Direttamente dal Giappone passando per il Gambero Rosso Channel Chef Hiro arriva al Salone del Libro per presentare la sua prima avventura editoriale: “Ciao sono Hiro”. Un libro su una cucina passionale ed energica, diversa da quella a cui la televisione ci ha abituato, unendo tradizione ed innovazione in piatti mai visti che si basano sempre sulla fantasia.
Che cos’è per te la cucina? Su che cosa si basa e cosa vorresti trasmettere agli italiani con il tuo libro?
La cucina è gigante, e si fa fatica a spiegare cosa sia realmente per me. Questa volta, dopo il programma, abbiamo deciso di creare il libro di “Ciao sono Hiro” per spiegare agli italiani come avviene il trattamento degli ingredienti senza l’utilizzo dei fornelli, questo è molto difficile e necessita di alcune capacità che spero di riuscire a trasmettere. Con questo libro vorrei spiegare alla nostra generazione, ma anche alle prossime, la bellezza dei cibi naturali.
Hai mai pensato di prendere il tuo programma e portarlo in Giappone? Magari utilizzando i prodotti tradizionali italiani.
Quando avevo diciannove anni, quindi negli anni ottanta, inizia ad arrivare in Giappone il prodotto italiano e per noi è stata una grande novità perché prima non avevamo l’olio d’oliva, il prosciutto crudo o il parmigiano stagionato. Insieme a questo sono arrivati anche dei corsi di cucina italiana ai quali mi sono appassiono, e mi fanno capire che questa è la strada che volevo percorrere. Ormai in tutti i supermercati giapponesi si possono trovare prodotti italiani, quindi possiamo dire che il cibo italiano si è ben radicato nei nostri stili di vita. In questo momento mi piacerebbe portare la cultura e la tradizione italiana nei paesi poveri, come la Cina, il Sud Asia e il Sud America, che stanno crescendo e credo che abbiano bisogno di questi insegnamenti. Nel mio programma ho portato ovviamente un po’ della mia cultura giapponese unendola, anche se può non sembrare, con le tradizioni italiane.
Nel tuo programma, e quindi nel tuo libro, la parola d’ordine è “zero cottura”, credi che questo concetto si sposi bene con i gusti gastronomici degli italiani?
Fondamentalmente, anche se non lo diciamo, nei miei piatti la cottura esiste ma non si vede. Molti prodotti subiscono processi di stagionatura, salatura, essiccatura ed affumicatura, tutte tecniche antichissime che risalgono all’antica Roma. Per cui tutti quelli che pensano che sia strano vedere un giapponese che fa un programma di cucina in Italia dovrebbe sapere che in realtà c’è molta più cucina italiana di quello che sembra.
Nel tuo libro sono stati inseriti anche i disegni preliminari che realizzi per i tuoi piatti, come ha contribuito questa passione per il disegno nella tua cucina?
Io da piccolo disegnavo sempre, e quando sono diventato capo chef in Giappone e mi capitava di inventare da zero un piatto mi sono accorto che partivo sempre da un’immagine in mente, ed ho quindi deciso di trasportarla su carta. Nella mia cucina cerco sempre di portare piatti nuovi, e questi arrivano sempre dalla mia fantasia. Io mi lascio sempre ispirare dagli ingredienti che ho e mi immagino il piatto finito, infatti il mio programma è molto diverso da quelli che si è abituati a vedere in Italia. Tutti gli altri partono sempre dalla ricetta già pronta, io invece la lascio sempre per ultima perché prima di tutto viene l’immagine del prodotto finito e solo quando il piatto è pronto arriva la ricetta vera e propria. Spesa, disegno, cucina e ricetta, questo è l’ordine che seguo nel mio programma dove l’arte gioca un ruolo essenziale, ed è il motivo per cui tutti credono che il mio programma sia strano, mentre per me ad essere strani sono gli altri!
Un programma tv su Gambero Rosso Channel, un libro di cucina.. cos’altro hai in mente per il futuro adesso?
“Ciao sono Hiro” è un programma che stiamo costruendo passo per passo, abbiamo iniziato senza fornelli con il solo utilizzo di tagliere e coltelli, probabilmente in futuro continuerà a crescere e cercheremo di inserire man mano sempre più elementi . Questo programma è un po’ come una scuola, si parte dalle basi per poi crescere di serie in serie, è una storia che continua e che vale la pena di essere seguita.
Quindi possiamo dire che tu non ti senti un vero e proprio “Chef Televisivo”, che molto spesso non vengono nemmeno considerati degli chef perché cucinano in televisione.
Beh, io credo che non sia colpa dello chef ma dei mass media che stanno seguendo la moda dei programmi di cucina, loro costruiscono un programma e poi vi inseriscono uno chef che segue il copione imposto dal regista. Questo rende lo rende a tutti gli effetti un attore, mentre io mi definisco autore del mio programma, io decido cosa fare e come muovermi senza seguire gli schemi di un format predefinito. Secondo me il problema dell’Italia è l’eccessivo consumo che si fa dei format dall’America, questo influisce molto sulla qualità di un programma, c’è bisogno di prodotti originali, dobbiamo creare il nostro futuro e il nostro lavoro anche per lasciare un’eredità alle nuove generazioni. Queste infatti non dovranno più basarsi sul prodotto Americano, ma potranno seguire il nostro esempio per creare una televisione completamente made in italy . Un esempio lampante secondo me è il programma “Unti e Bisunti” di Chef Rubio, un prodotto tutto italiano mai visto prima. L’Italia mi ha dato una grande possibilità ed ora io mi sento in dovere di ricambiare il favore!