
Autore: Diffenbaugh Vanessa
Casa Editrice: Garzanti
Genere: Romanzo
Pagine: 368
Prezzo: 18,60
“Allora, sei pronta?” chiese Meredith. Mi strinsi nelle spalle. “E’ il tuo momento, lo sai.” Continuò. “La tua vita comincia adesso. D’ora in avanti non potrai più incolpare nessuno a parte te stessa”.
La vita di Victoria è questa. L’abbandono da parte dei genitori, la casa famiglia, il passaggio da una famiglia affidataria ad un’altra, il continuo intervento dei servizi sociali, la diffidenza, l’odio, la solitudine e l’incapacità di relazionarsi e comunicare con gli altri esseri umani. Ma ora ha diciotto anni e deve pagarsi l’affitto alla Casa dell’Accoglienza; trova lavoro presso Renata, una fiorista, che rimane subito colpita dalla dimestichezza che Victoria ha con i fiori: li conosce, li cura e li compone in modo che formino una storia e richiamino delle emozioni. Questo talento le è stato trasmesso da Elizabeth, l’unica donna che per Victoria è stata la cosa più simile ad una madre. Continui flashback di quel felice periodo tormentato la giovane orfana che ora si trova ad affrontare il mondo e la gente. Renata si affeziona subito alla ragazza, le dà un lavoro, un posto in cui stare e le lascia la libertà di esprimersi nell’unico modo che Victoria conosce: il linguaggio dei fiori. Grazie alla sua capacità il negozio di fiori di Renata acquista sempre nuovi clienti, soprattutto spose che affidano il proprio futuro a Victoria, che crea per loro bouquet personalizzati. Attraverso un percorso lungo e doloroso, la protagonista si trova ad affrontare la sua paura più grande, il contatto con le persone, e il rimorso che da dieci anni la corrode; la meta che si intravede alla fine del sentiero tortuoso è l’amore… in tutte le sue sfaccettature (amore materno, amore-amicizia e amore-innamoramento).
Il romanzo d’esordio della Diffenbaugh nasce dall’unione di due elementi fondamentali nella vita dell’autrice stessa; Vanessa è infatti madre affidataria e appassionata di botanica e dei significati che essa nasconde. Per scrivere il romanzo si è avvalsa della consulenza di esperti del sistema di assistenza sociale statunitense, (tema su cui pone un accento particolare), e di esperti di botanica; inoltre ha consultato i più famosi dizionari sul linguaggio dei fori scritti in epoca vittoriana.
La prima parte del libro scorre molto veloce saltando da momenti di vita contemporanea a flashback sempre più frequenti; la narrazione, a mio avviso, rallenta un po’ nella seconda parte, in cui comincia a serpeggiare l’ombra di un lieto fine “all’americana”. In realtà, leggendo la mini intervista all’autrice, presente in coda al romanzo, ci si rende conto che il finale non è così scontato e che il significato della storia è più profondo. Si parla di libero arbitrio e determinazione che guidano l’essere umano fino al raggiungimento dell’obiettivo finale: l’amore, inteso come forza motrice e sentimento generale, indipendente da tutto e da tutti, che dall’interno dell’anima si sprigiona verso l’esterno “la verità è che l’amore, come l’odio, è autonomo. Non sgorga né dal nostro passato né dal nostro futuro; è separato persino dalle persone che amiamo. Si proietta verso l’esterno, rimane integro in se stesso e non mette radici”, proprio come il musco.
Oltre alla storia, unica nel suo genere, ci sono ben tre particolarità annidiate in questo libro: 1) esistono diverse versioni della copertina: Victoria ha in mano una foto che raffigura un fiore…sulla mia copia c’è un tulipano – “dichiarazione d’amore”, sulla vostra?!; 2) alla fine del romanzo c’è il dizionario redatto da Victoria e Grant nel corso delle loro interminabili discussioni botaniche; 3) a chiudere il tutto una mini intervista all’autrice, si parla di fiori, servizi sociali e prospettive future.