In occasione del Salone Internazionale del libro di Torino, si è svolto sabato 14 Maggio un incontro per presentare l’ultimo libro di Francesco Carofiglio dal titolo “Una specie di felicità”.
L’incontro con il poliedrico scrittore, nella sua vita è anche architetto, sceneggiatore ed illustratore, non ha solo permesso ai potenziali lettori in sala di conoscere il nuolo libro, ma soprattutto di vedere quello che sta dietro la nascita di un romanzo.L’incontro, impreziosito dalla letura di alcuni brani significativi e dalla vis comica dello scrittore, ha messo gli ascoltatori in sintonia con lo scrittore che prima di mettere sulla carta esperimenta e vive certe emozioni.
Giulio, il personaggio di questo nuovo romanzo, non è propriamente l’altra faccia dello scrittore, ma presenta tratti in comune con quegli uomini che, superati i quarant’anni, guardano il loro passato e s’interrogano sulla loro vita presente e futura. In una società liquida in cui tutti sono, in vario modo connessi, le relazioni personali sono sempre più importanti. Tutti noi ci troviamo, in momenti particolari della vita, in cui dobbiamo per forza cambiare prospettiva o ripartire perchè ci siamo ritrovati al punto zero della nostra esistenza. Giulio non ha mai vissuto la sua vita in maniera attiva, soprattutto perchè ha raggiunto i suoi obbiettivi senza troppa fatica quasi come “fosse spinto dall’onda degli eventi”. Giulio ha infatti avuto una vita agiata, s’è laureato in fretta senza troppa fatica e s’è sposato senza averlo desiderato fino in fondo. Il messaggio che l’autore ci trasmette è che l’uomo spesso subisce il corso degli eventi, ma alla fine certe scelte vanno fatte anche se all’inizio pensavamo di evitarle. Giulio ha perso il sapore della vita, sembra andare avanti senza certezze, ha terminato infatti la relazione che aveva con la moglie e fa fatica a dialogare con i figli, solo una discesa verso il fondo gli potrà permettere di “riassaporare la vita”.
Ogni storia ammette lo scrittore nasce da un misto di fattori. I romanzi non finiscono mai, ma lasciano dei resti, in termine di personaggi e di atmosfere, che possono essere riprese dallo scrittore in seguito. Durante l’incontro ci viene svelato l’immagine che ha portato alla genesi del libro. Carofiglio narra d’essersi trovato una notte nell’impossibilità di entrare nella propria casa in quanto la chiave non girava bene nella serratura e quindi si trovò obbligato a cercarsi un albergo per la notte. Questa sensazione di spaesamento ed isolamento porta lo scrittore a riflettere sul senso della vita e delle relazioni umane.
In questo romanzo la natura ha un ruolo attivo e non è solamente scenario, ma quasi personaggio con cui gli attori di questa storia si relazionano. Il vecchio professore di Giulio, ed ora suo paziente, dalla sua finestra di ospedale sembra contemplare gli alti platani e “li considera amici ed a loro confida i buchi neri del suo passato”. La natura che Giulio inconta nelle sue passeggiate è quasi un anima che sola riesce ad empatizzare, “con il suo ritmo lento e vario” con l’animo del protagonista.
L’autore definisce il suo romanzo “una storia drammatica, ma che in sè contiene una sana risata che riesce a salvare, in parte, il nostro mondo”. In Giulio molti possono rivedersi, ma non dovrebbero compiere l’errore di porre una certa distanza con il personaggio. Lo scrittore descrive Giulio come una persona normale, fragile, ma con alcuni lampi che emergono in una vita ordinaria. Giulio ama i figli, ma non riesce a dialogare con loro ed i suoi silenzi sono il modo per farci capire la distanza che c’è spesso fra noi e gli altri.
La chiaccherata termina con alcune riflessioni sulla scrittura. Carofiglio si sente felice nell’atto di scrivere e lo fa in presenza della sua gatta. Il suo modo di lavorare ha un metodo preciso, delinea un punto d’origine e costruisce i personaggi e solo dopo ne delinea le relazioni. La giornata è scandita in modo preciso, lavora otto ore e poi lascia decantare le sue storie (“una storia è sempre fatta di tante storie”). Infine ammette che ogni suo atto creativo dallo scrivere, al disegnare al cucinare lo porta da una condizione di benessere a quella di momentanea felicità.