L’OCCHIO DELLA MONTAGNA

Titolo: L'occhio della montagna - Sara Baume
Autore: Baume Sara
Data di pubbl.: 2022
Casa Editrice: NNEditore
Genere: Narrativa
Traduttore: Ada Arduini
Pagine: 206
Prezzo: 18,00

Cari amici lettori, mi appresto a raccontarvi un libro sorprendente, un libro meraviglioso, ma non nel senso più classico del termine, un libro il cui contenuto è la continua meraviglia naturale, pura e sincera dei protagonisti, per il mondo che li circonda.
“Bell e Sigh si fermarono ad ammirare il panorama…” potrebbe essere il titolo del romanzo scritto da Sara Baume e pubblicato dalla brava tribù di NN Editore, e invece il titolo vero è “L’occhio della montagna”.
La montagna guarda i protagonisti, incombe benevola su di loro, li accoglie, li custodisce, li mantiene, li ama, li tiene con sé e nulla pretende, nemmeno una visita, per anni.
Questo libro di cui vi parlo, il libro oggetto, quello che io ho maneggiato, sfogliato e letto per intero, purtroppo è uscito malconcio dal mio traghettarlo tra casa e ufficio, con letture mattutine e pomeridiane in treno. Un diluvio mi ha sorpreso in riva al lago di Como dove lavoro, e ha inzuppato lo zaino che conteneva “L’occhio della montagna”. Non potete immaginare la mia tristezza, ma ora mentre scrivo e lo guardo, qui sul divano, spiegazzato, con le pagine cristallizzate in onde di carta, soprattutto per prima metà delle pagine, mi sento a casa con Bell e Sigh, sulla montagna, con i loro cani inzuppati di pioggia, e la loro semplice quotidianità.
Prima di iniziare il romanzo pensavo che i due protagonisti, per la quasi totalità del romanzo unici esseri umani presenti tra le pagine, cercassero una vita da eremiti, l’isolamento totale dalle persone della cosiddetta civiltà, una cosa che a me piacerebbe moltissimo. Ma rimarrete un po’ sorpresi in questo senso. E altrettanto sorpreso sono rimasto io, dal rapporto tra Bell e Sigh, un rapporto di convivenza almeno anomalo, almeno difficile da interpretare, curioso, un labirinto umano che pare non avere (o non volere?) una via d’uscita. L’appunto più importante che ho annotato a matita a fondo libro, e che poi ho trovato confermato dalla nota della traduttrice dice così: “Nessuno cerca Bell e Sigh. E loro non si cercano. Bell e Sigh non si amano, non si toccano, non si fanno reciproca violenza, nulla. Vivono e lasciano vivere, contemplando l’ambiente circostante e tutto quanto passa loro davanti e intorno.”
Innumerevoli animali, cose, oggetti, colori e rumori, suoni, visioni, immagini e sogni popolano la loro vita sul versante della montagna, e i nostri amici cercano di farcela vivere in prima persona, e di trasmetterci le loro sensazioni, ma… io non percepisco l’invito ad unirci a loro, a vivere un’esperienza simile.
E allora mi chiedo: “Perché?” Perché mi raccontate tutto questo e poi sembra che non mi vogliate con voi, non vogliate che io viva un’esperienza come la vostra.
Questo è uno di quei romanzi che generano domande e, mai come in altri casi, scarseggiano di risposte.

“Ciascuno dei due, nella propria famiglia numerosa, era stato costantemente trascurato, anche se non per cattiveria, e questo aveva radicato in Bell e Sigh l’idea informe che l’unica esistenza appropriata fosse quella che lascia meno tracce possibili, e progressivamente scompare.”

Sarà questa l’unica risposta? Siamo solo a pag. 15. Non credo. Ma a pagina 98 compare questa annotazione:

“In quattro anni avevano ricevuto solo un po’ di posta ufficiale e nemmeno un biglietto d’auguri, Le persone che avevano chiesto il loro nuovo indirizzo avevano smesso da tempo di insistere, A quel punto Bell e Sigh erano riusciti a perdere completamente i contatti con le rispettive famiglie allargate e nella maniera più discreta possibile…”

Progressivamente scomparire…

“…e parlarono di quanto sembrasse improbabile che esistesse ancora, là fuori, una società diversa, da quella delle loro stanze.”

L’occhio della montagna è un romanzo sulla solitudine? Sulle nostre paure? O sui nostri desideri più profondi che chi ci sta intorno non può capire? Sentite quante domande spuntano fuori dopo la lettura di queste pagine di Sara Baume? E chissà quante e diverse ne nasceranno in chi deciderà di leggere il romanzo!
Vivere con Bell e Sigh, tutti questi anni descritti in duecento pagine, assaporare elenchi e descrizioni come se non ci fosse davvero un domani, lasciar andare e lasciarsi andare ha un fascino enorme, ma è pericolosissimo poi togliersi le cuffie dalle orecchie, alzare lo sguardo dal libro di Sara Baume, e rendersi conto in un battito di ciglia che il treno è pieno, rumoroso, puzzolente e sporco. Il tempo di scendere è arrivato, ma vorresti salire sul monte, e guardare l’occhio della montagna, e chiedergli cosa vede lui. In noi.
Fare anche noi una domanda, alla montagna.
Buona lettura.
Claudio Della Pietà

“Com’era diventata loro abitudine, risolsero il problema senza fare nulla”

L’OCCHIO DELLA MONTAGNA
Sara Baume

Enne Enne Ediore
Collana LA STAGIONE
Traduzione di Ada Arduini

Euro 18,00
Pag. 207

ISBN 979-1280284-67-9

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