Autore: Lucia Iovino
Data di pubbl.: 2018
Casa Editrice: I Quaderni del Bardo edizioni
Genere: Poesia
Traduttore: Collana Z a cura di Nicola Vacca
Pagine: 103
Prezzo: 10 €
Una mano vi accarezza il viso, vi rilassate, vi piace, sorridete; improvvisamente quella mano vi dà uno schiaffo che vi stordisce, mai riuscirete a spiegarvi il perché di quel gesto. La poesia di Lucia Iovino è così: una carezza e una sberla, un’illusione che diventa improvvisamente disillusione, o meglio, consapevolezza della realtà. I versi sono composti di parole semplici. Poesia nostalgica, poiesi di uno spirito che si sofferma sull’esperienza, e in questa ricerca del senso del passato si comprende il viaggio linguistico dell’autrice. Il suo pellegrinaggio nella vita la porta a riscoprire l’esistenza, a regredire per un attimo allo status di Alice, la quale dopo aver attraversato il paese delle meraviglie ritorna alla realtà abbacinata da una luce che rende meno spaventose le ombre della vita.
Siamo di fronte a versi stoici, in cui la tranquillità e l’equilibrio delle parole riescono a conferire un sentimento di soddisfazione in chi legge; soddisfazione per aver vinto o perso con onore, con pazienza e perseveranza.
Un viaggio negato/in fondo ad occhi sfuggenti/e poi/l’assenza/come scelta/l’assenza per essere presente…
Iovino parla qui dell’amore andato via, mai completatosi in una perpetua presenza, eppure, tutto ruota intorno alla parola assenza, dietro la quale si rinnova il bisogno di recuperarsi, salvarsi, rinascere. La rinascita è l’elemento principale della poesia dell’autrice campana, che attua un rito di purificazione attraverso lo scandagliamento della realtà e la sua frammentazione in esperienze cristallizzate. La consapevolezza, insomma, si acquisisce vivendo, analizzando le esperienze; non si può essere sempre Alice.
Quando ti perdi/nel deserto della vita/ogni orizzonte è troppo simile all’altro/ogni alba ti trascina stanca/verso un’altra notte attesa/la fame dell’anima e dei sensi/ ti rimprovera quando ti lasci andare/nel ricordo del passato perduto/e allora/anche una briciola/ti sembra il pane desiderato/una pozza d’acqua torbida/la fonte per dissetarti…
In queste righe, il significato di un viaggio che non finisce con le delusioni, ma che ha inizio proprio da esse. Al di là del dolore sta la vera esistenza; un’esistenza che si compie in mezzo agli altri, a noi, come spiega Antonella Del Giudice nella sua prefazione.
Infatti, non può esistere consapevolezza senza la presenza degli altri.