
Data di pubbl.: 2024
Pagine: 148
Prezzo: € 15,00
Nell’incipit di Anna Karenina, Tolstoj sosteneva che tutte le famiglie infelici sono infelici a modo loro. Mai affermazione fu più vera, come ci dimostra la giovane e talentosa Olimpia De Girolamo nel suo secondo lavoro: Volontà. Titolo del libro e cognome della famiglia che andremo a conoscere in queste pagine dense e dolenti che colpiscono nel profondo e nelle quali, per molti versi, è possibile rispecchiarsi. Elena, la madre, apre il racconto nel momento peggiore della sua esistenza: all’alba viene svegliata dalla polizia con la notizia della morte del figlio diciottenne Giacomo, trovato cadavere sul greto di un fiume. Non si vedono da qualche tempo. Dopo la separazione dei genitori e un periodo con la madre, Giacomo ha scelto di vivere con il padre Arturo, ma anche con lui il rapporto non è facile. Giacomo, che conosciamo poco alla volta, attraverso una serie di lettere nascoste e poi ritrovate in un vecchio e brutto mobile a casa della madre, è un ottimo nuotatore, un combattente, un ragazzo che ha dovuto confrontarsi con una madre depressa alla quale risultava difficile manifestare il proprio affetto e con un padre amorevole, certo, ma ostacolato nel profondo dall’anaffettività del proprio padre. Due genitori, dunque, che scontano la mancanza di modelli di riferimento e, nel caso di Elena, l’incapacità di venire a patti con una gravidanza prima e poi con una nascita che le hanno fermato la carriera e procurato una mai riconosciuta depressione post parto. Due genitori che fuggono, ciascuno a modo loro, che si ritraggono dalle loro responsabilità, incapaci di dialogare fra loro e con il figlio, imprigionati nei loro dubbi, irrisolti. A indagare sulla morte sospetta di Giacomo, il magistrato donna Improta. È a lei e con lei che Arturo e Elena parlano, si raccontano, si aprono finalmente, in un tormentato tentativo di giustificarsi e di chiarire se stessi e il proprio agire. Perché la morte di quel figlio li fa sentire colpevoli ma soprattutto inadeguati. Eppure, sebbene morto, sarà proprio Giacomo nella sua ultima lettera a restituire a entrambi, ma soprattutto a Elena il coraggio, la forza e la volontà di ricostruire la propria esistenza.
“Giacomo ancora una volta si è premurato di non farci sfracellare al suolo cadendo nel dirupo delle nostre fragilità. Era proprio forte mio figlio. Così forte che io non ci potevo parlare veramente, perché vedevo nei suoi occhi una luce sfuggente, che parla di futuro e di mondi insondabili e mi faceva una paura da matti quella fuga sconosciuta in cui lui solo era immerso e noi no.” (pag. 134)
Olimpia De Girolamo, nata a Napoli, è laureata in filosofia e specializzata in linguaggi teatrali e cinematografici. Scrittrice, attrice e formatrice vive in Svizzera ed è co-direttrice artistica del Teatro Agorà di Magliaso, un teatro che si trova nel giardino della sua casa. Non c’è compiacimento per il dolore nelle pagine di questo romanzo, ma un raccontare lieve e ricco di mille sfumature, un perfetto calarsi nell’animo dei personaggi, un’indagine che tocca corde profonde e non fa sconti a nessuno. Un porsi domande che non sempre prevedono una risposta, com’è giusto che sia.