Data di pubbl.: 2024
Traduttore: Alberto Bracci Testasecca
Pagine: 208
Prezzo: € 16,50
La ribelle Asmaa Alghoul è nata a Rafah, nel sud della striscia di Gaza in un campo profughi. Brutto posto, viene da pensare, eppure in questo libro di memorie, sincero e coraggioso come pochi altri, ricorda con nostalgia quella casa dove ha vissuto con nonni e zii, dove ha imparato a conoscere la bellezza dei libri e ha maturato un amore sviscerato per la libertà, del corpo e del pensiero. Una casa che oggi non esiste più, rasa al suolo da due missili israeliani nel 2014 quando ancora vi abitava una parte della sua famiglia. Nove persone, fra cui due gemellini di pochi giorni, poverissime, uccise – ironia della sorte – da testate da mezzo milione di dollari ciascuna.
Un libro, questo, che ha incontrato mille difficoltà nella sua stesura e pubblicazione per le molte volte in cui Asmaa è rimasta bloccata all’interno della Striscia senza potersi incontrare con il giornalista e scrittore libanese Sélim Nassib che ha raccolto e tradotto la sua testimonianza di vita e di lotta.
Prima di nove figli con un padre illuminato e incoraggiante, Asmaa ha avuto zii che militavano e militano in Hamas e forse solo questo l’ha salvata dalla morte. Si è sposata due volte, ha avuto due figli e due volte ha divorziato rendendosi conto di aver incontrato uomini che, se da un lato le assicuravano solidità e con i quali vantava affinità elettive, dall’altro erano incapaci di vederla per quello che era: una donna “troppo forte” – così lei stessa si definisce nel libro -, una giornalista d’assalto senza peli sulla lingua, una blogger impavida nel denunciare le mancanze dei dirigenti di Hamas al governo e la loro ristrettezza mentale, il loro interpretare l’Islam solo nelle forme e nelle apparenze e non nel suo spirito di compassione e amore per gli altri. Nell’accusarli degli eccidi generati dai regolamenti di conti con le fazioni di Al-Fatah e del Fronte Nazionale approfittando degli attacchi israeliani. Nel credere che provocare Israele fosse la loro missione di martiri della fede senza tenere in alcuna considerazione i danni fisici e mentali alla popolazione civile della Striscia.
E di essere stata ed essere “troppo forte” dà prova anche in questo memoir che si muove fluido attraverso le molte guerre combattute fra Israele e Hamas, gli infiniti bombardamenti, le mille inutili morti di civili innocenti. Ma anche nel racconto di episodi della vita di ogni giorno nella Striscia, uno dei luoghi più popolati al mondo, nella capacità di reagire al dolore, alla miseria e alla distruzione della sua popolazione. O ancora la narrazione dei viaggi di studio compiuti, dei premi ricevuti per il suo lavoro – tanti e prestigiosi -, delle persone conosciute, delle persecuzioni subite dalla polizia politica di Hamas fino ai pestaggi e alla prigione. Feroce la sua condanna di tutte le guerre che hanno insanguinato il Medio Oriente in questi anni, a partire dalla Siria di Bashir al-Assad e dell’Isis fino al conflitto arabo-israeliano:
“Uno ammazza per mantenere al potere la propria famiglia, l’altro ammazza in nome di un’interpretazione distorta dell’islam, il terzo ammazza in nome di una terra cosiddetta promessa… E i missili cadono sempre sulla testa degli stessi, quelli che non hanno potere, quelli che dormono credendosi al sicuro, che hanno la sfortuna di trovarsi nel posto sbagliato…” (pag. 184)
Asmaa è una voce potente fuori dal coro e questo è un libro da leggere chiedendosi: Gaza e la Palestina libere, ma da chi?