Titolo: Vintagismi, detti anche ricordi
Autore: Ilaria Urbinati
Editore: Compagine
Genere: graphic novel
Anno di pubblicazione: 2013
Pagine: 153
Prezzo: 12 €
Il titolo ben riassume cosa si trova tra le pagine, Vintagismi detti anche ricordi. L’autrice e illustratrice torinese racconta, attraverso disegni e brevi descrizioni, momenti e persone importanti che hanno caratterizzato la sua vita dall’infanzia ad oggi. Il lettore subito potrebbe chiedersi perché leggere la sua storia, ma ecco che con la lettura ci si trova a condividere una “memoria” comune, su alcuni aspetti magari più che su altri. I ricordi di Ilaria escono da ciò che è puramente personale e diventano quasi l’inventario delle tendenze degli anni ’80 e ’90 vissute da molti di noi, il racconto di giochi e passioni di molti bambini di quegli anni. Numerosi sono ad esempio i riferimenti agli abiti e agli accessori così come alle pettinature. La risata sorge spontanea quando l’illustratrice si disegna vestita come “una specie di meringa” per la foto di classe in prima elementare (pag. 133) o quando racconta dell’allevamento di lumache approntato nell’estate del 1992 con le amichette di cortile.
Oltre alla cugina Alice e alle compagne di giochi, vi è un’altra figura chiave nel racconto: il padre. Un personaggio dinamico, appassionato di trekking, tanto che scollinare “era una parola dai funesti presagi: di solito si “scollinava” dalle 2 alle 6 volte a passeggiata” (pag. 93); un uomo dall’animo poetico, che risulta immediatamente simpatico al lettore grazie anche a come la protagonista reagisce di fronte al suo comportamento, per riscoprirsi da grande con la sua stessa passione. Poi ci sono la mamma e le nonne, immancabili nell’album dei ricordi. In realtà la caratterizzazione di tutti i personaggi ha qualcosa che non solo li rende originali ma fa sorridere: gli occhi di bambina prima e di adolescente poi raccolgono la quotidianità e la rileggono in chiave stra-ordinaria. Trova spazio in questo contesto anche l’immaginazione che negli anni l’autrice ha sempre coltivato.
I disegni, ricchi di sfumature e dettagli, colpiscono per la nitidezza e talvolta richiamano un tratto che apparentemente sembra fanciullesco, chiaro riferimento all’intento del libro. A fine lettura si resta con un senso di dolcezza e la voglia di ripercorrere i propri vintagismi.