Il cartone di mio padre -Lukas Bärfuss

Titolo: Il cartone di mio padre. Storia e critica di un'eredità
Data di pubbl.: 2025
Traduttore: Margherita Carbonaro
Pagine: 100
Prezzo: € 16,00

Lukas Bärfuss è uno scrittore svizzero. In Italia i suoi libri sono pubblicati da L’ Orma editore.

Da qualche giorno è uscito Il cartone di mio padre, il suo nuovo romanzo.

Il narratore si trova a fare i conti con una scatola di cartone, che è il lascito ereditario del padre.

Dopo venticinque anni dalla scomparsa del genitore il protagonista di questa storia decide finalmente di aprire l’ingombrante involucro.

Egli ha deciso di fare definitivamente i conti con suo padre, che in vita non è stato proprio un buon padre. Incomincia a frugare tra le carte e i documenti che la scatola di cartone contiene e così si trova a divagare attraverso la sua eredità sull’andamento del mondo.

Bärfuss mette in bocca al suo personaggio, che nella vita fa lo scrittore, parole pesanti, filosofiche e dirompenti.

Così partendo da quella scatola d cartone il libro non è solo un romanzo ma diventa anche un pamphlet: il narratore si trova a fare una serie di importanti riflessioni speculative sulla civiltà occidentale, vengono toccati temi giuridici, filosofici e esistenziale. Lo scrittore che fai i conti con l’eredità del padre sembra interessato al tema fondante dell’origine e nelle sue divagazioni scomoda le teorie di Darwin e di Levi –Strauss, si interroga con lucidità sulla crisi del modello occidentale, ne critica le derive economica, demolisce la proprietà e mette sotto accusa la società dei privilegi.

«Certi scatoloni non si possono semplicemente aprire così come se niente fosse, e mi invase un’avversione contro l’origine, non contro la mia, no, contro l’idea stessa di un’origine, l’ossessione di volersi definire attraverso i propri antenati».

Tra filosofia e linguaggio, con incursioni nel campo della Storia, Lukas Bärfuss con la sua scrittura deflagrante sposa lo scetticismo, inteso come dubbio radicale nel confronto del mondo, per demolire con l’approdo a un documentato pensiero critico il sistema del perbenismo alla base della società borghese.

«La mia società, come tutte quelle che l’anno preceduta, non ha idea di cosa stia succedendo. Ci troviamo davanti alla nostra ignoranza, e a volte qualcuno osa sollevare il sipario. Allora divengono visibili altre correlazioni».

In questo sistema iniquo e ingiusto che è diventato il mondo dominato dal mercato e dalle sue aberrazioni sociali e economiche (in cui prevale l’egemonia della concorrenza, c’è una corsa disumana al profitto senza nessuna distribuzione equa della ricchezza), la lotta per la sopravvivenza non è una semplice metafora, non è solo linguaggio ma realtà, e viene combattuta ogni giorno.

Un romanzo scritto con una lingua cruda e spietata. In 94 pagine lo scrittore si interroga senza fare sconti sull’Occidente e sulla pericolosa deriva delle relazioni umane («Che cos’è un essere umano? Una creatura che vive ma è anche capace di astrarsene»), muove critiche radicali alla Svizzera, che definisce un paese in cui non ci si morde ma ci si mastica fino alla morte.

Il cartone di mio padre è un romanzo crudele, è letteratura che disturba, è pensiero critico che si oppone al sistema.

Leggendo Bärfuss mi è venuto in mente Thomas Bernhard.

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