
Autore: Iosif Brodskij
Casa Editrice: Adelphi
Genere: Poesia
Traduttore: Matteo Campagnoli e Anna Raffetto
Pagine: 254
Prezzo: € 22,00
La poesia, sostiene Iosif Brodskij, può contare sul concetto di essenziale per divulgare direttamente i suoi contenuti. «Più si legge poesia, meno si tollera ogni sorta di verbosità, nei discorsi politici o filosofici come nella storia, nella sociologia, o nell’arte della prosa. Il bello stile in prosa è sempre ostaggio della precisione, rapidità e intensità laconica del dettato poetico».
Iosif Brodskij è nato nel 1940 in Unione Sovietica. Il più grande poeta russo in esilio del Novecento ha iniziato a scrivere poesia nella tarda adolescenza. A ventitré anni ha avuto problemi con il regime comunista. Condannato a cinque anni di lavoro coatto per parassitismo sociale, dopo averne scontati due il governo sovietico nel 1972 lo ha esiliato.
Adelphi finalmente pubblica È così via (Traduzione di Matteo Campagnoli e Anna Raffetto), l’ultimo libro di Brodksij apparso negli Stati Uniti nel 1996, l’anno della morte del poeta. Infatti questo testo è uscito postumo e tra le sue pagine si avverte il tema dell’addio ma anche un senso estremo che spinge la parola oltre il baratro.
Mai come in questi versi il poeta si era mai spinto verso una deflagrazione totale del significato poetico.
Brodskij qui ha uno sguardo lucido sulla catastrofe. In ogni suo verso prende tra le mani l’insensatezza del mondo e ne attraversa, senza rinunciare a un immanente spietatezza, tutti i perimetri, le geometrie e le prospettive, suggerendo delle cose una lettura che ha il coraggio di guardare in faccia la tragedia dei giorni e della Storia.
«Guardiamola in faccia, la tragedia: / vedremo le sue rughe, / il profilo aquilino, il mento mascolino. / Udremo i suoi diabolici toni di contralto: sovrasta il pigolare della causa la melodia roca dell’effetto. / Salve tragedia! Era da un pezzo che non ti si vedeva. / Salve rovescio di medaglia. /Passiamo a esaminarti nei dettagli».
Il poeta non ci pensa due volte, scrive per mandare definitivamente in frantumi il mondo che già sta cadendo sotto il colpi della decadenza e dell’indifferenza degli uomini.
È così via non a caso è il libro con cui il poeta sa di congedarsi dal mondo. Brodskij è vigile sulla noia e sulla povertà del suo tempo: «Che brutti tempi: / niente a nessuno puoi rubare. / I legionari tornano a mani vuote dalle campagne militari. / Le Sibille, al pari delle piante, con fondono il futuro / col passato».
Il poeta è consapevole che le previsioni metereologiche per il futuro sono pessime, anzi catastrofiche. A lui non resta altro che la poesia lucida, estrema e disincantata per descrivere senza abbellimenti quanto osserva.
«Io fumo al buio e inalo la putredine dell’aria» scrive il poeta che non spreca nemmeno una parola e sceglie per l’ultima volta la poesia – come forma estrema di locuzione umana – per leggere e interpretare il libro del mondo che sta finendo i suoi giorni negli annegamenti di un colore freddo.
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