Matteo Corradini: scrittore, ebraista, autore di libri per ragazzi e di laboratori creativi, amico de Gli Amanti dei Libri. Abbiamo l’occasione di incontrarlo al Festivaletteratura di Mantova e di parlare con lui del suo ultimo romanzo, Annalilla (Rizzoli), una storia frizzante e divertente che ha come protagonista una ragazzina di undici anni.
Chi è Annalilla?
Annalilla è…un’autobiografia nascosta. C’è qualcosa dentro di me che è Annalilla: naturalmente non è un’autobiografia completa, ma è la storia di quel 5% che, dentro di me, è Annalilla.
Annalilla è in una settimana un po’ particolare della sua vita: l’ultima settimana di scuola. In questo romanzo, questa settimana somiglia anche un po’alla prima settimana della creazione del mondo… Parliamo di questo parallelismo.
In realtà volevo scrivere due libri: uno che parlasse di Annalilla e della sua ultima settimana di scuola e uno che parlasse della prima settimana di vita nel mondo. Mi interessavano i simboli legati a questo tema per come viene raccontato dalla Genesi. Poi ho capito che poteva esserci un collegamento tra i due momenti e che questi due libri potevano diventare, in realtà, uno solo.
Annalilla è quindi nella sua ultima settimana di scuola, come noi tutti la ricordiamo, ovvero molto divertente se non hai più a che fare con le interrogazioni; poi, come sottotraccia nascosta, messa lì per ispirarmi, c’è la prima settimana del mondo, che riaffiora qua e là nel corso della narrazione.
Io volevo soprattutto parlare di Annalilla, di questa ragazza alla quale in una settimana di vita succedono le cose che, solitamente, ad una ragazzina di quell’età capitano in un anno, grandi cambiamenti, esperienze fondamentali che fanno crescere. Mi sono interrogato molto, da uomo di 38 anni, su cosa potesse provare una ragazzina di undici anni…e questo mi ha fatto riflettere sul fatto che, in fondo, anche se dovessi scrivere un romanzo di avventure marinare, avrei tanto da chiedermi! In verità, credo che ti metta molto di più alla prova avvicinarti a qualcosa che hai dentro e che vuoi far uscire con libertà… e noi scrittori ci portiamo sempre dentro qualcosa dei nostri personaggi.
Uno dei temi centrali della storia è il rapporto tra Annalilla e la nonna e, da qui, il rapporto tra la protagonista e la memoria, il ricordo, il passato per come ci viene tramandato dai nostri avi.
Annalilla scopre il passato della nonna con un po’di fatica e un po’di fortuna. La nonna è costretta a letto ed è un po’svampita, spesso confonde Annalilla con altre persone che hanno fatto parte della sua vita. Il passato della nonna serve alla nonna ad essere se stessa, a manifestare la sua identità attraverso il racconto fatto alla nipote. La nonna tuttavia non chiede ad Annalilla di uniformarsi al suo passato, ma di crearsi una sua autonomia e, di fatto, la ragazza riesce a trovare la propria strada, per quanto strana e inusuale possa apparire.
Quanto è importante per crescere, per vivere, il rapporto che i ragazzi costruiscono con i nonni?
Oggi accade spesso che i nonni siano visti come una sorta di baby sitter da chiamare quando i genitori sono impegnati, oppure sono relegati al ruolo di compagni simpatici e un po’buffi per alcuni momenti particolari della vita, per visite sporadiche. Forse bisognerebbe recuperare il rapporto con i nonni come parenti, familiari e soprattutto come persone che hanno qualcosa da dire e ai quali i nipoti, a loro volta, possono insegnare qualcosa. A me è sempre piaciuto avere con i nonni questo tipo di rapporto: spesso ero io a raccontare loro qualcosa, ad aggiornarli sulle novità o ad insegnare loro ad usare il pc o a navigare su internet, insomma a fare da tramite con le cose che non facevano parte del loro bagaglio. A loro volta, i nonni erano fonte per me di grandi insegnamenti, racconti o storie: quando sei bambino a volte non ti rendi nemmeno conto di quanto siano importanti, ma poi da adulto incominci a rifletterci…
Nel libro la nonna dice ad Annalilla: “Sono le cose da nulla a farci piangere. Se fisse una cosa importante nessuno ci piangerebbe su.” (p. 69). Cosa ci vuoi dire a proposito di questa affermazione?
Forse potresti rispondere tu a questa domanda…è una frase che mi piace molto, e sono contento che tu l’abbia notata. Cosa ti ha colpito?
L’ho trovata molto realistica: è vero, a volte piangiamo per cose che non sono poi tanto importanti, perché se lo fossero troveremmo una grinta diversa per affrontarle. Leggendola, ho ricordato bene quella sorta di malinconia che si può provare nell’adolescenza… a volte è difficile essere ragazzini.
In un’intervista ho detto che a volte mi sembra di non aver mai avuto sedici anni. Ho l’impressione di non aver avuto un’adolescenza completa, e forse mi tocca metterla nei libri per viverla fino in fondo, perché credo di essermene perso una parte.
Nel romanzo scrivi anche: “la curiosità è un seme. non c’è niente da fare: per piccolo che sia, se qualcuno lo pianta nelle tue orecchie poi cresce.” (p. 50). Di fatto, Annallilla incomincia a diventare curiosa verso ciò che la circonda, mentre prima si lasciava scivolare le cose addosso…
Secondo me, Annalilla ad un certo punto diventa responsabile…non seria, ma responsabile. Noi associamo serietà e responsabilità ma, a mio avviso, tra questi due concetti c’è un abisso. Spesso le persone serie non sono molto attraenti, o comunque non sono le persone con le quali faresti volentieri due passi. Mentre le persone che hanno, che si assumono delle responsabilità, sono molto interessanti, sicuramente attraenti.
Annalilla, ad un certo punto, incomincia a prendersi a cuore le cose che ha intorno a se, come fanno gli adulti. Poi non è detto che prendersi a cuore le cose le risolva, ci faccia cambiare o maturare…però è sicuramente il primo passo verso una nuova consapevolezza, è il primo passo di crescita e ad ognuno di noi capita in un momento differente della vita. Ad Annalilla capita in questa settimana, e quasi senza accorgersene diventa responsabile di qualcuno, della nonna, diventa responsabile delle relazioni, del suo corpo, delle sue emozioni.
Hai pensato ad un lettore ideale di questo libro?
Sono io. Mentre lo scrivevo, non ci vedevo altro lettore ideale; ho pensato: questo libro mi piace. Credo che il rapporto onesto di uno scrittore con i propri lettori sia solo questo: far uscire libri in cui crede davvero, che gli piacciono e nei quali si riconosce.
Che progetti hai per il futuro?
Quando nel futuro hai dei progetti più o meno simili rispetto all’anno passato…bhe, non va male! Ho dei begli appuntamenti in programma, un paio di festival, laboratori nelle scuole, Scrittori in città a Cuneo.
Dai laboratori con ragazzi e adolescenti traggo sempre grandi spunti, soprattutto su come funziona la fantasia altrui: mi incuriosisce molto la fantasia delle persone, è un aspetto molto attraente.
Tuttavia, tra tutti questi progetti…la cosa che più mi piace, in assoluto, è stare sul tappeto di casa a giocare con le mie tre bambine!
Parlando di fantasia, ritieni di avere un lato infantile dentro di te?
No, mentirei se dicessi che c’è un fanciullino in me. A volte ne senti ancora un po’ l’odore…però non c’è più, e devi fare i conti con questo. Devo dire la verità: mi preoccupano un po’gli adulti che si sentono ancora bambini, non mi fido fino in fondo di loro. ..così come mi preoccupano i ragazzini che si sentono già adulti
Lasceresti un messaggio per i nostri lettori?
Collegandoci a quanto detto sulla fantasia, vi faccio un invito: andate a scovare la fantasia degli altri.
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