
Autore: claudio lagomarsini
Casa Editrice: Fazi
Genere: intervista
A un mese dall’uscita del suo primo romanzo, ” Ai sopravvisuti spareremo ancora”, abbiamo pensato per i nostri lettori di fare qualche piccola domanda a Claudio Lagomarsini, autore di un romanzo assolutamente interessante che abbiamo già avuto modo di recensiere sul nostro Blog (https://www.gliamantideilibri.it/ai-sopravvissuti-spareremo-ancora-claudio-lagomarsini/ qui trovate la nostra recensione se ve la siete persa.), sul suo romanzo e sul suo lavoro da scrittore.
Come sempre, buona lettura
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Quando nasce l’idea per questo romanzo?
L’idea di scrivere qualcosa su un certo ambiente umano “problematico” che ho conosciuto nella prima parte della mia vita macerava da diverso tempo: in un racconto che ho pubblicato nel 2012, c’erano già alcuni personaggi che ho poi sviluppato nel romanzo. La scrittura organica, però, si è concretizzata tra il 2017 e il 2018.
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Perchè ha scelto di far trovare il diario a Salice e di farla raccontare proprio dal diario?
Nella prima riga del quaderno in cui prende la parola, Marcello (fratello del Salice) scrive che il suo «non è un diario» e, più tardi, il Salice stesso mette in dubbio alcuni aspetti del racconto che trova nel quaderno. Mi piaceva l’idea di giocare, da una parte, con il topos del manoscritto ritrovato, che tocca anche il mio lavoro di ricercatore, dato che mi occupo proprio di studiare manoscritti. Dall’altra parte l’espediente del diario/romanzo mette in scena un narratore inaffidabile: abbiamo bisogno di una seconda voce (quella del Salice, appunto) per valutare quanto possiamo fidarci di Marcello.
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Come nasce il personaggio di Salice?
In una prima stesura il Salice aveva un ruolo meno importante. Discutendone con l’editor che ha seguito il testo in casa editrice, abbiamo poi deciso di dargli una voce più rilevante: questo personaggio si incarica di confrontarsi, circa quindici anni dopo, con un passato familiare difficile. E lo fa da una prospettiva adulta, mentre Marcello, troppo giovane e immerso com’era nella vicenda, ci dava una versione “arrabbiata” dei medesimi fatti.
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Ai sopravvisuti spareremo ancora: perchè proprio questo titolo?
Uno dei sopravvissuti è appunto il Salice, testimone di un passato che, attraverso il diario/romanzo di Marcello torna a sparargli contro a distanza di molti anni. La spiegazione del titolo si trova letteralmente nell’ultima pagina del libro, che lascerei scoprire ai lettori.
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Secondo te, non c’è alcun tipo di liberazione dal passato, nessuna redenzione, nessuna speranza?
Al contrario. Mi soffermo ancora sul personaggio del Salice: per lui tornare al passato – anche in modo doloroso e sofferto – è l’unico modo per purificarsi e per liberarsi dai fantasmi. Del resto, la sua vita ha poi preso una piega felice nel nuovo paese in cui si è trasferito: c’è una speranza per tutti.
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Quanto di te c’è in Salice? Quanto in Marcello?
C’è una buona dose di me in entrambi. Come dicevo prima, questi due personaggi sono complementari: Marcello è un adolescente arrabbiato, mentre il Salice è un adulto più riflessivo. Indubbiamente sono stato, come tanti (come tutti?) un adolescente arrabbiato. Adesso sento di aver trovato un maggiore equilibrio, che passa anche per la scrittura.
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Quali autori pensi che ti abbiano influenzato (se ce ne sono)? In alternativa, quali libri suggeriresti a un lettore?
Mi sono fatto l’idea che tutti i libri che leggiamo finiscano per influenzarci. Di fatto siamo influenzati anche dai libri che detestiamo: banalmente perché possiamo usarli come modello negativo delle cose da non fare quando si scrive. Ai lettori suggerirei un libro che ha esordito poco prima del mio e che sto finendo di leggere, Città sommersa di Marta Barone. Nel mio pantheon, altrimenti, ci sono Philip Roth, Jonathan Franzen, Yasmina Reza, Walter Siti, Domenico Starnone, e molti altri.