Autore: Maria Pia Quintavalla
Casa Editrice: La vita felice
Genere: Racconti
Pagine: 128
Prezzo: euro 13
La memoria è l’unico modo che abbiamo per dare un senso al tempo. Il vissuto si tinge di testimonianza e diventa un valore che si tramanda.
Maria Pia Quintavalla scrive un libro in cui affida il proprio vissuto alla memoria per continuare la navigazione nell’esistenza.
Vitae è una preziosa collezione di frammenti in cui la poetessa dà conto della propria esperienza e soprattutto racconta il suo mondo interiore come un continente ancora tutto da esplorare.
«Andare passeggiando – scrive l’autrice nella nota introduttiva – entro gli anni della propria vita, lo sa fare un diario, il narrare, il proseguo della poesia. Quando si va a capo con la poesia, si rendono anche stacchi e silenzi, si conchiude, e frammenti sono liberi o meno di tessersi in immagine o micropoemi».
Con il cuore di poeta Maria Pia Quintavalla si mette a nudo, fa sparire e riaffiorare il proprio io alla ricerca di quel tempo perduto in cui ha incontrato maestri difficili da dimenticare.
Vitae è un romanzo di formazione, pagine che danno conto di una vita intensa in cui c’è generosamente posto per le esistenze degli altri.
La Quintavalla considera la parte dei ritratti di poeti amati e conosciuti una storia a parte. Ma è proprio questa storia che fa la differenza e che vale la pena di essere conosciuta e narrata.
Il volto di Giovanna Sicari e gli occhi neri della poetessa che brillavano di stupore. Maria Pia racconta la sua amicizia con la poetessa che purtroppo se ne è andata troppo presto e a cui deve il senso di libertà per l’esistenza di cui la Sicari ha lasciato testimonianza nei versi di Epoca immobile.
Nel 1988 Maria Pia Quintavalla incontra per la prima volta Andrea Zanzotto. Nel libro racconta la sua visita al poeta e ne scrive con forte emozione.
«Dissociare il poeta dalla persona, il bravissimo critico dal sorriso, dalla parlata; le noncuranti interviste e minilezioni di fisica, dai reading poetici, sia impossibile a chiunque lo conosca».
Le pagine che la Quintavalla dedica a Nadia Campana sono le più intense e lacrimano per la perdita prematura di questa poetessa straordinaria che oggi meriterebbe di essere ricordata come si deve.
«Quando la conobbi – scrive Maria Pia Quintavalla – era il volto radioso della giovinezza stessa, ma nell’aprirsi più esposto, più splendente, più feribile della vita».
Nadia decise di congedarsi a soli trentuno anni lasciando a noi le ferite e i solchi della sua poesia malinconica.
La Quintavalla ricorda la sua amicizia con Antonio Porta. Quelle pagine sono il vertice più alto di questo libro davvero bello che non è solo un esercizio di memoria ma è soprattutto un documento di prima mano che racconta di una società letteraria dell’ultimo Novecento che ha dato alla nostra cultura gli ultimi grandi maestri.
Antonio Porta è senza dubbio uno di questi. Un poeta e un uomo, unici. «Avevo trovato forse un poeta capace di assumere il proprio passato, pensiero, di esistenza e capace di restituirlo all’intelligenza, alla scrittura, ai comportamenti della vita?».
Ovviamente la risposta a questa domanda che l’autrice si pone è assolutamente affermativa. Quando si ha il dono di conoscere poeti come Antonio Porta la nostra vita non può che cambiare. Così scrive Maria Pia Quintavalla nel suo bellissimo libro di formazione, raccontando della sua vita che è stata meravigliosamente arricchita dalla presenza di persone uniche, di maestri veri di cui oggi si sente la mancanza.