
Autore: Benedetta Tobagi
Data di pubbl.: 2022
Casa Editrice: Einaudi
Genere: saggio politico
Pagine: 365
Prezzo: € 22,00
Le donne che hanno partecipato alla Resistenza sono state settantamila. C’è chi sostiene che siano molte di più.
Nella storia ufficiale della Resistenza italiana di loro si parla liberamente da non molto tempo.
Dopo la fine della guerra c’è stato un silenzio generale sulla partecipazione delle donne alla Resistenza.
«Questo perché si cercò di normalizzare il ruolo delle donne, che proprio durante la guerra avevano sperimentato un’emancipazione di fatto dai ruoli tradizionali» afferma la storica Simona Lunadei.
«A partire dagli anni sessanta, con le lotte per l’autodeterminazione femminile e i cambiamenti profondi in corso nella società, si cominciò a rivendicare un ruolo per le donne che affondasse anche nella storia della repubblica e nella resistenza».
Benedetta Tobagi in un libro appena pubblicato ricostruisce il ruolo fondamentale delle donne nella storia della Resistenza. Importante è stato il contributo che hanno dato alla guerra partigiana.
La Resistenza delle donne è un libro che racconta storie. Al centro della narrazione della storica Benedetta Tobagi la vita e le esperienze esistenziali tragiche di queste donne coraggiose che non sono rimaste alla finestra a guardare ma sono scese nella mischia della guerra civile e hanno contribuito insieme ai partigiani a sconfiggere e cacciare il fascismo e il suo alleato invasore.
Nella maggior parte dei casi le partigiane hanno fatto le staffette: portavano cibo, armi, riviste, materiali di propaganda. Rischiavano la vita, torture e violenze sessuali. Ma non erano armate, quindi non si potevano difendere. Molte donne inoltre hanno avuto ruoli di protezione dei partigiani: li nascondevano, li curavano, portavano loro i viveri nei nascondigli, si preoccupavano della loro sopravvivenza. Altre, in numero minore, hanno partecipato direttamente alla lotta armata.
Senza il loro ruolo fondamentale di staffette non sarebbe stata possibile la Resistenza.
Tobagi, partendo da un archivio fotografico, nel suo libro dà voce alle donne della Resistenza. Attraverso le fotografie che le ritraggono fiere, decise e combattenti, le fa parlare ed noi che leggiamo la scrittrice che ne raccoglie il testimone insieme a tutte loro ci sentiamo orgogliosamente italiani e antifascisti e sentiamo doverosamente di dire grazie a tutte queste donne che hanno combattuto per donarci la libertà di cui godiamo.
Benedetta Tobagi ha scritto questo libro soprattutto per rimettere le cose al loro posto e per incollare al grande libro della nostra storia le pagine dolosamente strappate.
L’autrice dedica due capitoli del suo libro (Zitte e buone e Retorica) al silenzio e l’oblio i in cui immediatamente dopo la fine della guerra furono dolosamente relegate le donne che parteciparono alla Resistenza. Tobagi scrive che sebbene il 25 aprile le donne abbiano marciato accanto ai compagni tra due ali di folla, sorridenti e orgogliose, con i propri stendardi, la loro epurazione dalla memoria pubblica della guerra partigiana comincia proprio con le sfilate della Liberazione.
Sono gli stessi partigiani a umiliare e le donne e a sostenere che è molto meglio che esse restino nelle retrovie.
«Giustizia e Libertà – scrive Benedetta Tobagi – è le formazioni autonome se ne fregano, mentre i comunisti, ancora una volta, sono più rigidi. I comandanti delle brigate Garibaldi hanno bene in mente il precedente della liberazione di Alba e non vogliono fare lo stesso errore, adesso che il Pci deve accreditarsi come forza responsabile davanti a tutto il Paese, impresa resa ancor più ardua dal fatto che l’alleanza antifascista internazionale è ormai ai cocci, sostituita dagli spifferi della Guerra Fredda. Per questo, a Torino e in altri luoghi ordinano alle donne della loro formazione di non partecipare alle sfilate».
Benedetta Tobagi nel suo libro raccoglie l’eredità di tutte le donne della Resistenza, ridà voce e dignità al ruolo fondamentale che hanno avuto nella lotta partigiana, che per molto tempo è stato silenziato. Scrive nuovamente il loro nome nel libro grande della storia e della vita. Nome che era stato rimosso e sminuito dalla retorica resistenziale e dalla sua agiografia che le voleva zitte e buone. Ma le distorsioni retoriche, come le bugie, hanno le gambe corte.