
Data di pubbl.: 2024
Pagine: 90
Prezzo: €14,00
La poesia non deve mai essere accomodante e alle parole il poeta non deve negare mai una verità, soprattutto se scomoda, irritante e irriverente.
Paul Celan che nella poesia ogni parola, anche la più apparentemente piccola, cerca nuovi nessi, vuole giungere alla lingua.
Così l’andare insieme delle parole nella poesia non è solo un andare insieme, ma anche un andare contro. Ma è soprattutto un andare verso e un andare via.
La poesia è un realizzarsi della lingua per individuazione radicale, ovvero parlare unico, irripetibile di un singolo.
Monica Messa, una delle voci più interessanti della poesia pugliese, entra nelle feritoie del buio con un dire radicale e carico di mondo.
Per lei la poesia è un pugno diretto e un coltello mancino con cui scavare nel crepuscolo dell’esistenza.
Una pistola al Luna park, è il meraviglioso titolo dissacrante del suo nuovo libro.
Il lettore si troverà davanti una poesia cruda, essenziale e crudele, una poesia carica di mondo che fai conti con la vita, e Monica Messa ha il coraggio di andare oltre le parole e farle deflagrare.
La sua è una poesia dinamitarda che intuisce con una sensibilità spiccata gli squartamenti e i vacillamenti del nostro stare in un mondo che sta smarrendo le tracce dell’umano.
«Ho la felicità inceppata / come una pistola al Luna Park / – dieci colpi, cento lire – / era il prezzo della libertà. / Il crepuscolo è caduto / irrimediabilmente / su tutte le cose / e in questa nuova estate / si rintanano le lucciole».
Monica Messa entra a gamba tesa nel crepuscolo che ci sta avvolgendo, come poeta non è distante dal suo dolore che coincide con il dolore di tutti e che soprattutto coincide con un infelicità che ci riguarda.
La poesia di Monica Messa è spietata e la sua mano che la scrive guarda alla dimensione del noi.
«(Riscontriamo di noi/ tracce del passato, / depositate sul fondo della memoria / sotto strati di vita e calcare. / C’è da chiedersi se siamo il fossile / o l’erba nuova)».
Nei versi di Messa c’è il noi nella lezione di Giorgio Caproni che ha smascherato l’esercizio della poesia come puro narcisismo fino a quando il poeta si ferma ai singoli fatti esterni della propria persona e biografia.
E ogni narcisismo cessa non appena il poeta riesce a chiudersi in se stesso da scoprirvi e portare al giorno quei nodi di luce che non sono soltanto dell’io ma di tutta la tribù.
Monica Messa con Una pistola al Luna Park non ha paura di premere il grilletto perché ha la consapevolezza che qui e ora non esiste nessuna zona franca e solo la poesia è il coltello mancino da conficcare nella carne per testimoniare lo scandalo e sopportare la nostra esperienza di umanità fallita.