Lady Diana Chronicles – Tina Brown

Titolo: Lady Diana Chronicles
Autore: Brown Tina
Casa Editrice: TEA
Genere: Biografia, Giornalismo
Traduttore: Romina Tappa e Monica Ferrari
Pagine: 672
Prezzo: 10

Il 31 agosto del 1997 è domenica; io e i miei amici organizziamo una grigliata. Stiamo preparando la tavola quando alla televisione danno la notizia della tragica morte, in un incidente stradale, della Principessa del Galles Lady Diana Spencer. Tutti i canali parlano solo di questo e noi rimaniamo basiti, come se conoscessimo di persona la sfortunata Diana.

Quando la redazione degli Amanti dei libri, mi propone di fare la recensione di “Lady Diana Chronicles”, accetto ben volentieri, sentendo di voler ripercorrere la sua vita, tanto travagliata e scoprire quello che l’ha resa “La donna più famosa del mondo”.

Quella che si legge in questo libro è la vera storia di Lady Diana Spencer. L’autrice Tina Brown, brava giornalista inglese, conosceva Diana e Carlo e per scrivere questo libro ha intervistato centinaia di persone.

La scrittrice racconta i rapporti di Diana con la sua famiglia d’origine gli Spencer. Con il padre, figura di riferimento dopo che la madre abbandona il marito e figli per scappare con l’amante; con l’odiata seconda moglie del padre e il suo rapporto con i fratelli:

“Diana, la terza figlia che avrebbe dovuto essere un maschio, la bionda un po’ ingenua che era sempre stato il bersaglio preferito delle scherzose manifestazioni di superiorità dei suoi fratelli più perspicaci, segretamente desiderava mostrare al mondo che era una star.”

La Brown descrive la giovinezza di Diana; la sua vita in un appartamento di Londra condiviso con altre ragazze quando fa la bambinaia e spiega quello che succede tra lei e Carlo durante il fidanzamento:

“ Per sua stessa ammissione, lo vide complessivamente solo tredici volte tra l’inizio del corteggiamento e il giorno del matrimonio.”

Analizza il modo di ragionare della giovane Diana:

“…era una ragazza da tabloid con in testa un diadema. Capiva la stampa popolare perché faceva parte del suo pubblico… quando non era immersa nei romanzi rosa e nelle soap opera televisive, Diana costruiva una visione del mondo modellata sui racconti dei giornali scandalistici”

Anche per quanto riguarda il matrimonio:

“Fu lei a volere con insistenza le maniche ampie e la seta frusciante, il velo in taffetà lungo sette metri e mezzo, la vita aderente e i bordi in pizzo… voleva essere una sposa da favola per suo padre e per il suo Principe.”

La scrittrice racconta nel dettaglio la vita di Diana da Principessa; la nascita dei due amatissimi figli e l’inesorabile deterioramento del rapporto con il marito a causa di Camilla, l’amante sempre presente. Carlo è descritto come un intellettuale, la regina Elisabetta è vista come rigida e distaccata e il re Filippo come una persona forte ed autoritaria. Quando Diana inizia a sfogarsi con la stampa, dichiarando la propria infelicità, la famiglia reale la crede pazza, parlando di lei come affetta da “disturbo borderline”. La sua unica amica è Fergie “la rossa”, moglie del Principe Andrea. Per Diana è l’infrangersi di un sogno romantico, con la separazione nel 1992 e il conseguente divorzio nel 1996. Diana perde l’appellativo di Sua Altezza Reale, ma mantiene il titolo di Principessa di Galles, guadagnando una buonuscita di 17 milioni di sterline. Diana continua a coltivare il suo impegno sociale, in particolare la lotta all’AIDS e contro le mine antiuomo:

“Per Diana lo splendore dei gala era ben lungi dall’essere la cosa più importante. Il suo impegno a favore degli enti di beneficenza la arricchiva almeno quanto lei arricchiva loro…come un attore metodico , mise da parte la propria infelicità e la mutò in empatia…il suo calore, il modo in cui interagiva con i pazienti: una visita di Diana era il miglior placebo…con il suo sguardo attento e il suo atteggiamento premuroso riusciva a trasmettere al genitore o al bambino con cui parlava un senso di profonda intimità”

E i risultati del suo lavoro sono evidenti:

“Poco tempo dopo la sua passeggiata nel campo minato, 122 governi ratificarono un trattato che mise al bando l’impiego delle mine antiuomo”.

Il suo rapporto con i media, il suo disarmante carisma e la sua schiettezza cambiano la faccia della monarchia inglese:

“La combinazione di bellezza, disponibilità umana e magica dolcezza era rafforzata dal suo portamento raffinato. Se a questo si aggiunge il fasciano conferito dalla regalità e la sua stessa sofferenza inespressa, è chiaro che il sorriso di Diana doveva davvero toccare il cuore”.

L’autrice non risparmia nulla sulla vita di Diana e racconta le sue frequentazioni con diversi uomini, l’ultimo dei quali è Dodi Al Fayed. Dodi è solo un flirt estivo, una “marionetta” nelle mani di suo padre, che cerca riscatto sociale e visibilità. Diana da lui vuole protezione, ma trova il contrario. Negli ultimi capitoli il ritmo rallenta, siamo alla fine: lo schianto fatale nel tunnel, il cuore di Diana cessa di battere e si sente un vuoto. Tina Brown fa luce sui numerosi dubbi che hanno circondato la morte di Diana: era incinta? È stato un complotto? C’era una Fiat bianca che ha fatto sbandare la macchina della Principessa? È colpa dei paparazzi? Il libro è uscito nel 2007, ma continua ad essere attuale. Infatti, proprio in questi giorni, un giudice francese, vuol far riaprire le indagini sulla morte di Lady Diana. Si teme che Scotland Yard abbia nascosto un biglietto scritto dalla Principessa, dove dichiarava di temere per la propria incolumità: aveva paura di essere uccisa in un incidente stradale simulato!

Questo libro è un successo perché sembra di essere con Diana, sentire i suoi pensieri, toccare i suoi vestiti e vedere le sue numerose fotografie. E’ un libro denso e lungo, ma non pesante. Il finale è scontato, ma non le conclusioni a cui arriva la scrittrice. Un’ultima citazione, che si trova all’inizio del libro, ma che purtroppo trovo estremamente vera, soprattutto dopo aver letto tutta la storia di Diana:

“E’ una delle ironie più tristi della sua vita il fatto che, proprio quando è stata sul punto di sbarazzarsi degli elementi più tossici della cultura della celebrità e di utilizzare la sua fama per stimolare audaci campagne sociali, la morte l’abbia rinchiusa in una cornice immutabile di fascino mortale.”

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