
Autore: Vignali Gino
Casa Editrice: Solferino edizioni
Genere: giallo
Pagine: 236
Prezzo: 16,00
Tutti conoscono Gino, in coppia con Michele, come il papà della Smemoranda e di Zelig, ma La chiave di tutto è il suo primo romanzo scritto senza il solito compagno. Si tratta di un giallo particolare, a volte comico, dove ad investigare è un’affascinante donna vice questore, bellissima, e lontana dallo stereotipo dell’investigatore classico. Del resto Gino – o meglio Gino Vignali – non poteva che raccontare questa storia come una commedia. E fin dalle prime pagine si è catturati dall’ironia e dall’umorismo che sprigiona.
Tutto ha inizio con il ritrovamento del corpo senza vita di un clochard davanti al Grand Hotel di Rimini, luogo amato da Fellini. Il barbone è conosciuto con il nome di Vagano perché era solito recitare a memoria l’inizio del film Amarcord dove questa parola è ripetuta più volte. E proprio in una suite del citato hotel abita la vice questore incaricata delle indagini Carlotta Confalonieri Bonnet. Rimini e il Grand Hotel sono i co-protagonisti, in particolare una Rimini invernale, misteriosa e violenta. Infatti subito dopo il ritrovamento del cadavere del barbone vengono scoperti altri due cadaveri: un etiope e una spogliarellista con precedenti nel mondo della droga. A far luce sul triplice omicidio, che pare avere una sua logica, la Confalonieri Bonnet è supportata da una squadra investigativa irresistibile, originale e simpatica che porta brio a questo genere di romanzi. Cosicché pur in una storia durissima e feroce, il linguaggio usato da Vignali – spaziando dal dialetto al colloquiale, dalle battute ai giochi di parole – rende la lettura di questo esordio narrativo un vero spasso.
Purtroppo ai primi tre si susseguono altri omicidi e la caccia all’assassino si fa sempre più serrata. Tutta la città di Rimini, ammantata dalla neve, è sotto assedio e i media traggono le più svariate conclusioni. Il lettore alterna momenti di tensione e colpi di scena a sprazzi di umorismo e atmosfere cariche di suggestione anche per una città lontana anni luce da come si è soliti considerarla. L’abile penna di Vignali riesce a padroneggiare così bene lo stile umoristico da coniugarlo sapientemente con una trama gialla. Ma per la vice questore Carlotta, non solo bellissima, oltre che ricca e circondata da uomini belli, ma anche intelligentissima, il mistero di tutto sta nel ritrovamento di una chiave rinvenuta nello stomaco del barbone che ha preferito farsi torturare e uccidere piuttosto che consegnarla ai suoi carnefici. La deduzione più ovvia è che tutti questi omicidi non possano essere opera di una persona sola ma che assolutamente tra di loro vi è un legame.
I personaggi tutti sono delineati con maestria, non solo la bella Costanza, e proprio la loro connotazione riesce ad alleggerire gli eventi rendendo la lettura coinvolgente. Lo spirito dell’autore cabarettista prende il sopravvento e ci regala un romanzo giallo capace di far ridere oltre al mistero inaspettato che si scoprirà legare questa catena di omicidi. Lode al Gino “giallista” e non rimane che leggere La chiave di tutto.