
Autore: Daniela Grandinetti
Data di pubbl.: 2020
Casa Editrice: Augh!
Genere: Narrativa
Pagine: 220
Prezzo: 14 €
Guidano la nostra vita, nel bene o nel male; danno ai nostri tormenti delle risposte, giuste o sbagliate; ci rendono un po’ più vivi e ci salvano dalla noia, eppure, a volte ci incatenano. Stiamo parlando delle ideologie: quei sistemi teorici con cui facciamo i conti fin da subito. Guai però a non confrontarci lucidamente con loro, perché possono illuderci e trascinarci nell’inferno delle nostre convinzioni.
Le storie di Oriana e Diario si intrecciano negli anni bui della lotta tra “neri” e “rossi”, in cui le idee dell’una e dell’altra parte si difendevano con le armi. Il tempo ci ha consegnato un verdetto: troppi giovani furono mandati al macello da cattivi maestri in cerca di gloria. Oggi li chiameremmo influencer, un tempo erano reazionari complici della Ragion di Stato.
Daniela Grandinetti rende giustizia alla storia. In questo romanzo mette a confronto i carnefici e le vittime. Oriana è una ragazza di Calabria, nata nel perbenismo, riottosa per natura, pronta a spazzare via l’ingiustizia. Quando decide di trasferirsi a Bologna per proseguire gli studi universitari, abbraccia il marxismo, lo rende un idolo, diventa il tassello di un ismo più grande di lei. Si innamora anche di un’altra attività: il teatro. Sul palco incontrerà Dario, uomo enigmatico e tormentato, lontano dalla lotta di classe, ma guidato dall’amore verso Oriana.
Entrambi non si appartengono. Lei è una pedina della fantomatica rivoluzione che un gruppo di giovani vuole mettere in campo. Lui è un uomo innamorato, in cerca di una storia travolgente e di un ideale con il quale navigare stabilmente nel mare agitato della vita. Tutti e due cercano il senso dell’esistenza. Lei in una ideologia, lui nell’amore. Bologna è il centro del mondo in quel momento, il loro Universo. Nulla esiste oltre questa città, fino al 2 agosto 1980, il giorno della strage alla stazione ferroviaria.
Daniela Grandinetti non dà giudizi, sarebbe inutile se non avventato. Attraversa tutto con delicatezza, racconta una storia di uomini, di giovani senza colpa. Il suo è un libro che non gioca con i sentimenti, ma che mette in mostra il peggiore dei mali, ossia, l’inconsapevolezza d’esser parte del proprio tempo solo in alcuni istanti. Ma di un altro male parla la scrittrice calabrese ed è quello che alberga in ognuno di noi: la costante pulsione di morte che ci rende contraddittori, assassini anche quando non uccidiamo, dispensatori del male anche quando siamo seduti in poltrona.
Dario e Oriana sono simboli di una generazione tradita, indifesa e lasciata in balia del trasformismo e questo libro sa dire più di tanti manuali di storia.