La parola chiave che descrive meglio la produzione letteraria degli ultimi 50 anni è “paura”. A rivelarlo è un interessante studio svolto da Alberto Acerbi, Vasileios Lampos, Philip Garnett, Alexander Bentley e pubblicato su Plos One con il titolo “The Expression of Emotions in 20th Century Books”. Utilizzando il database Ngram di Google, contenente più di 5 milioni di copie scansionate di volumi, gli studiosi hanno analizzato l’utilizzo delle cosidette mood words, ossia le parole a contenuto emotivo presenti nella letteratura anglofona del ventesimo secolo. Successivamente sono state individuate sei categorie, ovvero rabbia, disgusto, paura, gioia, tristezza e sorpresa, ed è emerso che, pur essendo diminuito l’uso delle mood words fino ad oggi, l’unica categoria presente ancora in termini rilevanti è proprio quella della paura. Più in generale hanno riscontrato che negli anni ’20 e ’60 prevalevano emozioni positive, mentre invece durante la seconda guerra mondiale e negli anni ’70 dominavano sentimenti negativi. La ricerca dunque confermerebbe che attraverso i libri è possibile risalire al sentimento collettivo che ogni epoca suggerisce, dagli orrori e incertezze scatenati da guerre e momenti di crisi, alla gioia e alla speranze ispirate invece da boom economici e situazioni di stabilità.
La paura è l’emozione sovrana dei libri del nostro tempo
22 Marzo 2013