Autore: Dmitrij Miropol’skij
Data di pubbl.: 2021
Casa Editrice: Fazi editore
Genere: thriller storico
Traduttore: Carmelo Cascone
Pagine: 775
Prezzo: 20.00
14 Marzo, la giornata del Pi Greco. Il generale Odincov ha appena finito di lavorare ed esce dal suo ufficio per ritirare la sua macchina, mandata in riparazione qualche giorno prima e incontra Munnin, un giovane ricercatore di Storia che ha preso in simpatia negli ultimi tempi. La giornata è fredda e su SanPietroburgo scende neve mista a neve e per questa ragione, mosso a pietà, Odincov decide di aiutare il giovane e offrirgli un passaggio.
Mentre i due si salutano e stanno discutendo di alcune cose, si avvicinano a Munnin tre personaggi sospetti che cercando di rubargli la cartella contenente i risultati di lunghi lavori di ricerca. A scongiurare un possibile fiurto ci pensa Odincov che interviene e uccide i tre, scoprendo che non si tratta di malviventi qualsiasi ma di uffiali dei servizi di sicurezza nazionale, addestrati e ben armati per compiere la loro missione. Perchè la sicurezza nazionale dovrebbe essere interessata al contenuto della ricerca storica di Muninn tanto da giudicarla un affare di interesse nazionale? Odincov non lo sa ma decide di prendere Muninn e sparire. Nella loro fuga scopre che il giovane è molto più che uno studioso è membro del prestigioso ordine dei RosaCroce e che quella ricerca, che ruota attorno alle figure di tre importantissimi Zar, contiene delle informazioni davvero straordinarie in grado di sconvolgere la Storia e il paese stesso.
Il contenuto della cartelletta interessa sia l’ordine dei RosaCroce sia le agenzie russe che inizieranno una feroce caccia all’uomo pur di entrare in possesso dei documenti e battere l’avversario.
Era da un bel pezzo che non leggevo un thriller storico (con una piccola dose di esoterismo e complottismo alla Dan Brown) e dopo anni in cui il genere aveva saturato le librerie dando vita ai più impensati movimenti di protesta o alle più assurde teorie complottiste ammetto accolto con grande entusiasmo questo “silenzio” editoriale. Non ne potevo di rivisitazioni della storia spacciate per verità assolute mascherate da finzione. Per questo ho accolto un po’ freddamente il romanzo Urbi et Orbi temendo di trovarmi davanti a un Dan Brown in salsa russa, magari avvincente nella narrazione ma scialbo nei contenuti.
Ho avuto una fortuna: il libro non era assolutamente quello che mi aspettavo. Urbi et Orbi usa il canovaccio scenico del complotto solo come base, ma non vuole raccontare verità nascoste o teorie strampalate. Si presenta come una storia dove azione, controspionaggio e storicità si equilibrano armoniosamente e riscono, presentandosi in momenti alterni,m a affascinare il lettore e a invogliare la lettura.
Si percepisce una forte opassione per la Storia nazionale russa e per i grandi cambiamenti che l’hanno attraversata, passione che viene trasmessa anche al lettore che finisce immancabilmente per andare ad approfondire elementi presentati nella narrazione (quanto poco sappiamo della storia Russa e quanto interessante è questo argomento).
Sono molto affascinanti anch ei richiami alle filosofie e alla religione cristiana, al viaggio fatto dai primi missionari nelle lontane terre di Rus e di come il cristianesimo orientale si sia sviluppato, con la caduta di Bisanzio, nella terra gelata del nord.
Ho molto apprezzato anche l’uso di società segrete (sempre più tristemente citate nei notiziari e nei libri di pseudoautori che credono di aver portato alla luce completti esistenti solo nelle loro cervella) e come vengono presentate all’interno del libro, finendo per affascinare e incantare il lettore.
Pur non essendo una lettura tipicamente natalizia forse consiglierei di leggere questo romanzo proprio in questo periodo proprio perchè il clima esterno ben si sposa con quanto descritto all’interno delle pagine del romanzo.
Una bella sorpresa quella dei narratori dell’Est che si rivele sempre più piacevole a ogni scoperte.
Imperdibile.