
Autore: Cosimo Argentina
Data di pubbl.: 2022
Casa Editrice: Hacca
Genere: Narrativa
Pagine: 271
Prezzo: € 16,00
Di Cosimo Argentina hanno scritto che è un narratore di razza e quello che scrive ha a che fare con i pezzi dell’esistenza che gli rimangono per sempre nel sangue.
Argentina nel sangue ha la sua terra e la sua Taranto, città d’origine alla quale è legata e di cui nei suoi libri ha scritto tutta la verità nient’altro che la verità, denunciando con dolore e la rabbia del degrado morale e di quello ambientale.
Cosimo all’umano sistema fognario di Taranto infestata dai veleni dell’Italsider ha dedicato pagine memorabili nei suoi romanzi.
Nel 2010 da Fandango esce Vicolo dell’acciaio, il libro in cui lo scrittore racconta la storia di Taranto e del suo appartamento più grande, l’Ilva.
«L’Italsider occupa un appartamento di questo quartiere. Purtroppo ‘st appartamento è due volte Taranto».
Vicolo dell’acciaio adesso viene ripubblicato con una veste grafica accattivante da Hacca edizioni.
Libro che va letto ancora oggi che si continua a morire di lavoro e a Taranto i veleni dell’Ilva continuano a imprigionare la città con i loro venti di morte.
A distanza di dieci anni dalla sua pubblicazione la denuncia di Cosimo Argentina è più forte che mai.
Il diciannovenne Mino Palata, la voce narrante del libro che racconta la vita del quartiere Montegranaro e quella dei suoi abitanti legati in maniera inesorabile al loro destino: essere operai in prima linea del più grande stabilimento siderurgico d’Europa che finiscono prima o poi inghiottiti per sempre da quell’inferno che non risparmia nessuno.
Argentina racconta la vita di una comunità che conosce bene. Persone che vivono con il mostro e con i suoi veleni.
Con grande aderenza a un realismo sociale l’autore di queste pagine testimonia con una lingua cruda e diretta, alternando il dialetto tarantino e un italiano tagliente, la fatica di stare al mondo di chi vive nel vicolo dell’acciaio e lavora nella pancia del mostro siderurgico sapendo di avere il destino segnato.
Come ne Il cadetto e in Cuore di cuoio, Cosimo Argentina senza mai rinunciare a un’ironia feroce, attraverso il punto di vista disincantato di Mino, ci conduce nel ventre malato di Taranto, dove ancora oggi si continua a morire di lavoro e di veleni.
Dal punto di vista di Via Calabria 75, un condominio dove il novanta per cento delle famiglie ha il capo che se la spassa con il siderurgico, Cosimo Argentina racconta le storie di chi tutti i giorni in prima linea subisce i turni pesanti nell’acciaieria, quel grande mostro nel cuore di Taranto che ancora oggi inghiotte nel suo inferno la città e chi ci lavora. La mattanza dell’Ilva continua a seminare morte sotto gli occhi indifferenti delle istituzioni che davanti a questo massacro latitano.
Vicolo dell’acciaio, a dodici anni dalla prima edizione, si conferma un potente libro di denuncia che è anche il biglietto da visita di Cosimo Argentina, uno scrittore che non ha mai amato i compromessi.
Argentina con questo romanzo entra nelle ferite ancora aperte di Taranto, stuprata dall’Ilva e dalle nefandezze di una politica affarista che ha deturpato e assassinato la città.
Vicolo dell’acciaio è il viaggio al termine della notte in un umano sistema fognario che lo scrittore conosce bene e che descrive nei suoi romanzi senza peli sulla lingua,
Il grido di rabbia di Cosimo Argentina è letteratura che non ha nessuna intenzione di rinunciare alla testimonianza. Quindi è letteratura alta.