Joe Lansdale, “Negli Stati Uniti i repubblicani sono impazziti”

Prima di cominciare il suo incontro con il pubblico l’autore ha tenuto a rivolgere un personale ringraziamento alla città colpita nei mesi scorsi dal terremoto: “Grazie davvero – ha detto. Questo è un posto bellissimo, pieno di amanti dei libri e io sono molto felice di essere qui”. 
Poi i diversi affondi. Prima nei confronti di quegli scrittori, colleghi, che non riconoscono paternità o anche solo parentele letterarie:”A molti piace l’idea di essere unici. Se io, invece, dovessi fare la lista di chi mi ha ispirato dovrei svolgere un elenco infinito: Mark Twain, Flannery O’ Connor, Ray Bradbury..E poi i fumetti. I fumetti sono stati importantissimi. Da lì è partito il mio amore per gli stili letterari più differenti che sempre sono felice di praticare”. A proposito di polemiche letterarie proprio sui generi, ormai stantie, Lansdale ha peraltro le idee ben chiare: “Non posso dire nulla a quei giornalisti e a quei critici dalla mente ristretta che si permettono di giudicare gli scrittori solo in base alla scelta del genere prescelto e da esplorare. Loro sanno bene chi sono e cosa scrivo. Tutto qui”. 
Anche i recenti accadimenti della politica interna statunitense -in epoca di convention-  hanno poi trovato spazio nel dialogo con il pubblico. Avviando una riflessione a partire dal ciclo di Hap e Leonard – i suoi personaggi complementari ma opposti, più che mai divisi dalla visione politica- Lansdale ha detto di nutrire uno stupore sempre più crescente per la piega che stanno prendendo le cose nel suo paese: “In America le cose sono diventate incredibili. I repubblicani sono impazziti! Tornando al mio personaggio, Leonard, dovrei dire che lui mi sembra un liberale al confronto di tutti quei repubblicani che ormai non hanno più interesse per la realtà e che alla realtà prediligono la loro particolare visione. In Texas, poi, quando i giornali parlano di democratici e liberali credo che ormai si riferiscano solo a un paio di persone, a me e mia moglie”. 
Sì, la donna più importante della vita di Joe Lansdale, determinante nell’accelerare il suo rapporto con la scrittura: “Nella mia vita ho fatto di tutto -ha rivelato lo scrittore al pubblico di Festivaletteratura. Quando ero ancora un adolescente ho lavorato per l’amministrazione comunale di Gladstone: strappavo arbusti. Poi mi sono messo a costruire -orribilmente – case mobili e infatti mi hanno licenziato. Poi ancora ho insegnato arti marziali -anche oggi sono molto più duro di quanto possa sembrare. Ho fatto anche il custode, ho lavorato in fabbrica, fino a quando ho conosciuto mia moglie, a 21 anni, e lei mi ha costretto a scrivere. Mi diceva di stare seduto, di chiudere la bocca e continuare a scrivere. Non abbiamo mai pensato di avere tanto successo, ma grazie al lavoro e a tanta fortuna è andata così.”
La riflessione finale, allora forse non a caso, lo scrittore l’ha voluta dedicare alle donne della sua vita: “Oltre a mia moglie mia madre: un altro riferimento per me. Eravamo poverissimi, ma lei trasformava ogni pasto in una festa. Poi mia nonna, morta a 100 anni, nata nel 1880 e arrivata in Texas su un calesse ai tempi di Buffalo Bill. Infine mia figlia, una donna di 25 anni e di 50 kg che, qualche tempo fa, a Torino, ha subito un tentativo di rapina: beh è finita che lei ha picchiato il rapinatore. Avrete capito che amo le donne forti non tanto in senso religioso, ma nel senso del carattere”.

Fonte: MAVICO

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