Autore: Davide Bigalli
Titolo: Un’altra modernità
Editore: Bietti
Genere: saggio
Numero di pagine: 250
Anno di pubblicazione: 2012
Prezzo: euro 22
In questo libro l’autore, Professore universitario di Storia della filosofia, uomo di grande cultura e vaste letture, riesce a stimolare, e questo è il suo più grande merito, l’addormentata coscienza critica dell’umanità. Il suo lavoro non pone questioni letterarie come Boileau in “La querelle des Anciens et des Modernes”, ma partendo dalla critica degli anti-illuministi e da quelle più recenti di Nietzsche con il suo nichilismo, di René Guènon e di Julius Evola, sviluppa un ragionamento forte sul significato dell’esistenza umana di ieri e di oggi. Le sue conclusioni sono molto interessanti: dopo aver discusso di un mondo contemporaneo matematizzato, ideologizzato, in perenne guerra civile con se stesso, afferra il salvagente che dal Medioevo e da Chateaubriand arriva ai giorni nostri e recupera un senso nuovo per la vita di ognuno di noi attraverso la possibilità di una modernità altra da quella odierna che non è in grado di reggere il proprio peso senza sfaldarsi. E da qui partire per ripensare il futuro. Scrive Bigalli:
“… è possibile ipotizzare, lavorare per un’’altra’ modernità che non sia quella desolante, omicida, che ci angustia sempre di più. Rovesciare i Moloch. Sognare, forse…Un’antimodernità aperta al futuro: tale il senso di questo scritto, modesto prolegomeno a una possibile utopia”.
Quella religione che sembrava zavorrata dall’epoca oscura del Medioevo ritorna, non solo fra gli ultimi, i poveri e i disperati di oggi, ma riesce a mettere in crisi anche i colti e gli intelligenti. Peccato che la religione non si accorga di se stessa e del suo ruolo e, invece, come un cane da tartufi, corra dietro a tante stupide modernità, a lustrini, a consumi, all’auto contemplazione nello specchio che poi si risolve nella disperazione. Tutte le religioni guardano a loro passato, ma non imparano niente, là dove invece c’è tanto da recuperare. La Cina dilaniata da un economismo perfino peggiore del capitalismo, si abbraccia ancora con Confucio e con Buddha che si scontrano fra loro. Il Giappone produce la tecnologia più sofisticata del mondo e si inginocchia nei templi scintoisti dei defunti. L’India, sempre più potente, continua tenacemente a restare incollata alle caste e agli dei. La Russia, già comunista, si ritrova nelle chiese ortodosse. Noi occidentali, tra una crisi finanziaria e l’altra, tra una guerra per il petrolio e l’altra, ancora facciamo ondeggiare il nostro saper essere e saper vivere tra Dio e il nulla.