
Autore: Vladimiro Bottone
Data di pubbl.: 2015
Casa Editrice: Rizzoli
Genere: horror, thriller
Pagine: 488
Prezzo: 15.00 euro
Gioacchino alzò gli occhi verso sua figlia. La bambina è seria, calma. Sembra l’emanazione di qualcun altro -o di un sogno. Difatti non si mostra espansiva come al solito né si lascia baciare sulla fronte. La bambina è una messaggera, ecco. Perciò deve assicurarsi, innanzitutto, che lui legga e si imprima in mente il contenuto del foglietto. prima che l’oscurità – o il risveglio forse- lo smaterializzi. (Gioacchino Fiorilli pag 487).
Nell’anno della prima guerra di indipendenza italiana, il 1848, il giovanissimo commissario Gioacchino Fiorilli viene inviato a svolgere il suo dovere presso l’antichissimo quartiere di Vicaria, situato vicino al cuore della città di Napoli. Proprio in questo quartiere si trova, da tempo immemore, l’Albergo de Poveri, una sorta di rifugio che accoglie, tra le sue lugubri e consumate mura, i cittadini più poveri e derelitti, gli orfani e le donne di strada. Ma tra le pareti del “Reclusorio”, così viene chiamato da chi vive fuori, si nasconde una sorta di altro mondo, governato da leggi crudeli e spietate che non sono toccate dalla giustizia del Re di Napoli. Sarà al ritrovamento del cadavere del piccolo orfano Antimio, barbaramente ucciso durante un tentativo di fuga, a condurre il commissario a cercare di scoprire cosa accade in quel luogo. Ma se entrare è facile, uscirne non sarà altrettanto semplice.
Ho provato una sincera simpatia per il piccolo Antimio. Ho desiderato con tutto il cuore che si salvasse, che all’ultimo la sua fuga riuscisse. E ho letto tutto il libro mosso da un sincero desiderio di vendetta, sperando che la giustizia trionfasse, anche perchè il giovane commissario non sempre mi è sembrato in grado di svolgere quel compito. Ma se questo mio desiderio è stato o no appagato, dovete scoprirlo voi, da soli. Io ho già detto troppo. Ecco, è questo quello che succede quando si legge un Libro, con la “l” maiuscola. Che noi, chiamati al difficile compito di recensirlo, rischiamo, presi dall’entusiasmo, di dire troppo, svelare qualcosa di troppo. Per cui scusate se non ho scrito molto di più sulle vicende di questo libro, scritto da un ottimo autore che ha saputo mescolare in modo sublime l’umanità e la descrizione narrativa dei romanzieri europei dell’ottocento alla suspance e alla spietatezza dei migliori giallisti contemporanei.
Il risultato? Un giallo storico davvero avvincente e unico di cui, saltare anche solo una pagina, sarebbe un insulto alla buona lettura.
Forse il mio commento non sarà condiviso da tutti ma ritengo che, se Edgar Allan Poe fosse vissuto ai giorni nostri, sarebbe nato a Napoli e si sarebbe chiamato Vladimiro Bottoni.