Autore: Daisy Johnson
Data di pubbl.: 2019
Casa Editrice: Fazi editore
Genere: letteratura contemporanea
Traduttore: Stefano Tummolini
Pagine: 270
Prezzo: € 18,00
Se digitate “Daisy Johnson” su Google, probabilmente il motore di ricerca vi presenterà, quale primo risultato, la voce relativa a un personaggio della Marvel, Daisy “Skye” Johnson alias Quake, un superagente in grado di scatenare terremoti. Vi è un’altra Daisy Johnson, per il momento forse meno famosa dell’eroina dei fumetti, che nel 2018 ha esordito nel romanzo con Everything Under, ora pubblicato in Italia da Fazi Editore. La scrittrice di Oxford, grazie a questo testo sorprendente, a soli 27 anni è stata inserita nella rosa dei sei finalisti del prestigioso Man Booker Prize, poi vinto da Anna Burns. La lettura di Nel profondo alimenta il sospetto che anche la Daisy in carne ed ossa, già autrice di apprezzati e premiati racconti, sappia intercettare, a modo suo, vibrazioni, benché di altro tipo, onde sismiche oscillanti nel profondo, appunto, onde che percuotono l’esistenza. Il romanzo affronta temi eterni: il dolore della memoria, l’assurda irresponsabilità di talune scelte e la tragica ineluttabilità del destino. Nel profondo si snoda lungo linee temporali corrispondenti a tre differenti fasi del rapporto, molto problematico, tra Gretel e la madre Sarah. Gretel è nome che indica, inevitabilmente, abbandono, vagabondaggio, fame e istinto di sopravvivenza.
Nei capitoli ambientati presso Il fiume riaffiorano le vicende dell’ultimo periodo trascorso insieme dalle due donne, prima della raggelante separazione. Su una spartana imbarcazione ancorata alle rive disadorne dell’Isis, il tratto del Tamigi che bagna Oxford, madre e figlia conducono una vita ribelle, libera, selvaggia. Dal nulla spunta Marcus, ragazzino braccato da una profezia. Per un mese, l’ospite inquieto pianta la sua tenda a pochi metri dalla barca di Gretel e Sarah. Seguono giorni di scoperte e di folgorazioni. Daisy Johnson affida a una narrazione in terza persona il compito di seguire l’erranza di Marcus, una fuga segnata da incidenti involontari e gesti fatali.
La caccia, invece, è inaugurata da una telefonata. Gretel ha ormai trentadue anni e da sedici non vede sua madre. Per ritrovare Sarah, si improvvisa detective. Setaccia inutilmente obitori, si aggrappa a minuscole speranze. Dopo l’ennesimo viaggio a vuoto, incuriosita da un cartello stradale sulla via del ritorno a casa, decide di spingere la sua auto presa a noleggio su anonime strade di campagna. La donna si accorge di perlustrare le zone depresse della sua acre adolescenza, un sentimento torbido, soffocante, timoroso di arrivare al nocciolo incandescente della verità. La mappa del territorio è costellata da stalle, sentieri, recinti per cavalli, binari dimenticati. Gretel rintraccia due coniugi di mezza età, Roger e Laura, attorniati da vivaci bambini, tutti adottati. Erano loro i genitori di Marcus? Perché tra le foto di famiglia campeggia l’immagine di una ragazzina smarrita, Margot? In una rimessa in fondo al giardino, vive l’enigmatica Fiona. In lei risiede un pericoloso potere oracolare, chiave di volta per indovinare il corso degli avvenimenti.
Infine, avviene l’incontro. Gretel strappa Sarah alla barca e la trascina nel suo Cottage. Un nuovo inizio attende le due donne. La convivenza, però, si trasforma in un inferno domestico. Marcus, assenza impossibile da ignorare, si infiltra nella coltre di amarezza che avvolge le loro giornate. Mentre la figlia si mantiene, in equilibrio, sul filo teso del presente, immergendosi a fatica nel pur necessario lavoro di lessicografa, la madre, affetta da una forma di demenza, manifesta tendenze distruttive e autolesioniste.
Lessicografia. Recita il sito Treccani.it: “Scienza e tecnica della raccolta e della definizione (formale, funzionale e soprattutto semantica) dei vocaboli appartenenti al lessico di una lingua o di un dialetto o di un gruppo di lingue o dialetti. Anche l’attività che ha per oggetto la redazione di dizionarî di vario tipo”. Daisy Johnson insiste sul valore della parola e sull’atto del significare. Parola come mossa creativa. Parola come limite e muro, fondamenta e filo spinato. Parola come possibilità di comunicazione e apertura parziale, instabile, negoziabile, di senso. Ai tempi della permanenza sul fiume Isis, Sarah inventa vocaboli che solo lei e la figlia comprendono appieno. Quando Marcus irrompe nella loro sfera esclusiva, è preda di un lessico, almeno in parte, unico e sconosciuto. È uno snodo filosofico: non vi è linguaggio che non implichi un mondo. La perdita dell’uno comporta la perdita dell’altro. Gretel, da adulta, rinsalda la pratica appresa durante l’infanzia, mutandola in vera professione. Il dizionario da lei compilato è simbolo di rigore scientifico, di pubblica chiarezza, in contrasto con l’arbitrarietà della lingua privata.
Marcus, Margot, il canale… L’attaccamento al passato cova in sé una brama di liberazione. Al centro di questa saga contemporanea scorre sempre il turbinoso fiume, allegoria di anni irripetibili e tumultuosi. L’ambiente non nasconde la sua crosta grigia, infida e dura. La corrente inghiotte tronchi d’alberi, la ghiaia scricchiola sinistra sotto i passi di sparuti viandanti, nella sterpaglia si aggirano ombre ferine. Ne risulta un’Inghilterra livida, rugginosa, patria di un’umanità espulsa dal benessere, triturata dalla crisi della civiltà industriale. A Daisy Johnson il lettore riconosce l’ambizione di ripensare e riscrivere, con intelligenza, il mito di Edipo. Nel maelstrom infernale cade, a peso morto, l’ennesima vittima della cecità del destino. Grazie al ricorso ad una varietà di suggestioni culturali attinte dalla letteratura antica e da fiabe, favole, leggende del Nord, la scrittrice oxoniana riscatta e idealizza la fosca geografia di luoghi a lei noti.
Una paura ancestrale, mai svanita dall’orizzonte di Gretel, è evocata dal termine “Bonak”, mostro immaginario frutto della psiche incrinata di Sarah, genius loci in agguato nelle gelide acque fluviali. Il Bonak, ladro affamato, rapitore di anime innocenti e scaltro assassino, rappresenta il fantasma della colpa. L’irreale creatura riassume in sé, nella sua indecifrabilità anche fisica, l’orrore suscitato dalle azioni proibite e l’oscenità celata nei tabù. Catturarla è impresa non consentita. Nelle fattezze del Bonak, chimera connaturata al terrore, si coagula l’apprensione per ogni specie di liquida indeterminazione, compresa quella di genere.
La scrittura di Daisy Johnson è aspra e perturbante. Nel profondo celebra la cupa, indifferente vitalità delle forze naturali e il cuore di tenebra dell’amore.
Il giorno dopo, le parole ti abbandonano. I pronomi sgusciano via e non si decidono a fermarsi; i sostantivi sono i primi ad andarsene, e alla fine ti limiti a indicare gli oggetti o a gridare finché non ti porto quello che vuoi. I nomi erano già svaniti da un pezzo. Certi giorni parli delle figlie che avevi, ma quando ti chiedo come si chiamavano non sai o non vuoi rispondermi. Facciamo dei giochetti, tanto per passare il tempo, ma ti ci dedichi con una tale concentrazione che mi viene il mal di testa solo a guardarti. Sinistra e destra, su e giù. Questo come si chiama? Che ore sono? Che anno è? Mi aspetto che anche quelle storie ti abbandonino. Sarebbe meglio se svanissero nel nulla. Se ti scordassi tutto quello che mi hai raccontato. Invece restano lì, continuano a perseguitarti, e ti tappi la bocca con le mani per cercare di ricacciarle indietro.