
Autore: Sergio Messere
Data di pubbl.: 2013
Casa Editrice: Prospettiva Editrice
Genere: Romanzo
Pagine: 257
Prezzo: 14.00 €
“Tutti eravamo nipoti di uomini e donne nati negli anni Sessanta e Settanta. Non era sbagliato affermare che fossero gente nata con la camicia: rappresentavano la prima ondata generazionale nata e cresciuta nel tepore del benessere, in quanto avevano raccolto i frutti del boom economico esploso anni prima. Dopo un paio di generazioni eravamo su un’altra galassia” (p. 45)
Siamo nel 2040, in una cittadina a Nord del Lazio chiamata Sìagora, situata in un’area geografica piuttosto isolata, ma che ha visto passare un notevole sviluppo socio-economico e culturale. Attraverso un indovinello pubblico, un individuo chiamato Sir Gabriel Alekseij Alexandrov raduna diciotto ragazzi poco più che adolescenti in un casale chiamato l’Officina con il principale intento di creare un gruppo di giovani menti e persone capace di ribellarsi alle regole che impone l’attuale civiltà e dar vita ad una nuova generazione…”oltre la linea” appunto. In questa scuola di vita vengono definite regole, comportamenti, attività, ruoli, insomma tutto quello che serve per ricreare le dinamiche di una piccola comunità di persone. Come in tutte le migliori famiglie però non sempre si riesce ad andare d’accordo e non sempre la legge è uguale per tutti: si passa infatti da momenti di collaborazione a momenti di forte scontro, dalla creazione di piccoli gruppetti eterogenei alle disfatte più totali, da lunghi dialoghi aperti a grandi momenti di isolamento e silenzio. La voce narrante appartiene a Danilo, o Dani, ed è grazie a lui e al suo filtro percettivo che impariamo a conoscere luoghi, persone e sensazioni di quei mesi passati in comunità tra attività nei campi e lunghi tornei sportivi; soprattutto si riesce a cogliere l’inquietudine del protagonista e di alcuni altri membri del gruppo che cercano di capire quale sia il vero scopo di Gabriel e, come si possa “evolversi” restanto chiusi in una piccola comunità di persone al riparo dal mondo esterno.
Il romanzo fin dal principio non è di facile lettura, perchè ricco di descrizioni e dialoghi che sviano molto da quello che alla fine si rivela essere il vero scopo dell’autore. I difficili temi di discussione, il linguaggio secco e pungente e le scene di violenza non aiutano a migliorare la situazione. Se però si riesce a tener duro e a sforzarsi di arrivare fino in fondo, ci si troverà felicemente sorpresi del tentativo di Sergio Messere di mettere in piedi una storia che cerca un punto di rottura e di riscossa dalle attuali logiche della nostra quotidianità, che hanno portato ad una mostruosa situazione di crisi. Ad esempio l’indovinello iniziale che consente già a monte di filtrare una “piccola” parte della popolazione che si sente un èlite, il ritorno al lavoro della terra nei campi, la lotta contro la manipolazione genetica e gli OGM e soprattutto il colpo di scena finale che ci mostra il vero volto gattopardiano di qualsiasi società: tutto cambia per non cambiare nulla.