli arabi e i meridionali che lui odia ancora, ma se ai tempi, eh quando c’erano i rauti, l’almirante mica questa biondina de roma, si sentiva di razza superiore adesso se lo interroghi ti farfuglia che non ha niente contro ma che sono qui a sostituirsi l’etnica a spese nostre ; ma lo si aiuta perché la miseria blocca la digestione e questa poi ; ormai non è capace di fare da solo quasi niente,  il vecchio, poi nemmeno lui è tanto sveglio, legge, per leggere legge la poca posta amministrativa che riceve ma poi a furia di libiamo libiamo nei lieti calici non capisce per andare dove deve andare dove deve andare ; bisogna interpretargli, spiegargli, accompagnarlo qualche volta alla territoriale sanitaria ; c’è una donna qui nel building di questo compound popolare, una donna, fàtima bella donzella del maghreb che abita su al quinto ; una persona, ce ne sono poche ; lui accetta l’aiuto perché, perché perché ; lei  la sera prima di salirsene su a casa sua dall’ospedale dove, mica immaginarsi, lavora per un impresa di pulizia, lei, gli passa a rifare i letti, raccattare tutto quello che può di lerciume da lavare e nella sua di lei lavatrice perché quella del vecchio si è guastata e lui il tecnico non lo vuole pagare, e non potrebbe per dirla tutta, nemmeno per l’uscita ; del resto che uscirebbe a fare il tecnico ; che esista quella marca di lavatrice figurati, se esiste è stata comprata dai turchi e di certo non fabbrica più ricambi ; fàtima tira lo straccio e dà anche un po’ di occhio all’appartamento, nome lussuoso per una stalla. A me si stringe tutto quando varco quella soglia, l’odore poi.

quindi qui al quarto piano, ecco com’è, vive la fortuna sbendata, ben sessanta metri quadri, comprati a un prezzo che oggi chissà se forse le maniglie, magari, ma non è detto in questo quartiere imborghesito, un metro quadrato di pavimento, solo di pavimento per i muri un mutuo a parte, c’è uno stereo per ascoltare le opere liriche e una collezione di vinili che non vale niente se non per le orecchie di chi le ascolta cioè queste orecchie qui attaccate a una testa che, è indubbio, si può dire mia ; è lusso l’abbonamento alla prima galleria della scala ; tutto il resto né bello, né  brutto né niente, il riconoscimento facciale risulterebbe nebbia ; solo per radiografia identificabile ; e a parte, la metà delle dita dei miei piedi sono palmate e la verità è che da tutta la vita mi faccio impressione da me a spogliarmi e lavarmi quei piedi con la pelle delle dita attaccata tra.

in sintesi, un ragioniere in pensione adesso ; per anni alla vannini trasporti, non esiste più, comprata da sda da brt, incertezza, lì a fare il bravo scolaro, a compilare bollette di accompagnamento e fatture e avvisi, e fare in modo che i libri della ditta fossero opachi agli occhi della guardia di finanza e limpidi di profitti agli occhi della famiglia vannini che si è arricchita, coi suoi trenta bilici in giro per l’europa, ma hanno cominciato con due furgoni sulla milano brescia milano, via trezzo sull’adda ; questo qui, dopo quarantadue anni laggiù a copacabana cioè settore rogoredo, con fuori dal finestrone dell’amministrazione l’orizzonte della rampa per i bilici, vedi ch’è il plurale di bilico, adesso cosa vuoi, la pensione mica basta, abito dove passarci l’eternità anche no, pur tanto lusso, era una casa popolare, comprensorio di dignitose poverezze, e dove adesso via via gli antichi inquilini vengono smaltiti da coppie di architetti che comprano appartamenti contigui, anche tre al piano, sfondano, ristrutturano, aprono tetti e gentrìficano, si dice ; nel building accanto al mio è già tutto così, pensionati e vecchi spediti per fissa dimora in rsa con la buonuscita di un acquisto euro per euro  sull’unghia ; a integrare la retta per una camera a due letti, un comodino, un tavolino con sopra una bottiglietta di acqua di lourdes ; ahi, numero una sedia.

inoltre, mettere a posto i conti di una cooperativa onlus appena fuori, si arriva in métro adesso, indi passante da dateo, stop rho fiera, poi due passi, un vivaio per la precisione ; e sì, si sta in mezzo ai fiori che è un bel vedere in primavera ; ma un vivaio è un esempio di vita eterna, domandati e prova a rispondere ; sempre meglio certo del building pop, sì, ma passare al giardinaggio eterno hmm, forse che sì forse che no, e poi sai che c’è, che anche al vivaio i conti, le bollette di accompagnamento, di scarico, le fatture, inventari da perderci il cervello, i solleciti, tanti, la clientela che compra fiori è anche la meno brillante nel pagare i conti, questione di loro priorità può darsi ; ma conteggiare pallido e assorto, gnornò gnornò  quindi altra domanda, ci rivedrem alla stagion dei fior ; per ora nessuna alternativa per arrivare a giuntare cinquecento euro al mese al nero alla pensione di millecento ; alla fine me credo che spegnere la luce per sempre sia preferibile ; questo un dio generoso dovrebbe garantirti, un grande oscuramento, un apagón, ed è in un dio così che occorre sperare, crederci è inopportuno, ma far voti che sia così, altro che resurrezione della carne e companatico, che lui esista da qualche parte il gran lustucrù e magnanimo tanto da apparecchiare non la tavola per sempre ma sparecchiarla di colpo, prego, niente rantaplàn quand le son charmant du tambour bruyant nous appelle au régiment, un colpo solo come quei maghi che strappano la tovaglia di sotto a tutto lo stovigliame ; and in the end the end.

ma dal calabro confine  che mai sorge in vetta al monte, sotto sotto l’antenato ; e te la racconto in prima persona per quanto sia possibile o abbia qualche senso essere tali da mantenersi persona ; escúchame una cosita, che di valere meno dei lacci delle mie scarpe si sa e qui si dice ; ma anche la similitudine è riduttiva ché, con prontezza di riflessi e chiarezza non autocelebrativa, l’idea che balena è di non avere alcun valore ; questa è una rivelazione che a questo me qui ha fatto persino piacere,  qualcosa così, di avere le chele legate, è una metafora nella metafora di quel tale mutato in scarafaggio, che a zampine per aria nel letto al contrario della maggioranza degli animali al mondo non combinava niente ; un insetto inetto ; infatti  le formiche, che capita di osservarle con passione, o gli insetti volenterosi volanti in primavera, ah è una bellezza intorno al mio balcone, non stanno fermi che in brevi momenti, e volano, che è già un bell’esercizio, si posano, tastano, si infilano in un fiore, birichini, succhiano, beati loro ; le formiche quando non sono in colonne da sembrare bilici al brennero, le formiche, si aggirano da sole per casa. chissà avanguardiste, esploratrici, pioniere in perlustrazione ; sono belle le formiche, il loro darsi da fare encomiabile e produttivo ; capitalizzante capitalismo sociale ; per acquisire valore e plusvalore, di ogni tipo, sociale, professionale, di potere, ambito che travalica quello sociale, il valore di qualcuno si misura in euro conquistati e capitalizzati ; questo è il punto fermo ; chi non ha eseguito nel tempo questa manovra, che non ha accumulato un cassa di monete d’oro anche modesta, come rubando a una strega per esempio, chi non ci è riuscito, chi non è stato capace eh bè, lo sai, perde sul fatto persino il diritto al like ; non è commiserazione autonoma, non è rivalutazione della rapacità, è prova ;  alla fine, l’antichità dell’antenato, nostro, lui avrebbe detto, dall’alto della sua chevalière col sigillo e dei suoi piccioni arrostiti per pranzo, non attenua la spossatezza che tutta questa storia alle spalle mi produce.

numi che veggo ; ti si può lo stesso parlare a te come se la storia fossi io, sono iomé l’interprete di questo rendimento di grazie ai conti ; capace oggi di una cosa soltanto e infruttuosa, parlare male benissimo di me medesimo, questo esercizio che non mélo rende migliore o più visibile agli occhi di una qualsiasi critica indulgente ; però perché mai la critica dovrebbe essere indulgente ; dillo tu se lo sai ; non dovrebbe nemmeno tentare di non distruggere perché se è nella giusta posizione è in posizione di tiro contro un mito. l’ego men.

per intenderci ben, me ho smesso di potere essere nella condizione di diventare un mito, per me stesso beninteso ché ciascuno si sa in che modo tende a costruirsi una corazza e delle chele mitologiche allo scopo, quasi sempre, di nascondere con un involucro protettivo l’inconsistenza del proprio prodotto interno lordo, eguale al dello scarafaggio del racconto, un nulla coperto di scleroderma ; ma non parliam di ciò ; l’antenato, stavo per cominciare a dirti, il nostro, antenato è un ente multi-òntico, un trìfido proiettato nel tempo e nello spazio per sìdera sideràrum e per conseguenza in varie forme ma con eguali prospettive ; il mio antenato, nome senza cognome, forse balduino, baldo vino bal duino prima di lui si sa niente, nacque quasi per certo in terra di brabante, la stessa di quel gano noto ai lettori di parsival e ginevra e lancillotto fu il libro e chi lo scrisse ; questo balduino nacque da lombi aristocratici, di una nobiltà che immagini, mangiare con le mani e sbrodolarsi di intingoli signoreggiando per conto di un duca, di un re, di un tiranno ; immàginateli così i coronati che mi sa che non sbagli ; alla morte del padre al baldo, signora sorellina, ch’io le rammenti un poco ella permetta ch’io sono la maggior lei le cadetta, ché perciò le disdice quell’invidia che mostra e per questa cagion meglio farìa se mi pregasse della grazia mia cantarono sul muso il di lui maggiore e la moglie, sicché di eredità  in tasca non gli restò proprio niente ; alternative, o rimanere in una casa, ma sua non più sua, e nell’ombra del fratello coltello ; si ammazzava così per fare allora come adesso, o vero per reazione alla tua presenza, di preciso come tu scacci o uccidi una zanzara solo perché entra nel tuo campo visivo, oppure andarsene prima che il congiunto diventasse il suo fatal destino ; baldo se ne andò come un elmo bucato, se ne andò e siccome allora era stata appena indetta una crociata, balduino giudicò che di terre et castella, a battersi con intelligenza, pare che baldus fosse solo intelligente, o almeno furbo, accorto, virtù di cui non si serviva nessuno e che serviva ai santi monaci arroccati nelle loro fortezze di sapere ; ma in terrasanta ce n’erano di cose da guadagnare.

al caro baldo, proveniente da posti  congelati come nel quadro di brueghel, roba che pattinava sul ghiaccio da novembre ad aprile, quando il re coronato, andandosene, dovette nominare dei reggenti in terrasanta, il re dunque lo nominò reggente ad àscalona o èschelona o come si chiama, e lui, l’ascalone anche con due enne e con signoria sulla fortezza e terre limitrofe, l’ascalone d’o’scalone, ci stette bene per un po’, pare che assumesse anche un nome arabo, un po’ della lingua locale e il greco, insomma si era ripulito dalla brabantia, fino a che fu sloggiato, non so da quale evenienza precisa ; e qui immaginare, e a immaginare mi rispunta un io ; immagino che egli se’n giva in barchetta con l’amante, una concubina curda o turca o drusa, su per bisanzio dove trovò un clima comodo, prova a immaginarti istambul quasi due millenni fa, ‘na billizza, una benedizione di giardini, di chiare e fresche e dolci acque, il mare, li pisci,  il latte fermentato, il chà, i friarielli, li milanciani dalla campagna ; il mio antenato si curò lì dalla dieta di lepri selvatiche e cacciagioni varie che aveva lasciato all’ascalonna, sicuro, e fu impiegato a corte, poco dotato per le armi e bravo ad amministrare, fu messo a conteggiare il grano che arrivava nella capitale, ma tutto finì quando fu spedito alla riconquista d’italia con le navi corazzate bizantine, al quartiere di pentadattilo o da quelle parti, a réghion, reggio di calabria ; ma si arricchì, gli misero in capo tutto suo un titolo ; ricordati che siamo baroni, mi diceva  l’antenato nella forma più recente, un ometto che si costruì una fortuna prima con una frabbica di corsetteria di lusso, poi con una sua certa invenzione di morsetti per allestire qualsiasi cosa, stands, vetrine e ogni tipo di ersatz, e questa fortuna però lui la bruciò, rasa a zero, coventrizzata, nix, fine di ogni fortuna ; e da lì che per generazioni spontanee tra cumuli di lenzuola non sempre abbastanza pulite, senza calcolare i frutti malpariti si arriva a me, il servo della mia gleba ; amen.

altro di me non le saprei narrare sono la sua vicina che la vien fuor d’ora a importunare ; comunicazione di servizio, sono andato alla territoriale sanitaria, un’impresa, ho segnalato all’assistenza sociale di che consiste la consistenza del vecchio prossimo con figlia demente e obesa, ché la mettano almeno in un programma di ozempic, non lo so ; ma ; voglio credere che se ne occupino ; aspetto di vederla arrivare l’assistente sociale. Sarà sarà quel che sarà.

Pasquale D'Ascola

P. E. G. D’Ascola Ha insegnato per 35 anni recitazione al Conservatorio di Milano. Ha scritto e adattato moltissimi lavori per la scena e per la radio e opere con musica allestite al Conservatorio di Milano: Le rovine di Violetta, Idillio d’amore tra pastori, riscrittura quet’ultima della Beggar’s opera di John Gay, Auto sacramental e Il Circo delle fanciulle. Suoi due volumi di racconti, Bambino Arturo e I 25 racconti della signorina Conti, e i romanzi Cecchelin e Cyrano e Assedio ed Esilio, editato anche in spagnolo da Orizzonte atlantico. Sue anche due recenti sillogi liriche Funerali atipici e Ostensioni. Da molti anni scrive nella sezione L’ElzeMìro-Spazi di questa rivista  sezione nella quale da ultimo è apparsa la raccolta Dopomezzanotte ed è in corso di comparizione oggi, Mille+Infinito

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