
Autore: Carlo Ossola
Casa Editrice: Marsilio editore
Genere: saggistica
Pagine: 288
Prezzo: € 17,00
Sono passati più cento anni dalla pubblicazione de Il porto sepolto, Carlo Ossola dedica un doveroso omaggio critico a Giuseppe Ungaretti.
Il critico pubblica da Marsilio un saggio corposo sulla poesia e sull’attività di traduttore dell’uomo e del poeta che ancora oggi può considerarsi un faro del Novecento.
Ungaretti, poeta, questo è il titolo del libro, consegna alle nuove generazioni la sempre attuale creazione letteraria di una voce universale della poesia che è un classico.
Ossola raccoglie nel volume e riscrive ampiamente alcuni contributi ungarettiani che vanno ad approfondire la precedente monografia uscita nel 1972 da Mursia.
Dalla grande novità dell’essenzialità raggiunta nelle poesie di guerra a quei nuclei innovativi che sconfessano la metrica e il cosiddetto «tempo degli aggettivi», Ossola parla della grandezza di Giuseppe Ungaretti che varca il Novecento e si impone come voce autentica della poesia europea contemporanea.
L’autore, infatti, di Ungaretti richiama il ruolo fondamentale che egli ha avuto nella poesia del Novecento italiano, «quello di aver fatto – come pochi altri artisti del XX secolo – della propria poesia crogiolo e specchio delle tradizioni europee, e dell’Europa una sola patria di arti e civiltà».
A Ungaretti, quindi, non basta una sola lingua per saggiare la sostanza verbale del segreto della poesia. Nell’attività del tradurre cerca e trova l’anima della materia fonica e il valore della poesia intrinseco alle parole dei poeti che ama.
La traduzione (partendo dai suoi maestri principali: Poe, Baudelaire, Mallarmè) è per Ungaretti sorgente della propria poesia e del comporre contemporaneo.
Per intendere il maturare e l’evolversi della poesia di Ungaretti, e la sua meravigliosa e unica essenzialità che raggiungerà il culmine nello straordinario crescere in sottrazione, si deve tener conto di questo profondo ascoltare che è alla base di tutte le Ragioni di una poesia.
«Tutta la mia poesia – scrive Ungaretti – è un modo platonico di sentire le cose, ed essa ha del resto due maestri nel campo dello spirito, da una parte Platone e i Platonici e dall’altra Bergson: sono due maestri che mi hanno accompagnato quando ho dovuto pensare».
Ed è proprio la lezione di Henri Bergson che ha fatto di Giuseppe Ungaretti il poeta capace come pochi di scoprire e percepire il visibile nell’invisibile e di essere un frutto di innumerevoli contrasti e innesti.
Giuseppe Ungaretti resta un grande poeta di riferimento. Anche se molti si mostreranno in totale disaccordo, ancora oggi lo possiamo considerare il crocevia e il senso dell’intera poesia del Novecento.
La sua rivoluzione è geniale e innovativa per i contenuti e per lo stile. Egli disarticola l’endecasillabo e con il verso libero scoprirà la strada per una possibile ricomposizione.
Con Ungaretti entra nella poesia la schiettezza della parola nuda. In raccolte come Il Porto Sepolto, Allegria dei Naufragi, Sentimento del tempo, finalmente il concetto di «Naturalezza del poeta » impreziosisce l’opera e la poesia. Qui si sceglie la via dell’immediatezza. Da questo momento la verità della parola spoglia scrive frammenti istantanei per dare conto di un presente lacerato. Nell’esperienza poetica l’assoluto si arricchisce e l’istante di ogni verso guarda all’eterno.
Ungaretti ha rivoluzionato la poesia nei suoi più intimi contenuti: una poesia concepita come educazione del cuore, sede del mistero dell’inesauribile segreto della vita che vive di essenze e non di contingenze.
Con la sua opera egli ha sostenuto che la poesia ha un solo compito: definire l’indefinibile. Questo fa di essa un miracolo che assume le sembianze di una persona in grado di cambiarci la vita di continuo. Definire l’indefinibile questa è la missione che attende tutti coloro che si affannano a capire la poesia.
La lezione novecentesca di Ungaretti ha dato una risposta ad un interrogativo epocale. Dove risiede l’autenticità del poeta?
Carlo Ossola nel definire Ungaretti il poeta dei tre continenti ne attraversa la voce universale della sua poesia che celebra sempre il primato della «vita d’un uomo» Qui abita il poeta autentico. Ungaretti lo è stato profondamente perché prima di tutto non ha mai rinunciato a essere uomo del suo tempo.