
Data di pubbl.: 2024
Pagine: 125
Prezzo: € 15,00
«Ora, poiché durante questi anni sono diventato un romanziere, uno che ha la fortuna e la sfortuna di lavorare con le parole, ora voglio usare le parole per metterci dentro i ricordi e conservarli più a lungo possibile».
Così si presenta al lettore il protagonista de L’estate breve, il romanzo di Enrico Macioci che è la riscrittura di Breve storia del talento, libro pubblicato dallo scrittore abruzzese per i tipi di Mondadori nel 2015.
Il protagonista scrittore ritorna agli anni dell’adolescenza a Prato Verde e si mette a scrivere perché ha l’intenzione di ricordare quello che c’era e quello che non c’è più. Tutto il tempo perduto rivive attraverso il suo racconto.
Il gioco del calcio e il talento del suo amico Michele, i primi amori e i turbamenti di un gruppo di adolescenti che si affaccia alla vita scontrandosi con le sue complicazioni, l’iniziazione al sesso.
Macioci con una scrittura ferma e decisa racconta l’età crudele dell’adolescenza.
L’età più misteriosa, un buco che ti inghiotte per restituirti diverso.
Così viene definita dallo scrittore che racconta e torna indietro a quegli anni di Prato Verde in cui appunto crescere significa diventare stranieri, e perdere l’innocenza non è altro che dover rinascere.
Il protagonista affida alla vocazione della scrittura il compito di salvare i suoi ricordi. Quella scrittura che è considerata qualcosa di cui vergognarsi ed è proprio per questo che bisogna sfidare la memoria con l’azzardo delle parole.
Adesso che lui è uno scrittore che non vince premi e non supera il traguardo delle due mila copie. Viene pubblicato e ottiene critiche lusinghiere, ma non viene tradotto da nessuna parte, non ha fallito e nemmeno sfondato, si sente inserito in una sorta di limbo da cui cerca di fare i conti con se stesso.
Ed ecco il protagonista davanti all’ultima estate trascorsa al paese natio: scrive perché vuole ricordare tutto, fare i conti con la coscienza e soprattutto di quel mondo salvare almeno la nostalgia che lo affascina e lo divora.
Il ritorno dopo venti anni dello scrittore al suo paese sarà amaro e lì che si renderà conto che scrivere è la più grande delle imposture, e ogni impostore sotto sotto non cessa mai di vergognarsi.
La letteratura, i sogni, la vita, l’adolescenza negli inganni del tempo perduto, la malinconia di ricostruire un passato che non tornerà più
L’estate breve di Enrico Macioci è un formidabile romanzo di formazione (il suo autore nella prefazione scrive «fra le molte magie della scrittura c’è anche l’opportunità di ripercorrere la strada del passato col ritmo del presente o di esplorare una strada nuova, che in passato nemmeno immaginavamo.») che sconvolge la prospettiva dell’esistenza.
Tra le pagine del libro la ricerca del tempo perduto del protagonista, che da scrittore torna per smarrirsi nel luogo in cui è cresciuto, è sempre malinconica e sincera, attraverso il ricordo genera l’illusione di essere eterni, solo la memoria potrà dire forse che la verità sta oltre la menzogna.