Da che parte stare. I bambini che diventarono Giovanni Falcone e Paolo Borsellino- Alberto Melis

Titolo: Da che parte stare. I bambini che diventarono Giovanni Falcone e Paolo Borsellino
Autore: Melis Alberto
Data di pubbl.: 2012
Casa Editrice: Battello a vapore
Genere: Attualità, Bambini e ragazzi, Mafia
Pagine: 128
Prezzo: 10

Oggi ricorre l’anniversario della strage di Capaci, il terribile attentato che ha provocato la morte del magistrato Giovanni Falcone, di sua moglie Francesca Laura Morvillo e dei tre giovani agenti di scorta Antonio Montinaro, Vito Schifani e Rocco Dicillo. E’ proprio con questa vicenda che Alberto Melis comincia la narrazione. Una narrazione diversa con lo scopo di spiegare ai bambini ciò che è accaduto quel terribile 23 maggio e poi, solo due mesi più tardi, il 19 luglio. Nell’intervista pubblicata qualche giorno fa sul nostro giornale online l’autore ci spiegava che ai bambini non si può mentire, mai. E allora bisogna raccontare loro i fatti, così come sono realmente accaduti, avvalendosi di un linguaggio appropriato, ma senza nascondere la verità.

L’insegnante cagliaritano spiega ai suoi giovani lettori gli avvenimenti di quelle due giornate di vent’anni fa che tanto hanno segnato la storia del nostro paese. Ma non è questo il tema centrale del libro. Le sorelle dei due magistrati, Maria Falcone e Rita Borsellino, raccontano i loro fratelli in una versione inedita, ovvero quando erano loro stessi bambini.

Giovanni Falcone da piccolo aveva l’argento vivo addosso, soprannominato “Biddicchiu” (bellino) il suo sguardo  era sempre attento agli altri, soprattutto ai suoi familiari.

“Una volta, era ancora molto piccolo, mentre giocava nel giardino della casa di Sferracavallo, una grossa pietra gli cadde su un piede e gli maciullò l’alluce. Ma, anche se il dolore doveva essere lancinante, soprattutto durante la medicazione nell’ambulatorio medico, strinse i denti e non versò una lacrima.”

“Spesso litigava con gli altri ragazzi, aveva la tendenza a buttarsi nella mischia, soprattutto se si trattava di difendere qualcuno. Si metteva alla prova, s’imponeva il coraggio. E non si lasciava intimidire nemmeno dai ragazzi più grandi e grossi di lui.”

Paolo Borsellino non abitava lontano da Giovanni, ma da piccoli non erano molto amici, questo sentimento che li legava sarebbe nato più tardi nel corso della loro vita. Anche Paolo era un bambino molto sveglio e vivace che non si faceva scrupoli ad aiutare gli altri bambini, come ricorda la sorella Rita.

“Paolo portava a casa i suoi compagni di scuola. Li aiutava a fare i compiti e poi prima di andare a giocare facevano merenda tutti insieme.”

Il senso di giustizia lo ha sempre contraddistinto, un episodio raccontato nel libro ci aiuta a capirlo.

“A scuola, a volte, si accorgeva della differenza tra l’atteggiamento paziente e premuroso che gli insegnanti manifestavano nei confronti di ragazzini benestanti e la severità che riservavano ai compagni più poveri. E si rendeva conto che, per esempio, non aveva senso rimproverare un bambino che si addormentava sui banchi, se quel bambino aveva dovuto passare la notte a bordo della barca di suo padre, per aiutarlo a tirare su le reti della pesca.” 

“Da che parte stare” si può scegliere anche da ragazzi e il ricordo di Maria e Rita ci fa riflettere su quanto Giovanni e Paolo fossero uomini, uomini che avevano saputo scegliere.

Questo libro dovrebbe essere adottato come testo di lettura in tutte le scuole. Non lo facciamo mai, ma questa volta ci sentiamo di scriverlo: un ringraziamento alla casa editrice Piemme che in questi 20 anni di Battello a Vapore ha dimostrato  una sempre maggiore attenzione e  vicinanza ai ragazzi. E un ringraziamento all’autore Alberto Melis che con Alice Fornasetti ha avuto l’idea di questo libro.

E’ con lo sguardo rivolto ai più piccoli che la nostra redazione ha scelto di ricordare in questa giornata l’interruzione di 5 vite esemplari: oggi come  vent’anni fa.

 

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Riccardo Barbagallo

Lavoro da qualche anno nell'editoria, mi occupo di comunicazione per editori e autori e sono un digital addicted. Al contrario di altri, non mi posso definire un lettore da sempre, 'La coscienza di Zeno' in prima media è stato un trauma troppo forte da superare per proseguire serenamente la relazione con la lettura. Più avanti ho deciso di leggere un libro per piacere, e non per obbligo, ed è stato lì che ho capito quale sia la vera forza della lettura: la capacità di emozionare. Credo che sia questo il segreto, se così possiamo definirlo. Non ho più smesso.

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