Autore: Sgambati Stefano
Data di pubbl.: 2014
Casa Editrice: minimum fax
Genere: Romanzo
Pagine: 279
Prezzo: 15 €
Roma, Ponte Milvio e dintorni. Una coppia di quarantenni senza figli fin troppo tranquilla, Corrado e Carmen, è sconvolta da un fulmine a ciel sereno: l’inaspettata rivelazione del loro ospite durante una cena. Dietro l’inflessibile garbo dei modi, infatti, il corniciaio Gaspare nasconde un’ombra non di poco conto nel suo passato. Seguiamo poi gli alti e bassi sentimentali di Irene, figlia di Gaspare, e Matteo, il libraio del quartiere, che desidera una relazione stabile ma non riesce a comprendere cosa tormenta la ragazza che ama. Forse non è un caso che Irene abbia un legame strettissimo, quasi insopportabile, con il padre. È proprio Gaspare a spingere Irene e Matteo ad andare nell’enoteca gestita da Corrado, che non li conosce ma sa cose che non dovrebbe sapere.
“Mi chiamo Corrado Marini, mica Syd Barrett”. Già dalla seconda pagina l’autore, al suo primo romanzo dopo altre prove più brevi, manifesta l’intenzione di concentrarsi su vite tutto sommato comuni, ma che rivelano la difficoltà quotidiana dei rapporti famigliari e amorosi. Il punto di forza del libro è costituito senza dubbio dalla narrazione non lineare. Invece di eleggere un unico protagonista, nei diversi capitoli si alternano i punti di vista dei personaggi, passando dalla prima alla terza persona (in qualche caso un po’ bruscamente). In questo modo tutti i caratteri emergono nella loro varietà. Si va dalla routine rassicurante di Corrado alla profonda dipendenza psicologica di Irene da alcol e sesso, un cocktail esplosivo che la rende la figura più forte e più riuscita del romanzo. Senza dimenticare Gaspare, il motore della vicenda, e la sua precisione maniacale, che non risparmia alla povera Irene una smisurata e non richiesta spiegazione sull’uso dello spazzolino elettrico.
Oltre a tutto questo, il racconto è punteggiato da riflessioni più generali, come quella a cui allude il titolo. Di quanto eroismo abbiamo bisogno per sopportare la vita quotidiana? E quanto eroismo occorre per affrontare le conseguenze a volte dirompenti della verità? Certo, sarebbe molto più conveniente limitarsi a dire agli altri solo quello che ci fa comodo. Qui si annida l’imperfezione dei personaggi, in cui non facciamo fatica a riconoscere la nostra. Giunti all’ultima pagina di Gli eroi imperfetti, un certo numero di fatti rimane ignoto a noi lettori. Eppure è difficile provare il desiderio di saperne di più. Merito dell’autore che ha costruito un intreccio in equilibrio tra detto e non detto dal fascino sottile. Un primo romanzo interessante che fa ben sperare per romanzi futuri.