Autore: Carlo G. Gabardini
Data di pubbl.: 2015
Casa Editrice: Mondadori editore
Genere: Autobiografia
Pagine: 241
Prezzo: 17.00 €
Fossi in te io insisterei non è tante cose: non è una biografia, non è un diario, non è un romanzo e non è un libro sull’omosessualità. È una lettera, che un figlio scrive a sua padre, che racchiude tutta la vita vissuta e che si interroga sulla vita ancora da vivere. Due sono i personaggi primari di questa lettera: un padre modello, giusto, amorevole, considerato come “l’avvocato di Dio”, e un figlio con le idee molto chiare sulla strada da prendere, che deluderà però tutte le aspettative. È qui che la lettera ad un padre diventa una lettera per tutti, il figlio diventa un padre per i lettori dimostrando che è giusto uscire dal percorso segnato per creare una propria strada e che non bisogna fermarsi al primo ostacolo, anche se sembra insormontabile. Bisogna insistere, arrendersi non sarebbe saggio.
Questo è il primo libro per Carlo G. Gabardini, e forse proprio per questo non si risparmia, in ogni pagina mette tutto se stesso, non tralasciando nemmeno un dettaglio della sua vita, il tutto condito con una dolcezza amara di rimpianto che solo chi ha perso un modello di vita può comprendere. Nella prima parte del libro sono racchiusi i momenti della sua infanzia, dolce e familiare nella quale è facile ritrovare un po’ della nostra, poi all’improvviso tutto si ferma. La morte improvvisa del padre, alla quale niente e nessuno può prepararti, paralizza un’intera esistenza. Qui inizia la vita di Carlo, una vita alla deriva ma sempre con il sogno in testa e tutte le carte in regola per realizzarlo, una vita che noi vediamo svilupparsi frenetica e incessante tra le pagine di questo libro. L’elaborazione del lutto si dice che duri sette anni, ma bisogna pur partire da qualche parte, e Carlo decide di partire proprio da questa lettera che diventa un baule dove sistemare i ricordi più belli della sua infanzia, le delusioni, gli amori della vita e le cose non dette ma soprattutto è il luogo in cui decide di mettere suo padre. I morti vanno lasciati andare, bisogna dargli un luogo al di fuori della nostra mente perché altrimenti diventano dei mostri incontrollabili che si annidano dietro ogni nostro passo falso.
Un libro coraggioso scritto con la dolcezza di un figlio e l’autorità di un padre, che ci mette davanti ad un altro tema essenziale per la vita di tutti: il coming out. Non solo quello sessuale, come abbiamo detto questo non è un libro sull’omosessualità, perché il coming out appartiene a tutti, si tratta solo di prendere un bel respiro e far uscir fuori quello che abbiamo dentro, nascosto nell’angolo più oscuro di noi e che dimostra chi siamo realmente. Dobbiamo essere padroni delle nostre scelte e imparare a vivere la vita secondo le nostre esigenze, le nostre capacità e i nostri sogni abbattendo i muri della paura. La paura è la nostra maggior nemica, la paura di deludere le aspettative, di essere giudicati, di fallire, di non essere all’altezza, la paura di essere noi stessi. In questo libro è raccolta una vita vissuta combattendo forse inconsciamente contro queste paure, una vita di cui un padre non può che essere orgoglioso.
«Perciò io penso che la questione del coming-out non dovrebbe essere un’esclusiva di noi omosessuali, ma di tutti. Credo che pure gli eterosessuali dovrebbero appropriarsene. Perché “venir fuori”, mostrarsi per chi si è realmente, urlare cosa si desidera per la propria esistenza, non concerne solo la sfera sessuale, riguarda il nostra senso di stare al mondo. Fare coming-out significa cominciare a vivere.»