
Questa è la prima di tre interviste a traduttrici. Gli Amanti dei libri è stato il primo giornale online a rivolgere particolare attenzione ai nomi di chi ci permette di leggere e apprezzare in italiano testi di autori stranieri che altrimenti resterebbero per noi sconosciuti. È il momento di dare voce e volto a queste meravigliose e mai abbastanza stimate e riconosciute persone.
Carmen Giorgetti Cima è nata a Varese e si è diplomata nel 1973, sempre a Varese, presso il Liceo Scientifico G. Ferrarsi. Nel 1977 si è laureata a pieni voti in Lingue e Letterature Scandinave presso l’Università degli Studi di Milano, Facoltà di Lettere Moderne, con una tesi sull’opera poetica di Olof Lagercrantz. Ma già nel 1974 aveva partecipato a un corso estivo di lingua svedese per studenti universitari presso Göteborgs och Bohusläns Folkhögskola di Grebbestad.
Dopo il conseguimento della laurea, ha iniziato l’attività di traduttrice letteraria (l’elenco delle sue traduzioni è, a dir poco, notevole) e la collaborazione con riviste del settore (Alfabeta, Linea d’Ombra, Swedish Books Review) con articoli sulle letterature scandinave e con recensioni. Ha collaborato a enciclopedie (Rizzoli-Larousse, Dizionario Bompiani, Nuova Enciclopedia Ragazzi Mondadori, Teatro Contemporaneo Lucarini) e scritto un gran numero di articoli sulle letterature scandinave.
Nel 1981 è diventata ricercatrice ospite presso il dipartimento di lingue romanze dell’Università di Stoccolma dove ha collaborato alla preparazione di un dizionario svedese-italiano.
Nel corso degli anni ha partecipato come relatrice a molteplici seminari sia in Svezia che in Finlandia dedicati a scrittori e letterati di quelle nazioni. Innumerevoli anche gli interventi in biblioteche e università italiane ed estere, la partecipazione a trasmissioni televisive e radiofoniche sia in Italia che in Svizzera sempre legati alla letteratura svedese. Dobbiamo a lei le impeccabili traduzioni di due – fra i molti altri – noti autori svedesi: il compianto Stieg Larsson e Håkan Nesser. Per il suo lavoro di traduttrice e studiosa ha ricevuto premi e riconoscimenti. Molti gli articoli in cui si parla di lei e della sua attività.
Salve Carmen e grazie per aver accettato di rispondere alle domande che il giornale online Gli Amanti dei libri sta per rivolgerti.
Qual è stata la molla iniziale che ti ha spinto a intraprendere la carriera di traduttrice? È accaduto per caso o è stata una scelta ponderata?
Ho iniziato a tradurre quando ero al quarto anno di università; due docenti del mio ateneo (nello specifico: di latino medievale e storia del cristianesimo) avevano esigenza di disporre della traduzione di due testi scritti da studiosi svedesi e non disponibili in altre lingue. Poiché allora ero l’unica studentessa laureanda del corso di lingua svedese, mi fu proposto di occuparmene e decisi di accettare la “sfida”. Più avanti la scelta è stata mia: mi sono resa conto che esisteva pochissima letteratura svedese tradotta in italiano (praticamente solo le opere dei premi Nobel, spesso nemmeno tradotte direttamente dallo svedese), e che dovevo (e volevo) fare la mia parte per porre rimedio!
Hai incontrato difficoltà agli inizi della carriera? E se sì, quali e come le hai superate?
Devo dire che sono stata fortunata, perché uno dei primi libri che ho tradotto (un saggio su Dante, peraltro scritto dall’Autore su cui verteva la mia tesi di laurea) era stato fortemente voluto da Maria Corti, che aveva già trovato l’Editore disposto a pubblicarlo. Da lì sono passata a proporre altri testi (di saggistica e narrativa) dello stesso Autore, che sono stati poi tutti pubblicati.
Il primo autore non si scorda mai. Com’è andata?
Mettendo insieme l’esperienza accumulata negli anni dell’università (gli ultimi due contraddistinti dall’incredibile privilegio di essere l’unica studentessa), le esperienze sul campo – lunghe permanenze estive in Svezia, che mi hanno fornito le basi indispensabili per capire il modo di vivere e di pensare degli svedesi, e una certa dose di giovanile incoscienza, posso dire che è andata bene…
Che tipo di rapporto si instaura con gli autori viventi che traduci? E cosa succede invece quando devi tradurre un autore che non c’è più?
Per me è fondamentale stabilire un buon contatto con gli autori che traduco, e ho sempre trovato molta apertura e disponibilità presso gli autori svedesi. Molti di loro li ho anche incontrati personalmente (soprattutto durante le mie ricorrenti permanenze a Stoccolma, ma anche in occasioni delle loro visite in Italia), e alcuni sono diventati negli anni dei veri e propri amici. É forse l’aspetto più gratificate del mio lavoro! Håkan Nesser per esempio è stato più volte a casa mia, adora l’Italia, e mi ha anche “omaggiata” citando in uno dei suoi libri il posto dove abito (invitandomi inoltre ad aggiungere qualcosa di mio, per cui “quel” suo libro contiene in italiano una pagina in più rispetto all’edizione svedese e alle versioni nelle altre lingue 😊 )
Se devo tradurre un autore che non c’è più ma con cui mi sento “in sintonia” mi fido dell’esperienza – e se ho dei dubbi (per esempio, se scopro delle sviste o delle incongruenze nel testo, come è successo nel caso di Stieg Larsson, che non aveva fatto in tempo a rivedere la sua celebre Trilogia prima che fosse pubblicata) contatto i redattori svedesi e spiego cosa vorrei modificare e perché.
In cosa consiste e come si svolge il rapporto con le case editrici durante e dopo la traduzione?
(preferisco non rispondere, ormai il rapporto con quasi tutte le c.e. e soprattutto con le redazioni è diventato una spina nel fianco…)
Quali difficoltà si incontrano per rendere in italiano un testo in lingua svedese senza che si perdano ritmo e musicalità?
Svedese e italiano sono due lingue molto distanti, per cui qualcosa inevitabilmente va perso. Ma l’importante è saper collocare il testo al suo livello stilistico, e anche tenere conto di tutto ciò che ci sta intorno: epoca, ambiente ecc. E – non ultimo – è utilissimo conoscere bene l’autore del libro, il suo idioletto, il peso che dà a certe parole ed espressioni, che cosa ama e che cosa no. Ricordo per esempio quanto siano state importanti per me le lunghe chiacchierate con P.O. Enquist per capire il senso profondo e l’importanza centrale di certe parole ed espressioni che ricorrono in quasi tutti i suoi libri.
Puoi indicare uno o più esempi degli ostacoli che si presentano nel corso di un lavoro di traduzione?
Uno dei grossi ostacoli nella traduzione dallo svedese è, per esempio, l’enorme flessibilità che ha lo svedese rispetto all’italiano. In svedese si possono creare “ad hoc” parole composte a volontà, in italiano molto meno, per cui bisogna ricorrere alla creatività. Un altro ostacolo è il fatto che in svedese si usa dare del tu a tutti, in italiano no, per cui è importante capire dove inserire il “lei” al posto del “tu”, secondo le circostanze e il rapporto fra i personaggi.
Quali caratteristiche ritieni più negative per una traduzione o altrimenti qual è il difetto peggiore che può avere una traduzione?
Il difetto peggiore è la non corrispondenza dello “spirito” del libro, poi ci sono i difetti (molto irritanti) che riguardano la mancanza di una solida base di conoscenza “culturale”.
Come commenteresti la frase: tradurre è un po’ tradire?
É una frase fatta che non ha senso. Per me tradurre è amare, e l’amore ha mille volti…
Ti affidano un libro da tradurre, come ha inizio il tuo lavoro? Quali sono i passi iniziali che compi?
Anzitutto leggo con attenzione il testo per entrare in sintonia, poi da quando inizio a tradurre non stacco più fino a quando la traduzione non è completa. Quindi la lascio “decantare” un po’ e infine la rileggo e sistemo quel che c’è da sistemare.
Quali sono i tempi classici di una traduzione considerando che oggi un libro ha in media intorno alle 400 pagine?
Non c’è un tempo “classico” definito, perché bisogna tener conto del fatto che i testi, per molti motivi, possono essere più o meno impegnativi, ma io generalmente mi propongo di tradurre almeno una dozzina di pagine al giorno e quindi per un libro di 400 pagine, calcolando tutte le fasi di lavorazione, metto in conto circa 4 mesi.
Come si articola la tua giornata lavorativa?
Sono molto disciplinata, quindi mi metto al lavoro alle 9, faccio una pausa per il pranzo, riprendo nel pomeriggio, stacco verso le 18. Ma mi è capitato più d’una volta di alzarmi alle 4 del mattino per riuscire a star dietro al lavoro (per esempio quando traducevo l’autobiografia di Zlatan Ibrahimovic che doveva uscire in contemporanea in Svezia e in Italia, e arrivavano modifiche al testo letteralmente a tutte le ore…)
Hai mai scoperto/proposto un nuovo autore straniero a una casa editrice?
Mi è capitato moltissime volte di proporre libri di autori svedesi (anche perché, soprattutto agli inizi della mia carriera, non è che ci fossero molte persone in Italia in grado di leggere testi svedesi, e quindi facevo un po’ da tramite fra le case editrici svedesi, che mi mandavano regolarmente le novità più promettenti, e gli editori italiani che – magari – erano interessati a pubblicarli.)
Ritieni che in Italia ai traduttori venga o non venga dato il giusto risalto che meriterebbero vista la quantità di libri in traduzione che si vedono nelle librerie?
Tasto dolente. In Italia I traduttori non hanno mai avuto né il trattamento economico né la considerazione di cui godono in altri Paesi. Avendo una solida rete di colleghi stranieri, lo so per certo (e nei loro confronti mi sono sempre sentita una Cenerentola). Anche in tema di riconoscimenti (premi), ho avuto dalla Svezia il massimo cui un traduttore straniero possa aspirare (il Tolkningspris dell’Accademia di Svezia, nel 2011), e altri due premi prestigiosi, dall’Italia – nulla (a parte l’effimera notorietà mediatica all’epoca della traduzione della Trilogia di Larsson).
Grazie ancora per il tuo tempo e buon lavoro!
È stato un piacere!