
Data di pubbl.: 2025
Traduttore: Francesca Maffioli
Pagine: 387
Prezzo: € 21,00
Joséphine Bacon è una poeta innu di Pessamit (Québec), nata nel 1947. Considerata una delle principali autrici canadesi, è traduttrice e interprete della voce della Prima Nazione Innu, capace di fare riecheggiare la parola degli antenati, figlia della tradizione orale.
Così l’editore di Interno Poesia ci presenta questa voce poetica nella quarta di copertina di Innue, un volume che raccoglie le poesie scritte da Bacon dal 2009 al 2018.
Un’antologia corposa che per la curatrice Francesca Maffioli rappresenta un desiderio avverato, una richiesta in cui le stelle non hanno mancato.
Questa è la prima traduzione italiana dell’opera di Joséphine Bacon.
È totale l’immersione in una nuova lingua, ricca e complessa che suggerisce il viaggio in un mondo remoto che va esplorato e conosciuto.
«Le sue raccolte – scrive Francesca Maffioli nell’introduzione – infatti sono state scritte in innu – aiumun – lingua dell’oralità che la poeta si è impegnata negli anni a trascrivere e a promuovere».
Bacon ci porta nella tundra e racconta il suo mondo. Il lettore coglierà tutta l’immediatezza della parola che comprende l’universo di un mondo e di una civiltà.
Corpo a corpo con l’erranza delle parole di Joséphine Bacon non sarà difficile scoprire le tracce dell’umano con tutta la sua antropologia.
Questa è una poesia che prima di ogni cosa è voce di un popolo: nei versi che scrive Bacon racconta la sua gente, gli usi i costumi e il sentire umano e coeso di un’aggregazione in cui si scorge tutta l’identità culturale della sua gente.
Una poesia che lascia profonde tracce di un’appartenenza.
«Quali sono queste tracce? Tracce in quanto impronte? Tracce della voce che diventa parola? Tracce di coloro che furono e ancora sono?».
Reperire le tracce, scrive Francesca Maffioli – significa anche identificare il sistema di gerarchie e oppressioni in cui l’umano – reso subalterno – ha resistito; vuol dire far fiorire il pensiero – magnificamente marginale – grazie a cui questa traccia è riuscita a smarcarsi, prendere spazio e rafforzarsi.
La poesia di Joséphine Bacon segue la traccia della memoria per raccontare la forza identitaria della sua gente, le sue parole essenziali scavano dentro la terra, si perdono nella tundra per dare sempre una voce alla sopravvivenza delle persone.
Tutta la sua opera poetica è un modo di mettersi in relazione con le diversità che abitano il territorio, è un invito a condividere e apprezzare l’alterità, ad abbracciare l’umano, senza mai perdere le tracce di chi ci ha preceduto.