Autore: Siri Simona
Casa Editrice: TEA editore
Genere: saggio
Pagine: 184
Prezzo: 13.00 €
“Siamo geneticamente programmate a credere all’idea del Principe Azzurro? Siamo naturalmente predisposte al romanticismo come stile di vita? Oppure siamo semplicemente rincretinite dalla quantità di favole, commedie romantiche, canzonette e amori da rotocalco con i quali ci hanno riempito la testa fin da bambine? Se è così, allora è chiaro che la colpa è loro, di tutte quelle coppie da sogno che hanno popolato la nostra immaginazione fin dalla tenera età” (pag. 9).
Simona Siri, nel suo saggio Vogliamo la favola, cerca di capire proprio questo: sono state tutte le coppie che abbiamo visto fin da bambine, non importa se reali o immaginarie, a scatenare in noi questa voglia di Principe Azzurro? Nella sua indagine tocca tutte le coppie possibili: da Richard Gere di “Pretty Woman”, classico modello di Principe che arriva a salvarci, a Diabolik ed Eva Kant, una power couple, fino ai mondi inventati di Candy Candy e di Star Wars.
Non importa quale Principe vogliamo, una coppia che rappresenti il nostro ideale la troveremo sempre. Per questo, con l’ironia che caratterizza il suo stile, Simona Siri cerca di trovare il motivo di questo desiderio, che spinge milioni di donne a rivedere Pretty Woman ogni volta che passa in tv. Attraverso i racconti della sua vita, analizza i vari tipi di relazione, dal ragazzo problematico che vorremmo disperatamente salvare al ragazzo inglese conosciuto durante una vacanza studio che, rivedendo in Italia, non ci sembra più così fantastico.
Come dice Simona Siri, di Principi azzurri nemmeno l’ombra. Nemmeno un conte, un marchese, ma solo tanto dramma e sofferenza. Ma ne valeva la pena?
“E’ colpa loro: belli, innamorati, complici. Ci abbiamo creduto, li abbiamo invidiati, ci siamo perse nell’idea che l’unico amore degno di essere vissuto fosse il loro e se non si è amate così, allora è un fallimento, oltre che una noia. Ci siamo fatte fregare, è vero, e questo, arrivate a quarant’anni, lo abbiamo ormai capito e stabilito. Ne valeva la pena? Secondo me sì. Voglio dire, ma sai che triste la vita senza neanche un po’ di sogno?» (pag. 10).