Incontro De Giovanni Biondillo Gallarate e Busto Arsizio 13 gennaio 2016

“La cronaca spiega i fatti, la magistratura e la polizia cercano i responsabili. Ma il racconto del perché, la motivazione del delitto, che è uno squarcio sociale che non si rimargina, è una ferita che continua a sanguinare su un tessuto sociale… questo mi interessa raccontare, questo è compito del narratore. Noi scriviamo per cercare di raccontare il perché”.

L’osservazione del flusso di un sentimento che da amore e condivisione diventa motore di un crimine. Il suo amore, fin da ragazzino, per i libri di McBain. La sua Napoli che è città che si mischia, si cambia, che è nata dall’immigrazione, dal mare. E la sua squadra, i suoi Bastardi di Pizzofalcone, protagonisti del nuovo romanzo, “Cuccioli”, che Maurizio De Giovanni ha presentato mercoledì 13 gennaio davanti a due platee da tutto esaurito, in provincia di Varese, a una manciata di chilometri di distanza: nel pomeriggio alla libreria Ubik di Busto Arsizio, in serata al teatro Condominio Vittorio Gassman di Gallarate, su organizzazione della libreria Biblos inMondadori con il patrocinio dell’assessorato alla cultura del Comune e, in questo secondo appuntamento, dialogando intervistato dal “collega” Gianni Biondillo. Momenti di incontro, confronto, riflessione, che hanno avuto al centro eccezionali pagine di letteratura.

E durante i quali non sono mancate occasioni di risate nelle battute che i due autori si sono scambiati dal palco, sottolineando come i giallisti si divertano “proprio tanto”, al punto che ogni festival dedicato al genere diventi quasi paragonabile a una bella gita tra liceali. Con una convinzione comune a entrambi: la polifonia nei racconti gialli italiani, la diversità delle narrazioni e degli stili, “perché raccontiamo le città. Che sono diverse”.

Prendete racconti per bambini e ragazzi, unitevi romanzi gialli, shakerate ed ecco che salto fuori io: letteratura per ragazzi e thriller sono passioni che mi accompagnano da sempre, insieme comunque alla condivisione del decalogo di Daniel Pennac con i suoi dieci imprescrittibili diritti del lettore. Che prevedono anche quello di “leggere qualsiasi cosa”, pur avendo una spiccata passione per quanto enunciato in apertura di presentazione. Pensando in ogni caso che nelle pagine, non sempre, ma in molti, moltissimi casi, uno scrittore ci sta donando qualcosa di profondamente suo: non per forza un ricordo, ma anche solo un modo di esprimersi, un ritmo narrativo, e ogni volta una creazione. E dunque una forza che va almeno conosciuta. Se poi questa forza avvolge fin da piccoli e aiuta a diventare lettori, oppure dissemina le pagine di indizi che trascinano chi legge in un’inchiesta al cardiopalma… allora conoscerla mi piace ancora di più.

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