Firenze, 13 aprile 2018- Libri che parlano di donne, di crisi della società che è cambiata forse troppo in fretta e che la letteratura ci dipinge senza sconti. Questo sono i cinque diversissimi finalisti della ventisettesima edizione del premio Beata Maria Cristina di Savoia, che attraverso un meccanismo di partecipazione dal basso con impegno di lettura da parte di tutti i Convegni di questa splendida realtà presenti in Italia – sono più di 60 – permette di conferire un riconoscimento autentico che nasce dalla lettura di persone appassionate e impegnate. Nato nel 1963 è stato creato allo scopo di individuare, ogni due anni, nella narrativa contemporanea, gli scrittori che, nella loro opera, in piena libertà di espressione artistica, si dimostrino sensibili ai valori umani e cristiani.
La Giuria Centrale, presieduta dalla Presidente Nazionale dei Convegni, Stefania Rolla Pensa, è composta da: Daniela Mergotti, Docente materie umanistiche; Elena Pontiggia, Docente Accademia di Brera e Critico d’arte; Carlotta Tagliarini, Giornalista e redattrice Tv tedesca ZDF; Annamaria Torroncelli, Ministero Beni Culturali – Direzione Generale Biblioteche; Mariù Safier, Giornalista.
Le Giurie di base cercano, leggono, segnalano alla Giuria Centrale le opere che sembrano loro più rispondenti al Bando di Concorso. La Giuria Centrale le prende in esame, insieme a quelle inviate direttamente dalle Case Editrici, ne seleziona 5 e le rimanda alla lettura delle Giurie di base cui spetta la scelta definitiva, con voto segreto, comunicato a mezzo busta sigillata.
Ho avuto il piacere e la fortuna di partecipare alla presentazione dei libri da parte del Convegno di Firenze e insieme ad altri colleghi parlare di romanzi diversissimi tra loro, ma accomunati dai fili rossi che solo la letteratura riesce a intessere.
Così, in un pomeriggio di primavera incerta, a due passi dal Duomo, abbiamo compiuto i viaggi nello spazio e nel tempo che solo i libri permettono, abbiamo istituito un dialogo tra lettore e autore di cui siamo stati partecipi e intermediari. Ne è scaturita un’esperienza insieme formativa e appassionante, anche faticosa, che ci ha fatto guardare dentro i mostri del nostro presente, con una tensione necessaria verso la speranza.
“Il vento non lo puoi fermare” di Elvira Serra (Rizzoli), presentato da Antonio Lovascio, giornalista e direttore “Ufficio comunicazioni Sociali dell’Arcidiocesi di Firenze” ci ha immersi nel fascino della Sardegna e coinvolti in una fitta rete di rapporti e sentimenti intensi, con l’accompagnamento della musica.
“Gli orfani bianchi” (TEA) introdotto dal sociologo e scrittore Dario Fani, ci ha rivelato un Antonio Manzini meno conosciuto e ci ha fatto entrare nel mondo cinico e crudele degli orfani bianchi, i figli delle badanti: hanno i genitori separati, che non si occupano di loro e vivono in strutture dedicate in Moldavia e Romania. E la storia di queste donne e anche di noi che usiamo i loro servigi è tutt’altro che edificante.
“Le notti blu” di Chiara Marchelli (Giulio Perrone), presentato da Carla Lomi, insegnante e scrittrice ci mette di fronte all’impossibilità di trovare un senso a uno dei drammi più grande che possa esistere, la perdita di un figlio. Il tutto prende una dimensione cosmic e in essa viene assorbita fino ad approdare alla ricerca di una luce. “Via Paganini 7” di Myriam de Luca (Spazio cultura), letto da Matteo Grimaldi, libraio e scrittore, è la storia di una crescita, di un distacco, di una ricerca di essere adulti non sempre possibile o meglio voluta.”Il giudice delle donne” di Maria Rosa Cutrufelli (Frassinelli), che ho avuto il compito di recensire, ci ha fatto scoprire un fatto pressochè sconosciuto e sorprendente: nell’Italia del primo novecento un gruppo di maestre marchigiane ha intentato una causa per farsi riconoscere il diritto di voto. Pioniere dell’emancipazione femminile in un’Italia povera, migrante e in crisi politica, trovano chi dà loro almeno per un breve periodo, ascolto e visibilità.
Le presentazioni sono state accompagnate da letture di brani da parte dell’attore Riccardo Bono.
Complimenti alle infaticabili organizzatrici: la presidente Maria Chiara Montini e Anna Materozzi in testa.
Come si dice in questi casi vinca il migliore, ma intanto un vincitore c’è già: l’amore per la lettura che resiste e si fa analisi, critica e impegno.