ROMANZI
Forse sono di là, forse sono altrove. In genere dormono quando il resto del mondo è sveglio, e vegliano quando il resto del mondo sta dormendo. Sono gli sdraiati. I figli adolescenti, i figli già ragazzi. Michele Serra si inoltra in quel mondo misterioso. Non risparmia niente ai figli, niente ai padri. Racconta l’estraneità, i conflitti, le occasioni perdute, il montare del senso di colpa, il formicolare di un’ostilità che nessuna saggezza riesce a placare. Quando è successo? Come è successo? Dove ci siamo persi? E basterà, per ritrovarci, il disperato, patetico invito che il padre reitera al figlio per una passeggiata in montagna? Fra burrasche psichiche, satira sociale, orgogliose impennate di relativismo etico, il racconto affonda nel mondo ignoto dei figli e in quello almeno altrettanto ignoto dei “dopopadri”. Gli sdraiati è un romanzo comico, un romanzo di avventure, una storia di rabbia, amore e malinconia. Ed è anche il piccolo monumento a una generazione che si è allungata orizzontalmente nel mondo, e forse da quella posizione riesce a vedere cose che gli “eretti” non vedono più, non vedono ancora, hanno smesso di vedere.
“Gli sdraiati” di Michele Serra. Feltrinelli editore.
Nella traduzione dallo yiddish di Erri De Luca, l’ultimo capitolo inedito de La famiglia Mushkat di Isaac Bashevis Singer, finora sconosciuto nel mondo, rimasto chiuso nell’edizione yiddish che fu stampata a New York nel 1950 e il racconto inedito La stazione di Bakhmatch di Israel Joshua Singer, epopea sbigottita di un ebreo polacco allo sbando nella Russia del 1919.
“L’ultimo capitolo inedito de La famiglia Mushkat. La stazione di Bakhmatch” di Isaac B. Singer e Israel J. Singer. Feltrinelli editore.
“Volevo scrivere un romanzo divertente, veloce, un’opera buffa, ma anche un po’ tragica. Qualcosa che avesse lo humour di Vargas Llosa e la facilità di Isherwood, e proseguisse la mia indagine sulla cattiveria e l’ipocrisia in una chiave inedita. Mi sono venuti incontro un cane, una padrona isterica e due amici non esattamente amici, e la grande tradizione del melodramma. Ne è saltata fuori una storia di duelli incrociati e veleni, di discorsi cinici e sogni inesprimibili, in cui nessuno è se stesso, tranne il quadrupede. Il tutto ambientato negli spazi di una villa alto-borghese e di una caserma, nel centro di Milano; e condito di ricordi operistici, di stecche e vocalizzi. E latrati.”
“Fauci” di Nicola Gardini. Feltrinelli editore.
Taeko, elegante e avvenente trentanovenne, conduce una vita agiata e godereccia, destreggiandosi tra l’atelier di cui è proprietaria, le amiche con cui condivide racconti piccanti e gli eventi mondani. Stereotipo della divorziata indipendente dell’alta società nipponica del dopoguerra, dove il desiderio di occidentalizzazione si contrappone ad antiche tradizioni e pregiudizi, Taeko non vuole rinunciare al proprio stile di vita né alla libertà. Poi, una sera, incontra il giovane Senkichi in un gay bar e l’attrazione è fatale. Una magia che scaturisce dalla carne fresca e virile del ragazzo, dai suoi muscoli tesi, dai lineamenti fieri del viso. La vita di Taeko cambia in un batter d’occhio: proprio lei che aveva sempre voluto solo avventure si ritrova irrimediabilmente in balìa di un giovane tanto bello quanto misterioso. Ne scaturisce un gioco perfido e ossessivo. Ma chi è davvero la vittima? Chi il carnefice? La scuola della carne è un romanzo del 1963 finora inedito in Italia. È stato portato sul grande schermo da Benoît Jacquot nel 1998, con Isabelle Huppert nel ruolo della protagonista.
“La scuola della carne” di Yukio Mishima. Feltrinelli editore.
L’Italia del 2012 è un paese in piena crisi materiale e morale, totalmente allo sbando. Ai margini di una Milano disperata, dove violenza, suicidi e povertà fanno da colonna sonora, vive il 37enne Marco Allievi, che sembra condurre un’esistenza anonima e appartata. L’isolamento di Marco nasconde però un segreto: è vittima di allucinazioni e crisi epilettiche, durante le quali tornano, in forma di visioni, gli eventi reali che ha vissuto undici anni prima, nei giorni del G8 di Genova. Un percorso di presa di coscienza e di personale riscatto, vissuto attraverso il succedersi di vicende imprevedibili e avvincenti, condurrà il protagonista alla scoperta di una realtà possibile. Un romanzo di crudo realismo e lucida reinterpretazione della cronaca, che coinvolge il lettore attraverso una narrazione diretta e dal ritmo incalzante. Uno sguardo attento e disincantato sull’Italia di oggi e di ieri: quella marginale e quella Del Potere, che a volte diventano due facce della stessa medaglia..
“Trauma di Stato” di Alessandro Didoni. Autodafé Edizioni.
Settembre 1993, Milano. In una quinta liceo, un professore e un nuovo alunno si incontrano dentro le parole di un tema libero. Nei giorni di pioggia, durante la ricreazione, fra i due si crea un legame sempre più profondo. Lo smarrimento di un ragazzo disadattato, con un padre carcerato, e i libri come rifugio dal mondo. Al termine dell’anno scolastico, il tempo li porta altrove. A distanza di anni, il professor Lorenzo Dentico – provato duramente dagli eventi della vita, ma sempre animato dalla fiducia nell’uomo – ritrova l’ex alunno Marco Carboni, che sfoga la propria inquietudine facendo lo scrittore. Il professore coinvolgerà il giovane in una straordinaria esperienza di scrittura collettiva fra i senzatetto di un centro diurno, dove si incontrano le vite sospese di una Milano marginale e nascosta. Romanzo corale di chi la vita la vede dal basso, Collettivo Zampalù racconta, nella lingua dolce e amara della malinconia, il difficile percorso di riscatto che sfocia nell’amore e nella condivisione. Senza pregiudizi e senza pietismi, l’autore, con una scrittura appassionata, trasporta il lettore alla scoperta di una realtà ricca, sfaccettata e complessa, dove il dolore e la fatica di vivere non riescono mai a spegnere la speranza e la voglia di cambiamento.
“Collettivo Zampalù” di Federico Bagni. Autodafé editore.
Essere un angelo è terribile. Non provi emozioni, non puoi toccare, mangiare, amare. Per questo molti di loro cominciano a desiderare la vita terrena per provare quello che non hanno mai sperimentato nell’eternità. Per liberarsi dalla condizione eterea hanno solo un mezzo: uccidere un essere umano che prenderà il loro posto. Un gruppo di vittime, però, non si è rassegnato a questo poco invidiabile destino e ha trovato il modo di reincarnarsi in corpi nuovi che sono una via di mezzo tra angeli e uomini. Di nuovo sulla terra, questi angeli bastardi vorrebbero soltanto ricucire i pezzi di vite bruscamente interrotte, finire gli studi, ritrovare amori perduti. Come Haniel, privo di regole e affamato di sesso, che “indossa” ora il corpo di una ragazza. O come Hesediel, che cerca di far capire alla donna che ama che è tornato dalla morte, e che adesso è in grado di guarire da qualsiasi ferita. Ma gli angeli “puri”, quelli che non hanno mai ceduto alla tentazione della carne, sono in caccia, armati di spada e fuoco celeste, decisi a spazzar via le abominazioni. Per sopravvivere gli “angeli bastardi” dovranno dar battaglia a forze molto più grandi di loro e prepararsi a terribili sacrifici…
“Angelize” di Aislinn. Fabbri editore.
Antoine, protagonista e voce narrante di questo romanzo, ripercorre ormai anziano la propria esistenza, scandita da tre date e segnata fin dal principio da una tragedia. Ha solo nove anni quando, in un pomeriggio di inizio estate del 1944, i tedeschi distruggono durante un’azione di rappresaglia il villaggio francese dove Antoine vive, Oradour-sur-Glane. Scampato al massacro perché ha disobbedito ai suoi uscendo dal paese con un compagno di giochi, Antoine da un giorno all’altro rimane orfano. Adottato dagli aristocratici Hautlevent, genitori del compagno Jacques, Antoine cresce solo ma forte, riuscendo a diventare un adulto, un marito e un padre. Fino alla seconda fatidica data che scandisce la sua esistenza: l’anno è il 1974, e dopo la morte improvvisa della moglie Antoine deve reggere anche l’atroce notizia della grave malattia degenerativa che ha colpito l’amatissima figlia Elisa. Altri potrebbero rimanere annientati da simili prove. Ma Antoine è un combattente, un sopravvissuto. Da allora lotterà per sé e per la propria figlia, non permettendo a niente e a nessuno di trovarlo fragile, mai più. Ma la vita di Antoine ha in serbo un’altra data per lui: il 1998, che gli porta Giulia e una grande verità sul suo passato…
“La vita che scorre” di Emmanuelle De Villepin. Longanesi editore.
Originario di una famiglia di modesti marinai e marinaio lui stesso, Garibaldi scelse fin da giovane di consacrare la propria esistenza alla causa della libertà. Dapprima in America latina, dove combatté per circa quindici anni al servizio dei democratici del Rio Grande do Sul e dell’Uruguay, poi in Italia, dove questo guerrigliero disinteressato consolidò la sua leggenda. Personaggio dalle diverse sfaccettature, immortalato con la camicia rossa, che fa di lui un simbolo vivente e che indossano anche i suoi compagni d’arme, Garibaldi resterà fino alla sua morte e oltre «l’eroe dei due mondi», l’uomo che più ha operato per l’emancipazione e l’unità d’Italia, prima di lottare per la pace tra i popoli e per una maggiore giustizia sociale. Fedele ai suoi impegni e desideroso di estinguere il «debito» di ideali che egli dice di aver contratto con la Francia, seminfermo e sofferente di reumatismi articolari, a quasi settant’anni sbarca a Marsiglia con un centinaio di «camicie rosse» per donare «ciò che resta di lui» al governo della Repubblica e riportare, a Digione, una delle rare vittorie ottenute dall’esercito della Difesa nazionale contro i prussiani..
“Tutta colpa di New York” di Cassandra Rocca. Newton Compton editore.
lena e Lila, le due amiche la cui storia i lettori hanno imparato a conoscere attraverso L’amica geniale e Storia del nuovo cognome, sono diventate donne. Lo sono diventate molto presto: Lila si è sposata a sedici anni, ha un figlio piccolo, ha lasciato il marito e l’agiatezza, lavora come operaia in condizioni durissime; Elena è andata via dal rione, ha studiato alla Normale di Pisa e ha pubblicato un romanzo di successo che le ha aperto le porte di un mondo benestante e colto. Ambedue hanno provato a forzare le barriere che le volevano chiuse in un destino di miseria, ignoranza e sottomissione. Ora navigano, con i ritmi travolgenti a cui Elena Ferrante ci ha abituati, nel grande mare aperto degli anni Settanta, uno scenario di speranze e incertezze, di tensioni e sfide fino ad allora impensabili, sempre unite da un legame fortissimo, ambivalente, a volte sotterraneo a volte riemergente in esplosioni violente o in incontri che aprono prospettive inattese.
“Storia di chi fugge e di chi resta” di Elena Ferrante. E/O editore.
Protagonisti di questo romanzo sono Renate, una pittrice, e Bruce, uno scrittore: due spiriti liberi, due amanti insoliti e solitari. Due compagni che un giorno decidono di partire e andarsene in giro per il mondo: Vienna, il Messico, la California, la Francia del Sud, l’Olanda, New York. Non c’è amore fra loro o forse sì, fatto sta che lungo la strada incontreranno altri amanti e altre storie, sentimenti, emozioni e bellezze che porteranno con sé con la leggerezza dei viaggiatori. Il loro viaggio è come un foglio bianco su cui man mano incollano i volti, le emozioni e le vite dei personaggi che incontrano sul loro cammino. È un grande collage, appunto, dove pagina dopo pagina prende corpo la storia di un viaggio fatto di sentimenti e sensualità. L’intensità erotica della scrittura di Anaïs Nin è soffusa e affascinante, straordinaria nella sua raffinatezza, sempre in bilico tra la passione più incandescente e il disegno di un languore appena accennato. Peccaminosa come Henry Miller, elegante come D.H. Lawrence e Mary Gaitskill, Anaïs Nin firma un romanzo sensuale come Histoire d’O. Un racconto di formazione sentimentale in cui si mescolano il reportage bohémien e la scrittura più alta.
“Collages” di Anaïs Nin. E/O editore.
In una terra lontana c’è una città chiamata Alveridgea, è un porto di mare, una città divisa in due dove cani e gatti vivono in quartieri separati, e sono i gatti a detenere il potere. Da quelle parti, in un giorno d’inverno, un cucciolo di segugio viene abbandonato sui gradini gelati dell’orfanotrofio nella Zona Canina. Per il piccolo Arthur Snout la strada è tutta in salita fin dall’inizio: non conosce né la madre né il padre, ma conosce benissimo la solitudine e la sofferenza. Pur adottato dall’amorevole coppia che manda avanti l’orfanotrofio, rimane infatti una creatura isolata, vittima delle prepotenze dei più forti, tanto da guadagnarsi subito il soprannome di “Cane Solitario”, che gli resterà appiccicato per sempre. Gli anni passano e Cane Solitario cresce nel suo quartiere operaio, in mezzo a bande di motociclisti e lattai, dove ogni cosa è sbiadita, compresi i sogni. Ma è proprio in quelle strade desolate che scopre qualcosa che segnerà per sempre la sua vita: il blues, il blues grezzo e graffiante che si strilla nei club e nelle bettole più squallide. Cacciato dalla sua città, incompreso, perseguitato e in fuga con una taglia sulla testa, Cane Solitario porta con sé quel suo primo amore, la musica, e il solo amuleto in grado di proteggerlo e di farlo sentire meno solo: l’inseparabile chitarra che tiene a tracolla. Di villaggio in villaggio il giovane Segugio suona e canta, fino ad approdare a una piccola radio clandestina da cui le sue canzoni partono e fanno il giro del mondo, diventando leggenda. Quando il suo unico amico finisce in galera e ad Alveridgea i gatti si preparano a una nuova offensiva, Cane Solitario decide di tornare e affrontare il suo destino. Ma potrà un timido e riluttante eroe, armato solo di una chitarra, cambiare il corso della storia?
“La leggenda di Cane Solitario” di Ivan Clarke e Stu Duval. Mondadori editore.
Lilith, madre di tutti i demoni, è stata distrutta. Ma quando gli Shadowhunters arrivano a liberare Jace, che lei teneva prigioniero, trovano soltanto sangue e vetri fracassati. E non è scomparso solo il ragazzo che Clary ama, ma anche quello che odia, suo fratello Sebastian, il figlio di Valentine. Un figlio determinato a riuscire dove il padre ha fallito e pronto a tutto per annientare gli Shadowhunters. La potente magia del Conclave non riesce a localizzare né l’uno né l’altro, ma Jace non può stare lontano da Clary. Quando si ritrovano, però, Clary scopre che il ragazzo non è più la persona di cui si era innamorata: in punto di morte Lilith lo ha legato per sempre a Sebastian, rendendolo un fedele servitore del male. Purtroppo non è possibile uccidere uno senza distruggere anche l’altro. A chi spetterà il compito di preservare il futuro degli Shadowhunters, mentre Clary sprofonda in un’oscura furia che mira a scongiurare a ogni costo la morte di Jace? Amore. Peccato. Salvezza. Morte. Quale prezzo è troppo alto per l’amore? Di chi ci si può fidare, quando peccato e salvezza coincidono? Ma soprattutto: si possono reclamare le anime perdute?
“Shadowhunters 5. – Città delle anime perdute” di Cassandra Clare. Mondadori editore.
Sophia Petheram ha diciassette anni quando, dopo la morte del padre, attraversa in carrozza la selva intricata e spettrale che conduce alla tenuta di Wyndriven Abbey, in Mississippi. Qui sta per conoscere finalmente il ricco amico di famiglia che la prenderà in custodia: monsieur Bernard de Cressac. Fin dall’arrivo nella nuova dimora, Sophia si trova a vivere nel lusso più sfrenato, viziata e accontentata nei minimi capricci. La ragazza è affascinata dalla generosità e dal carisma di monsieur Bernard. Lui le impedisce, però, di ricevere visite e, in sua assenza, la affida all’occhio vigile di Odette, una giovane dama di compagnia francese. A spaventare Sophia è il passato del facoltoso tutore, sposato più volte: le sue mogli sono morte in circostanze misteriose e la ragazza ne intravede i fantasmi. Hanno tutte i capelli rossi, con sfumature color bronzo e oro. Proprio come lei. Ma se l’amore è un assassino meraviglioso, Sophia vuole scoprirne il volto.
“La camera di sangue” di Jake Nickerson. Mondadori editore.
GIALLI, THRILLER E NOIR
Napoli, Anno del Signore 1229. La scia di omicidi lasciata da uno sfuggente cavaliere, armato di una lancia infuocata, spinge l’inquisitore Konrad von Marburg a indagare sui Luciferiani. Pare infatti che tutte le vittime appartengano a questa setta, devota a un misterioso mantello astrologico. Ma il mantello è caduto nelle mani del magister medicinae Suger de Petit-Pont, cacciato dall’università di Notre-Dame, che è disposto a riconsegnarlo ai Luciferiani in cambio di una pietra dai poteri inimmaginabili. Giunto a Napoli per vendere una reliquia, Ignazio da Toledo resterà coinvolto nella vicenda al punto da essere ritenuto responsabile di quei delitti e accusato da von Marburg. Per trovare una via d’uscita e dimostrare la sua innocenza, Ignazio inizierà la propria indagine per scoprire la verità sul mantello astrologico e sulla setta dei Luciferiani. Cosa nascondono? Qual è il loro oscuro legame con un libro scritto dal gigante Nembrot, primo re di Babilonia?
“Il labirinto ai confini del mondo” di Marcello Simoni. Newton Compton editore.
Quando l’imprenditore altoatesino Franz Xaver Spechtenhauser salta in aria col suo Cessna privato, nessuno dubita che si tratti di un omicidio. La spettacolare rapina a un furgone portavalori carico di lingotti porta gli investigatori sulla pista di un omicidio firmato da una potente organizzazione criminale, ma presto dal passato dell’imprenditore emergeranno prove che costringeranno gli inquirenti a riscrivere la storia di Spechtenhauser. Chi era davvero l’imprenditore? Un rispettabile padre di famiglia o un tiranno? Un criminale filonazista o un benefattore? Un politico corrotto o un ambasciatore di pace? Un professionista delle onlus o un trafficante internazionale? A indagare sul caso è ancora una volta il commissario Laurenti con l’aiuto della fedele e inappuntabile ispettrice Pina Cardareto e della sua allieva Xenia Ylenia Zannier. Chi ha ucciso Spechtenhauser? E perché?
“Il suo peggior nemico” di Veit Heinichen. E/O editore.
Pierre ha 27 anni e una vita segnata da gravi lutti, dolorosi abbandoni e burrascosi trascorsi con la giustizia. Col tempo e sotto la guida del vecchio Émile, allenatore dai modi spicci ma dal cuore grande, ha imparato a sfogare la rabbia con la boxe, fino ad arrivare a un passo dal titolo europeo. Anche in questo campo, però, il destino sembra remargli contro: pugile alla deriva, ha appena perso un combattimento di troppo. Il ragazzo, confuso e deluso, si rifugia nell’alcool e per integrare il magro stipendio da cameriere prende in considerazione l’offerta del suo amico Sergej, tassista e rifugiato politico, che gli propone di sbrigare un “lavoretto” per Lazlo, uno strozzino di sua conoscenza. Ma il giorno dopo Lazlo viene ritrovato morto e orrendamente torturato, e Pierre, accusato di omicidio, si ritrova d’un tratto catapultata in un intrigo molto più grande di lui. Incalzato da poliziotti francesi, ex membri della Legione straniera e criminali di guerra, Pierre è costretto ad affrontare i fantasmi che lo tormentano fin dall’infanzia e l’ennesima, tremenda delusione di sentirsi manovrato come un burattino e tradito da tutti coloro che riteneva amici. Come un aquilone non più trattenuto da alcun legame.
“Il paradosso dell’aquilone” di Philippe Georget. E/O editore.
Tempo di vacanza per l’ispettore Stucky, tempo di lasciare Treviso e i suoi piccoli dilemmi. E cosa c’è di meglio di un campeggio naturista in Croazia, per lasciarsi andare nell’aria calda? Ah, stare distesi a guardare Argo, il cane salsiccio, inseguire voli di insetti tra certi corpi davvero esemplari. Ma un poliziotto non è mai in vacanza. Il delitto lo insegue fin lì. Ha il volto di un marinaio impiccato, racconta storie di mare. Questo romanzo ci porta nel sole e nel vento, in spiaggia e sulle onde dell’Adriatico, il mare stretto. Ci fa sognare approdi e arrembaggi dal terrazzino pacifico di un ristorante sull’acqua. Partiamo in moto e ritorniamo in automobile, al volante una nuova compagna di viaggio.
“Si fa presto a dire Adriatico” di Fulvio Ervas. Marcos y Marcos editore.
Beirut, 2006. Carrie Mathison, agente speciale della CIA, è vittima di un’imboscata mentre cerca di avvicinare il suo nuovo contatto, nome in codice Usignolo. Qualcuno ha fatto saltare la sua copertura, e non può che essere qualcuno dall’interno. Carrie affronta a muso duro il suo capo che, senza alcuna spiegazione, le toglie l’incarico e la rispedisce a Langley, la sede centrale della CIA. Esperta nel riconoscimento e anticipazione di schemi comportamentali, Carrie è fermamente convinta che un attacco terroristico sia imminente. Convinzione che, per l’agente speciale in continua lotta con un disturbo bipolare della personalità, si trasforma in una vera e propria ossessione. Tanto da spingerla a compiere un gesto di insubordinazione che potrebbe costarle la carriera e che invece le permette di trovare il legame tra Usignolo e Abu Nazir, il leader di Al-Qaeda in Iraq. Un attacco terroristico è davvero alle porte, va fermato a ogni costo. E Carrie è disposta a rischiare tutto pur di riuscirci.
“Homeland” di Andrew Kaplan. Mondadori editore.
Grande è la sorpresa di Publio Aurelio quando, coinvolto nel crollo di un’antica tomba sull’Esquilino, rinviene al suo interno lo scheletro di una donna orribilmente inchiodata al sepolcro. Nessuno ha mai sentito parlare di simili riti barbarici nell’Urbe, anche se in alcune remote province dell’Impero si vagheggia di demoni femminili dai piedi di bronzo, chiamati dai greci “empuse”, che userebbero sedurre giovani maschi di bell’aspetto per portarli lentamente alla morte, succhiandone le forze vitali o addirittura il sangue: secondo le leggende di quei lontani popoli, uccidere le “empuse” non basta, occorre inchiodarne il corpo per impedire loro di risorgere nuovamente dal sepolcro. Alieno da ogni superstizione, il senatore risale presto alla proprietaria della tomba, Festia Velthinia, la matriarca di una famiglia di origine etrusca. Tuttavia, quando si reca nella sua casa per interrogarla, trova la vecchia sul letto appena morta, circondata dai suoi nipoti ed eredi. Accanto a loro una donna incredibilmente seducente, Sofia Sofiana, e la cugina povera Lavinia, ragazza poco ligia alle convenienze… A complicare le cose c’è la diceria circa un tesoro che il fratello di Fastia, Velthur detto l’Avvoltoio, avrebbe nascosto nei boschi di proprietà della famiglia. E naturalmente non mancano i personaggi cari a chi segue Publio Aurelio sin dalle sue prime indagini: l’astuto liberto Castore, la matrona Pomponia afflitta da un eccesso di atrabile e il medico Ipparco, tutto preso dal progetto di costruire il primo grande valetudinarium di Roma per ricoverarvi i suoi pazienti, a spese di Aurelio…Con lo humour e la precisione che conosciamo, ma con una sapienza sempre più raffinata nel costruire intrecci narrativi ricchissimi, Danila Comastri Montanari dà vita a un giallo avvincente che al brivido del mistero aggiunge scorci entusiasmanti di storia della Roma antica. Dopo l’ultima avventura egiziana di Tabula rasa, Publio Aurelio torna a casa e – tra le cascate della Marmora e l’apparizione di creature molto simili ai moderni vampiri – ci appassiona, ci diverte, ci sorprende come e più di sempre.
“Pallida mors” di danila Comastri Montanari. Mondadori editore.
RAGAZZI
Perché il lavoro è così importante nella nostra Costituzione? Cosa si intende per “lavori umili” e perché si dice che gli italiani non li vogliono più fare? Che cos’è il lavoro minorile? Che cos’è la disoccupazione? Che cos’è l’articolo 18? La scuola prepara i giovani al mondo del lavoro? Una delle prime domande sul futuro che si pone un ragazzo è proprio quella sul lavoro. Cosa farò da grande? Questo libro parte dalla stessa domanda e ci porta nel mondo di domani. Età di lettura: da 9 anni.
“Il lavoro spiegato ai ragazzi” di Pietro Ichino. Mondadori editore.
SAGGI
L’ombra e la grazia si possono considerare categorie esistenziali, metafore, per esprimere la dignità ferita e quella salvata. L’ombra è l’altra faccia della luce, come la pesantezza lo è della grazia. Vi è qualcosa di misterioso in tale intrinseca relazione tra lacrime e sorrisi, tra tristezza dell’anima e apertura alla speranza, a cui Eugenio Borgna presta attento ascolto e dà voce, riflettendo sulla dignità della persona, sul suo valore, nelle sue varie declinazioni, umbratili e luminose. La dignità è un valore etico fondamentale ed è la fonte dei diritti umani, tuttavia è stata crudelmente lacerata nel corso della storia, non ultima da quella psichiatria che ha distinto le vite degne di essere vissute da quelle che non lo sarebbero. Il problema del rispetto dell’altro si ripropone nell’ambito della cura, al centro della quale sta la fragilità del malato, fisico o psichico, esposto alla sofferenza della malattia e all’angoscia della morte. Il discorso sulla dignità non concerne solo l’aspetto doloroso dell’ombra, riguarda anche l’attesa del futuro e dell’ignoto. Le attese altrui vanno riconosciute e rispettate, per non fare al prossimo quanto non vorremmo fosse fatto a noi. Siano esse le attese di chi sta male o di chi per qualche ragione sia vulnerabile, occorre rispettarne la fragilità e la sensibilità, le quali non potranno proteggere la dignità dai colpi inferti dalla vita, ma consentono una più acuta e umana comprensione del lato oscuro dell’essere, della parte invisibile delle cose, dando insieme risposta al bisogno di accoglienza delle persone. Queste dovrebbero essere sempre considerate degne di gentilezza d’animo e di mitezza, di ascolto e di condivisione della loro gioia, e della loro sofferenza. Nella consapevolezza che negli abissi dell’anima si scorge il senso profondo del nostro destino.
“La dignità ferita” di Eugenio Borgna. Feltrinelli editore.
Un club esclusivo di poche migliaia di persone, non elette democraticamente, che decide i destini di intere popolazioni, in grado di manipolare i mercati finanziari e di imporsi sulla politica e sugli Stati. Chi sono, come agiscono e quali obiettivi hanno i banchieri – i famigerati bankster – che guidano i giochi delle banche centrali e vivono sulle spalle della classe media e dei ceti più poveri? Il libro di Ciarrocca riesce a mappare il genoma della finanza mondiale attraverso la rete di società finanziarie e industriali che di fatto controllano l’economia mondiale, e ne denuncia la pericolosità. Ecco come i grandi istituti commerciali azionisti delle banche centrali, innanzitutto la Federal Reserve e la Bce, riescono a veicolare le informazioni e a tirare le fila del capitalismo mondiale. Il prezzo di materie prime, azioni, obbligazioni, valute, non è frutto di una contrattazione libera, quella è solo una messa in scena. La realtà è ben diversa: sono i bankster a condurre il gregge dei piccoli risparmiatori e dei contribuenti, complici le agenzie specializzate come Moody’s e Standard & Poor’s e i governi loro alleati, pronti a scaricare sulla collettività il peso delle crisi e l’onere di generare nuovo cash. Come uscirne? La proposta c’è, e l’autore ce la illustra. I cittadini sarebbero finalmente svincolati dai diktat della finanza, e i governi non dovrebbero più cedere il potere di creare moneta alle grandi banche commerciali, la cui influenza sarebbe ampiamente ridimensionata. Una rivoluzione dalla parte della gente che lavora e dell’economia reale.
“I padroni del mondo” di Luca Ciarrocca. Chiarelettere editore.
Il 1913 è l’anno chiave del Novecento, l’anno che avrebbe plasmato tutto un secolo. A dispetto dell’incombente tragedia – lo scoppio della prima guerra mondiale -, cento anni fa si manifestarono un fermento e una fecondità di opere e di talenti senza pari. La letteratura, l’arte e la musica sono ancora estranee alla perdita dell’innocenza che l’umanità avrebbe sperimentato di lì a poco, e tutto sembra possibile. Così, mentre Franz Kafka arriva quasi a impazzire d’amore, Ernst Ludwig Kirchner disegna le cocotte di Potsdamer Platz; Virginia Woolf ha pronto il suo primo libro mentre Robert Musil consulta un neurologo; Thomas Mann pensa alla Montagna magica e Oskar Kokoschka compra una tela grande quanto il letto dell’amata Alma Mahler; Igor Stravinskij festeggia la prima assoluta di Le sacre du printemps e incontra la sua futura amante, Coco Chanel; D.H. Lawrence fugge con la donna che gli ispirerà il personaggio di Lady Chatterley; Picasso e Matisse vanno a cavallo insieme; Freud e Jung incrociano le spade; Louis Armstrong si esibisce per la prima volta in pubblico e Charlie Chaplin firma il suo primo contratto con una casa cinematografica; Prada inaugura a Milano la sua prima boutique; Ernst Jünger, diciotto anni, fa le valigie e parte per arruolarsi nella legione straniera; montando la ruota anteriore di una bicicletta su un comune sgabello da cucina Marcel Duchamp compie la grande rivoluzione concettuale del Novecento; ad Augusta un arguto quindicenne di nome Brecht scrive su una rivista studentesca. A Monaco, un uomo venuto dall’Austria dipinge acquerelli con le vedute della città e cerca di venderli. Si chiama Adolf Hitler. Con grande maestria letteraria e uno stile non privo di ironia, Florian Illies ci conduce lungo un immaginario quanto piacevole viaggio attraverso queste e tante altre storie che messe insieme formano un’incredibile storia culturale.
“1913” di Florian Illies, Marsilio editore.
Siamo vittime di un grande inganno? Ci hanno raccontato una storia non vera? La storia dell’umanità è da riscrivere? Un libro che rivela ciò che non deve essere detto. Un libro che aiuta a comprendere come le dottrine giudaico-cristiane hanno diffuso di comune accordo un grande inganno. Un libro che spiega ciò che i dogmatismi religiosi nascondono sotto la coltre del mistero della fede.. Un libro per capire quante sono le convinzioni errate che abbiamo sulla Bibbia. Un libro che non pretende di fornire verità, che nessuno possiede, ma che svela le menzogne evidenti. Un libro che spiega come la frode deliberata e la buona fede hanno cooperato per costruire la favola del dio biblico. Un libro che fornisce elementi fondamentali per riflettere in modo autonomo. Un libro per chi non ha paura del dubbio. Un libro per liberi pensatori.
“La Bibbia non è un Libro Sacro”di Mauro Biglino. Uno Editore.
La crisi economica scoppiata nel 2008 con il fallimento della banca d’affari americana Lehman Brothers sembra non avere fine, in Italia come nel resto d’Europa: nonostante i governi e gli economisti si arrovellino sulle misure da adottare, le aziende chiudono, la disoccupazione aumenta, i consumi crollano. E la responsabilità della recessione in corso è stata addossata, di volta in volta, al mercato dei mutui statunitensi – i famigerati «subprime» -, allo strapotere della finanza, al peso schiacciante del debito pubblico. Cambiando decisamente prospettiva, Federico Rampini non si chiede a «che cosa» imputare la colpa ma piuttosto a «chi», e senza alcuna esitazione afferma: «I banchieri sono i grandi banditi del nostro tempo. Nessun bandito della storia ha mai potuto sognarsi di infliggere tanti danni alla collettività quanti ne hanno fatti i banchieri». Dall’osservatorio privilegiato degli Stati Uniti, dove la crisi ha avuto inizio, Rampini racconta chi sono i banchieri di oggi, come abbiano potuto adottare comportamenti tanto perversi, assumersi rischi così forti e agire in modo talmente dissennato da provocare un’autentica Pearl Harbor economica, sprofondando l’Occidente nella più grave crisi degli ultimi settant’anni. E tutto questo, contando sempre sulla certezza dell’impunità. A pagare i loro errori sono infatti i cittadini dei paesi sulle due sponde dell’Atlantico, e il prezzo è altissimo: crescenti diseguaglianze, precarietà del presente, paura del futuro. È anche alle loro «piccole» storie che Rampini rivolge lo sguardo, le storie di chi deve affrontare ogni giorno i pesanti e spesso umilianti cambiamenti di stili e condizioni di vita indotti dalle spericolate manovre dell’«alta finanza». Perché, se le risorse impiegate per salvare gli istituti bancari sono immense, ben poco i governi hanno fatto per l’economia reale, sotto forma di crediti agevolati alle famiglie o alle imprese, che ne hanno bisogno per consumare, investire, assumere. Eppure, afferma Rampini, forse una via d’uscita da questo tunnel apparentemente infinito esiste, ed è quella indicata dal presidente Obama con il nome di «resilienza». Cioè la capacità di resistere agli shock, di risollevarsi e di ritrovare un equilibrio, indirizzando ogni sforzo verso l’attuazione di politiche che sappiano arginare gli «spiriti animali» del mercato e investire invece nell’istruzione, nella riqualificazione professionale dei disoccupati, nelle reti di protezione sociale, nella ricerca scientifica. Che è poi l’unico modo per insegnare alle nuove generazioni come crescere in un mondo destinato a un perpetuo squilibrio.
“Banchieri” di Federico Rampini. Mondadori editore.
Secondo un noto adagio, la mela non cade mai lontano dall’albero, ossia un figlio assomiglia sempre ai suoi genitori. Ma i bambini descritti in questo libro sono mele cadute altrove, in un altro frutteto, a volte in un altro mondo. Sono sordi o nani, affetti da sindrome di Down, autismo, schizofrenia o molteplici gravi disabilità; sono bambini prodigio, bambini concepiti in uno stupro o che commettono reati, sono transgender. Eppure, le loro famiglie, spesso accomunate da un profondo senso di isolamento, imparano a tollerare, accogliere e infine a essere orgogliose di figli tanto diversi. Giorno dopo giorno, questi genitori cercano di rispondere a una domanda cruciale: fino a che punto è possibile accettare i figli per quello che sono, aiutandoli, magari anche contro le proprie aspettative e i propri desideri, a trovare la loro autentica identità? Attingendo a quarantamila pagine di trascrizioni di interviste condotte con oltre trecento famiglie, Andrew Solomon esplora l’universo della diversità e della sofferenza, in un racconto corale in cui si intrecciano le molteplici esperienze di persone normali poste di fronte a sfide eccezionali. Che si tratti di impianti cocleari per sordi, di allungamento degli arti per bambini affetti da nanismo, di interventi chirurgici di riassegnazione del sesso, l’approdo finale di questo viaggio nella differenza è la conquista della compassione. Per molte famiglie, infatti, prendersi cura di un figlio difficile è un’esperienza che unisce e trasforma; la maggior parte di esse trova appoggio in comunità di persone che condividono le medesime difficoltà; alcune scoprono una ragione per scegliere l’attivismo e rivendicare così una condizione originariamente temuta. Tutte, infine, si ritrovano arricchite in modi che non avrebbero mai immaginato. Perché la diversità rinsalda i legami, e l’intimità con il dolore favorisce l’accoglienza, insegna il linguaggio dell’identità e porta ad amare al di là della differenza. Dirompente e personalissimo, Lontano dall’albero indaga a fondo i temi della generosità, dell’accettazione e della tolleranza, gettando uno sguardo nuovo sul mondo della diversità.
“Lontano dall’albero” di Andrew Solomon. Mondadori editore.
FUMETTI
Unastoria è la storia di un uomo che va in pezzi. Silvano Landi, scrittore di successo lasciato dalla moglie, alla soglia dei cinquant’anni finisce in un ospedale psichiatrico. Lo hanno trovato in stato confusionale su una spiaggia. Sembra non comprendere più la realtà e disegna ossessivamente due cose che ricorrono nelle sue visioni: una stazione di servizio e un grande albero spoglio. Landi è affascinato dalle lettere ritrovate del bisnonno, soldato nella carneficina della Prima guerra mondiale, che dalle trincee scriveva a casa. Sempre a un passo dalla morte, ma animato da un’incrollabile volontà di vivere per poter tornare un giorno dalla moglie e dal figlio. Le due storie, il presente di Silvano Landi e il passato del suo avo Mauro, si intrecciano e diventano unastoria. La storia della fragilità di ognuno di noi, sospesi tra la bellezza e il continuo sentimento della sua perdita, tra la dolcezza e la tragedia della vita. Sotto i cieli dipinti ad acquerello di una natura magnifica e indifferente, splendida e crudele, Gipi disegna piccole donne e piccoli uomini di ieri e di oggi, le lacrime e le speranze che da sempre ci segnano il viso. Unastoria è la storia di quel punto di svolta nella vita oltre il quale si affaccia alla coscienza, d’un tratto, la paura di invecchiare e morire. È la storia di una caduta nell’abisso. E di come però, nonostante tutto, ogni volta ci si può rialzare.
“Unastoria” di Gipi. Coconino Press editore.
VARI
Da Alberto Bevilacqua a Dacia Maraini, Maurizio Costanzo, Carla Vangelista, Mariella Nava, oltre 20 autori, artisti e personaggi noti italiani si raccontano, portando la propria esperienza di relazione con un cane. Storie brevissime o di respiro più ampio costituiscono i tasselli di un variegato mosaico di episodi buffi o commoventi, aneddoti e racconti che fanno riflettere, conducendo il lettore a scoprire e a ritrovare il senso profondo di un legame che dura da millenni: l’amicizia fra l’uomo e il cane. Attraverso le testimonianze dirette di chi ha fatto del cane il compagno della propria vita, il libro affronta le tante sfaccettature del rapporto dell’uomo con l’animale più fedele. La prefazione di Roberto Marchesini fornisce inoltre le chiavi di interpretazione scientifica dei comportamenti canini. Senza facili conclusioni, il lettore troverà numerosi e inediti spunti sui quali riflettere e riconsiderare il rapporto col proprio cane.
“Storie di cani e di amicizi”di AA.VV. De Vecchi Editore.
“Ciao ragazzi, io sono Blasco, sono molto peloso e sembro una pecora, ma discendo dal lupo, anche se nel mio caso non si direbbe proprio! Forse credete che io non parli, ma che abbai soltanto. Invece, come tutti i cani, ho il mio linguaggio, che vi dice se sono felice, se ho paura, se sto per mordervi perché mi avete fatto arrabbiare, se voglio giocare, se voglio essere coccolato, se sono stanco e voglio essere lasciato in pace. La mia vita in mezzo agli umani è molto piacevole e la vostra vita con me e i miei colleghi cani può essere molto piacevole: dobbiamo solo imparare a conoscerci bene e a rispettarci a vicenda, perché noi siamo degli esseri viventi e non dei giocattoli. Anzi, siamo un po’ come dei ragazzini, quindi bisogna saperci prendere. Seguitemi, e vi racconterò le mie avventure. Intanto, una leccatina sul naso, tanto per gradire.”
“Vita da cani” di Marina Morpurgo. Feltrinelli editore.
Di Paolo Borsellino, del suo esempio e del suo lavoro di contrasto alla mafia, si è sempre parlato molto. Negli ultimi tempi, forse, si parla di più della sua morte e dei misteri che la avvolgono. Ma della famiglia Borsellino, dell’uomo anziché del magistrato, non si sa tanto. Fin dai primi, terribili giorni dopo l’attentato di via D’Amelio, infatti, la moglie Agnese e i figli Lucia, Manfredi e Fiammetta – allora poco più che adolescenti – hanno mantenuto uno stretto riserbo e sono intervenuti solo raramente nel dibattito mediatico. All’inizio di quest’anno, la signora Agnese, che combatteva contro un terribile male, ha voluto raccontare la sua vita a Salvo Palazzolo, per lasciare dietro di sé – ai figli, ai nipoti, alle persone che mantengono vivo il ricordo di Paolo Borsellino e, in definitiva, a tutti gli italiani – i ricordi di un’esistenza segnata dall’amore per un eroe civile che era anche un uomo normale, innamorato della moglie, giocoso con i figli, timido ma provocatorio, generoso e indimenticabile. Agnese Borsellino se n’è andata il 5 maggio 2013, ma le sue parole sono rimaste impresse in questo libro, un libro carico di amore, di dolore, di indignazione e di speranza per il futuro del nostro paese. “Cara mamma, ci hai fatto un gran bel regalo, in parte anche inaspettato. […] Neanche noi figli conoscevamo tutti gli aneddoti e le confidenze che – stupendoci – ci hai voluto lasciare in questo racconto, prima che la tua malattia prendesse definitivamente il sopravvento. […] C’è tutto questo e molto altro ancora nelle pagine che ci hai lasciato in dono: non sono una biografia, una raccolta di testimonianze o una ricostruzione storica di eventi più o meno noti. Queste pagine sono molto di più: il tuo ultimo atto d’amore verso papà, anzi sono la vostra storia d’amore.” Manfredi Borsellino
“Ti racconterò tutte le storie che potrò” di Agnese Borsellino e Salvo Palazzolo. Feltrinelli editore.
Disinnesca la tua psicotrappola: tu l’hai attivata, l’hai costruita involontariamente, ma ora ne sei prigioniero. Come hai fatto? Hai ripetuto comportamenti che all’inizio ti hanno risolto dei problemi: erano soluzioni efficaci, dunque le hai applicate sempre, senza preoccuparti dei risultati. In verità, sono loro la tua psicotrappola: le tentate soluzioni fallimentari. Ti sei complicato la vita da solo, ti sei avvolto nelle catene proprio come faceva Houdini, solo che tu lo hai fatto senza rendertene conto, e ti ritrovi intrappolato. In queste pagine puoi trovare le istruzioni per capire come si sono strutturati i tuoi disagi, come fare per star meglio, per essere di nuovo consapevole dei tuoi meccanismi. Se hai innescato la tua psicotrappola, qui troverai sempre la tua psicosoluzione.
“Psicotrappole“ di Giorgio Nardone. Ponte alle Grazie editore.
Perché le lettere continuano a suscitare tanto fascino pur nell’epoca del trionfo di Internet e della posta elettronica? Ricostruire i retroscena della vita di un grande personaggio storico o di uno scrittore è una forma di voyeurismo intellettuale o un modo per coglierne la vita personale e interiore pur senza violarne l’intimità? Per millenni le lettere hanno plasmato la storia e l’esistenza degli individui: la digitalizzazione della comunicazione e l’avvento delle e-mail hanno cancellato la vitalità e l’autenticità di un semplice foglio infilato in una busta affrancata. Simon Garfield non intende certo lanciarsi in una crociata contro il progresso informatico; piuttosto, vuole riaffermare «il romanticismo della posta», in epoche in cui gli scambi epistolari fornivano «il tramite silenzioso di ciò che era importante e accessorio», «descrivevano le gioie e le sofferenze più intense dell’amore». L’autore prefigura un mondo senza lettere e francobolli, e al tempo stesso celebra un aspetto centrale del nostro passato, una modalità di scambio basata sulla riflessione e il rispetto. Storia, aneddotica, curiosità si intrecciano in un racconto venato di erudizione e ironia, dalle tavolette anonime della Britannia romana fino ai nostri giorni: i capolavori di Cicerone e Seneca, le passioni che infuocavano Anna Bolena e Napoleone, l’anonima vita quotidiana di Jane Austen, l’incontenibile esuberanza epistolare di Madame de Sévigné. Il feticismo collezionistica di Garfield non è altro che una dichiarazione d’amore per le lettere, per il semplice «fruscio di una busta», per la loro intimità e intrinseca completezza: «Un mondo senza lettere sarebbe sicuramente stato un mondo senza ossigeno».
“L’arte perduta di scrivere le lettere” di Simon Garfield. Ponte alle Grazie editore.
Accanto alla vita che viviamo, alla nostra vita, ci sono «le altre: quelle che non abbiamo potuto o voluto vivere, cariche di desideri e di bisogni rimasti insoddisfatti. La loro presenza ci accompagna sempre, e spesso assume la forma del rimpianto e della frustrazione; ma se le osserviamo bene, se riflettiamo su di esse, scopriamo che sono proprio queste strade non percorse a delineare ciò che siamo. È la non soddisfazione del desiderio a plasmarci, a creare le coordinate con cui ci muoviamo nel mondo. Crescere, diventare grandi, significa sapere come rendere i nostri bisogni compatibili con la realtà, e se non provassimo frustrazione non potremmo mai provare soddisfazione; senza impossibilità non c’è pienezza della vita, così come non possiamo amare veramente qualcuno se prima non abbiamo scelto di non amare qualcun altro. In questo libro, così attuale e così utile in un mondo che sembra invece aver fatto del rifiuto dei limiti la sua ultima sfida, il pensatore più brillante nel panorama psicoanalitico attuale rompe ancora una volta la superficie rigida delle certezze per portare alla luce i delicati meccanismi del nostro io, guidandoci a un’accettazione che non è rinuncia, ma consapevolezza.
“In lode della vita non vissuta” di Adam Phillips. Ponte alle Grazie editore.
Da sempre e a tutte le latitudini, attorno al cibo l’umanità ha costruito una quantità di gesti e significati: offerta e ricevimento, piacere, trasformazione, esplorazione, tabù, condivisione, astinenza, terapia, rito… In questo libro Maria Rosa Teodori e Giuseppe Conte ci riportano in contatto con la ricchezza di tutte queste dimensioni, guidandoci – lei dalla cucina, lui, per così dire, dalla biblioteca – in sei percorsi alla ricerca delle ricette in cui esse prendono forma e sapore: dall’India al Profondo Nord, dai Nativi americani all’estremo Oriente, dal deserto alle cucine dei nostri monasteri e del nostro mare. Sono le ricette scoperte durante i loro viaggi, ricette buone e «facili da eseguire», e scelte accuratamente pensando che il loro potere nutritivo «si moltiplicherà, perché gioverà anche all’anima». Questo libro, buono in cucina e anche in biblioteca, accanto ai piaceri del cibo e quelli dello spirito ci regala anche il piacere della lettura e le atmosfere, le emozioni, le storie di amici speciali che si sono seduti attorno alla tavola di Maria Rosa e Giuseppe, una tavola grande come tutto il mondo, e alle sue Novantanove ricette.
“La cucina dell’anima” di Giuseppe Conte e Maria Rosa Teodori. Ponte alle Grazie editore.
Inventore della radio? Molto di più. Guglielmo Marconi è stato il padre del wireless, il profeta dell’era digitale. Dai telefoni cellulari agli smartphone, dai tablet al navigatore satellitare, non c’è oggetto del nostro paesaggio tecnologico che non risalga a lui: un genio italiano che alla fine dell’Ottocento ha inventato il Terzo Millennio. Quasi un precursore dei vari Steve Jobs e Bill Gates: fisico dilettante, fa i suoi primi esperimenti nella soffitta di casa (l’equivalente dei garage della Silicon Valley); fonda a Londra una delle prime startup; brevetta ogni idea e la difende nei tribunali; sfida i mercati internazionali e usa i mass media con il talento di un grande comunicatore. In questo libro, Riccardo Chiaberge ci fa scoprire un Marconi che non conoscevamo: più imprenditore che uomo di scienza, mezzo italiano e mezzo britannico, sempre in movimento tra Roma, Londra e New York, tra le scogliere della Cornovaglia e i ghiacci del Canada. E svela anche il Marconi privato, figlio problematico, marito difficile, padre assente e inguaribile donnaiolo, facendo luce sui risvolti più imbarazzanti del suo carattere, dall’adesione al fascismo agli scandali politici. Wireless è il racconto appassionante di un’avventura umana e tecnologica che attraversa l’Europa tra due secoli, dalla Belle Époque alle guerre mondiali, incrocia monarchi e tiranni, dalla regina Vittoria a Mussolini, scienziati come Tesla, Edison, Bell, ma anche artisti e intellettuali, tenori come Caruso, scrittori come Kipling, D’Annunzio e Conan Doyle. E una schiera di figure femminili: la madre Annie Jameson, irlandese come la prima moglie Beatrice O’Brien, la suffragetta americana Inez Milholland, l’attrice Francesca Bertini, fino alla contessa Cristina Bezzi-Scali, che Guglielmo sposa in seconde nozze. Sulla scorta di documenti inediti, Chiaberge ricostruisce i momenti cruciali della vita di Marconi, restituendo fuori dal mito e dall’agiografia l’avvincente ascesa di un uomo geniale, dalla personalità complessa e dal fascino travolgente.
“Wireless” di Riccardo Chiaberge. Garzanti ediore.
Originario di una famiglia di modesti marinai e marinaio lui stesso, Garibaldi scelse fin da giovane di consacrare la propria esistenza alla causa della libertà. Dapprima in America latina, dove combatté per circa quindici anni al servizio dei democratici del Rio Grande do Sul e dell’Uruguay, poi in Italia, dove questo guerrigliero disinteressato consolidò la sua leggenda. Personaggio dalle diverse sfaccettature, immortalato con la camicia rossa, che fa di lui un simbolo vivente e che indossano anche i suoi compagni d’arme, Garibaldi resterà fino alla sua morte e oltre «l’eroe dei due mondi», l’uomo che più ha operato per l’emancipazione e l’unità d’Italia, prima di lottare per la pace tra i popoli e per una maggiore giustizia sociale. Fedele ai suoi impegni e desideroso di estinguere il «debito» di ideali che egli dice di aver contratto con la Francia, seminfermo e sofferente di reumatismi articolari, a quasi settant’anni sbarca a Marsiglia con un centinaio di «camicie rosse» per donare «ciò che resta di lui» al governo della Repubblica e riportare, a Digione, una delle rare vittorie ottenute dall’esercito della Difesa nazionale contro i prussiani..
“Garibaldi” di Pierre Milza. Longanesi editore.
Negli ultimi anni il concetto di competenza è stato proposto con crescente energia come elemento trasversale, al punto tale che oggi si parla correntemente di competenze personali, acquisibili in contesti formali – informali – non formali, necessarie per il mondo del lavoro, per la vita; di competenze qualificanti piuttosto che certificabili. Un concetto nomade, capace di adattarsi ai più svariati contesti: da quelli intimi a quelli istituzionali. Eppure, nella quotidianità qualcosa impedisce a quest’idea di affermarsi come nuovo ed efficace paradigma descrittivo. L’impressione è che dietro l’etichetta della parola «competenza» si nascondano rappresentazioni e definizioni differenti che aprono interrogativi sul sapere, il suo apprendimento e le modalità in cui avviene.
“Dalle competenze al competenziare” di Fabio Rondot. Sonda editore.
Questo è solo uno dei temi affrontati nella fitta conversazione tra Paolo De Benedetti e un interlocutore non credente, Maurizio Scordino, che ne raccoglie il pensiero attraverso i ricordi familiari, i ritratti di quanti hanno avuto a che fare con lui e la rilettura delle molte pubblicazioni teologiche dell’ex direttore editoriale di Bompiani e Garzanti. Temi importanti, ma poco discussi, come possono esserlo quelli legati al concetto di sacrificio offerto a Dio, alla similitudine tra la sofferenza degli animali e la Shoah e al complesso rapporto tra fede e vegetarismo. In Paradiso ad attenderci è il resoconto di un lungo dialogo tra due amici, affettuoso ma non accondiscendente, che propone una nuova direzione per affrontare argomenti di solito visti con sufficienza o come estemporanei, nella benevola (quanto spesso involontariamente offensiva) percezione che l’ambiente, religioso o meno, a essi concede.
“In Paradiso ad attenderci” di Paolo De Benedetti e Maurizio Scordino. Sonda editore.
Declino e caduta di praticamente tutti è una satira raffinata ed esilarante sui più grandi personaggi della storia dell’umanità. Dai faraoni ad Alessandro Magno, da Lucrezia Borgia agli zar russi, questo libro racconta le vicende umane dei grandi della storia, senza risparmiare feroci e brillanti stilettate. Il tutto rigorosamente verificato dal coltissimo, pignolo e finalmente riscoperto Will Cuppy.
“Declino e caduta di praticamente tutti!” di William Cuppy. Add editore.
Tutto nasce da una lettera scritta da un padre innamorato ai propri figli. Una lettera con alcuni suggerimenti per affrontare la vita. Una lettera che poi è cresciuta, si è migliorata, è cambiata ed è arrivata a diventare un manuale o, meglio, un piccolo libro di istruzioni per una vita felice. Ma Le regole di Base, sono regole? Su che cosa? Su tutto, a ben vedere. Partiamo dall’imprescindibile “lavatevi” per arrivare a “stupitevi”, e approdare a “rialzatevi” e poi “credeteci” e “correte” (almeno una maratona nella vita dice Base) fino a “lavorate” (con passione)… Sono questi e molti altri i suggerimenti raccontati con levità, ironia e la simpatia di uno dei volti più noti del mondo della televisione. Un libro ironico, spigliato, a metà tra un diario e un manuale di self help, semplice e divertente come il suo autore. Le regole di Base non è un libro di risposte ai massimi sistemi, ma ci guida ogni giorno nei piccoli passi della vita. Facendoci sorridere.
“Le regole di Base” di Giulio Base. Add editore.
Allan Bay ci guida in un viaggio tra i piatti che ama di più, un percorso nella memoria per raccontare storie, sapori, curiosità. Dalle ricette tradizionali, come lo stoccafisso alla napoletana e la bagna càoda, ad altre più curiose, come l’anatra alla pechinese e la feijoada, passando per le cucine degli chef che meglio sanno realizzare i suoi piatti preferiti, come le tagliatelle con rigaglie di Igles Corelli, la lepre alla royale di Mauro Uliassi, il pollo modernista di Daniel Facen, il fritto misto di Mariuccia Roggero e la cotoletta alla milanese fatta da lui. Ogni piatto è accompagnato da tante fotografie di Manuela Vanni, un reportage che evoca gesti, esperienze, professionalità, rendendo omaggio alla passione di una vita: la grande cucina.
“I piatti della mia vita” di Allan Bay. Feltrinelli Gribaudo editore.
Il calcio moderno profuma di epos antico. Nell’immaginario collettivo, i divi dello sport hanno sostituito gli eroi dell’Odissea e dell’Iliade. Ne era ben conscio Gianni Brera quando scriveva: «Il vero calcio rientra nell’epica… la sonorità dell’esametro classico si ritrova intatta nel novenario italiano, i cui accenti si prestano ad esaltare la corsa, i salti, i tiri, i voli della palla secondo geometria o labile o costante…». Totteide nasce proprio da questa consapevolezza (seria e giocosa a un tempo). E così i topoi della tradizione epica (solennità della struttura metrica; linguaggio “alto”; celebrazione del mito, dell’avventura, della gloria) sono qui utilizzati per raccontare un moderno eroe del calcio: Francesco Totti, simbolo di Roma e della Roma. Perché il rettangolo di gioco è metafora del campo di battaglia; le squadre rappresentano gli eserciti; e i “capitani” sono i “condottieri”. Solo che al posto del novenario l’autore ha scelto l’endecasillabo di dantesca memoria – il più universale dei metri – per celebrare in quasi duemila versi assist e gol, sconfitte e vittorie; per dare una forma mitica a chi (almeno per i tifosi giallorossi) mito lo è già.
“Totteide” di Franco Costantini. Imprimatur editore.
Tutto comincia una sera, quando un regista turco che vive a Roma decide di prendere un aereo per Istanbul, dov’è nato e cresciuto. L’improvviso ritorno a casa accende a uno a uno i ricordi: della madre, donna bellissima e malinconica; del padre, misteriosamente scomparso e altrettanto misteriosamente ricomparso dieci anni dopo; della nonna, raffinata «principessa ottomana »; delle «zie», amiche della madre, assetate di vita e di passioni; della fedele domestica Diamante. Del primo aquilone, del primo film, dei primi baci rubati. Del profumo di tigli e delle estati languide, che non finiscono mai, sul Mar di Marmara. E, ovviamente, del primo amore, proibito, struggente e perduto. Ma Istanbul sa cogliere ancora una volta il protagonista di sorpresa. E lo trattiene, anche se lui vorrebbe ripartire. Perché se il passato, talvolta, ritorna, il presente ha spesso il dono di afferrarci: basta un incontro, una telefonata, un graffito su un muro. I passi del regista si incrociano con quelli di una donna. Sono partiti insieme da Roma, sullo stesso aereo, seduti vicini. Non si conoscono. Non ancora. Lei è in viaggio di lavoro e di piacere, in compagnia del marito e di una coppia di giovani colleghi. Ma a Istanbul accadrà qualcosa che cambierà per sempre la sua vita. Tra caffè e hamam, amori irrisolti e tradimenti svelati, nostalgia e voluttà, i destini del regista e della donna inesorabilmente si sfiorano e, alla fine, convergono. Questo libro è una dichiarazione d’amore a una città, Istanbul. Rossa come i melograni, come i vecchi tram, come i carrettini dei venditori di simit, come certi tramonti sul Bosforo che mischiano lo scarlatto al blu, come lo smalto sulle unghie di una madre molto amata. Ed è, insieme, un libro sull’amore, nelle sue mille sfumature. L’amore che non conosce età, paese, tempo, ragione, differenze di sesso. Che sceglie e basta. Una storia romantica, imprevista e nostalgica che racconta di un regista, di una città e di un ritorno. E poi, come una scatola magica, di una storia nella storia. Proprio come in un film di Ferzan Ozpetek, se decidesse di raccontare la sua.
“Rosso Istanbul” di Ferzan Ozpetek. Mondadori editore.
Siamo abituati a vederlo insieme agli inseparabili Aldo e Giacomo, ma in questo libro Giovanni Storti si presenta in una veste insolita, maglietta e pantaloncini, e ci parla della sua più grande passione fuori dal palco, quella per la corsa. Lo fa alla sua maniera, con la consueta ironia, con un intreccio di leggerezza e profondità. Alternandosi nel racconto con Franz Rossi, compagno di avventure e di allenamenti, Giovanni, instancabile «assaggiatore di corse», pronto a sfidare il caldo come il freddo, a correre di giorno e di notte, a qualsiasi latitudine o altitudine, ci spiega come ha scoperto, o meglio riscoperto, questa vena atletica. Dalle fughe infantili per sottrarsi alle ciabattate materne a una pratica ritrovata, non tanto per motivazioni salutistiche, quanto perché la corsa ha il fascino di una vera arte. Ci addentriamo così, in compagnia dei due protagonisti, negli itinerari delle gare più coinvolgenti, sentiamo con loro la fatica ma anche il piacere di misurarsi con se stessi e con gli altri, la gioia di superare i propri limiti. E soprattutto impariamo a guardare con curiosità ed emozione i luoghi e l’umanità che si incontrano lungo il tragitto. Si aprono davanti a noi scorci di una Milano, quella dei Navigli, dei parchi e della Montagnetta di San Siro, lontana dall’affannata metropoli dell¿immaginario collettivo; una città in cui la poesia «si nasconde negli interstizi della praticità, così come il cielo azzurro negli scampoli rubati al grigio della cappa che ci avvolge». Ma correre significa anche immergersi nella ricchezza e nel mistero della natura, come nei maestosi paesaggi alpini o nei grandiosi scenari islandesi. O scoprire popoli e culture, come nel vivace affresco di Marrakech, città dalle atmosfere contrastanti dove «povertà e bellezza vanno di pari passo» e «i roseti crescono in aiuole contornate da immondizia». Naturalmente è in agguato, a ogni riga, l’imprevisto più assurdo e grottesco, che può assumere il volto di un bellicoso rottweiler, spuntato dal nulla durante un allenamento sulle dolci colline del Bolognese, o quello dei tanti personaggi surreali, tutti da scoprire, che si succedono nelle varie tappe, come i corridori belgi che si fermano a giocare in spiaggia con le «formine », per non parlare di Aldo, che fa capolino qua e là, fino all’improbabile atto di eroismo vantato da Giovanni con il salvataggio di due compagni di disavventura nella foresta di Pititinga, in Brasile. Dietro il «runner» dilettante, insomma, emerge sempre la stoffa del campione di comicità. E, nell’alternarsi delle due voci, tra riflessioni e battute, la corsa diventa una suggestiva metafora della vita.
“Corro perché mia mamma mi picchia” di Giovanni Storti e Franz Rossi. Mondadori editore.
Cosa resterà di quello che siamo stati, dei nostri migliori anni? In pieno stile “Noi che…” Carlo Conti pesca dagli scrigni dei ricordi e compila un dizionario della memoria facendo vibrare emozioni diverse: divertimento, curiosità e ironia. Sempre lieve e spiritoso, mette in scena la play list del nostro passato. Una vera enciclopedia di oggetti, situazioni, canzoni, balli, programmi TV, film, fumetti e giornalini…
“Cosa resterà dei migliori anni” di Carlo Conti. Mondadori editore.
“In amore si soffre perché si resiste. Si soffre perché si vuole adattare questa forza cosmica agli schemi della vita comune. Ogni ragionamento, ogni paragone, ogni spiegazione, ogni progetto è lontano da Amore. Guardare l’amore con l’orologio in mano per vedere quando e dove arriva significa tradirlo. Significa soffrire. Il mal d’amore è sempre legato al nostro bisogno di controllare, gestire, possedere l’amore, portarlo nei nostri schemi, nelle vicissitudini della nostra storia, nei nostri progetti. Amore senza identità, senza storia, senza padri, madri, amici, senza opinioni, senza giudizi: queste sono le basi, i mattoni del buon Amore.” Dopo aver ribaltato i punti di vista consueti sulle diete e sulla salute fisica, Raffaele Morelli scardina i luoghi comuni sull’amore: non è vero che per amare gli altri devi prima amare te stesso. Che un rapporto “serio” dura per sempre. Che c’è un’età per amare (e che per te ormai è tardi). Non è vero che le occasioni perdute non ritornano più. Che in amore vince chi fugge. Che bisogna dimenticare il passato e ritornare insieme. Ma soprattutto non è vero che devi migliorare il tuo rapporto di coppia. Che devi cercare l’amore con la A maiuscola, aspettare il principe azzurro. Che devi capire che cosa ti ha fatto innamorare. Che, in generale, devi capire. Un libro spiazzante, provocatorio, illuminante, capace di donare, a chi saprà seguire i suoi consigli, il prezioso segreto dell’amore felice.
“Il segreto dell’amore felice” di Raffaele Morelli. Mondadori editore.