
Autore: michele navarra
Data di pubbl.: 2022
Casa Editrice: Fazi
Genere: legal thriller
Pagine: 316
Prezzo: 17.00
Federico Santini è un uomo arrogante. Il suo successo negli affari lo ha reso ricchissimo ma lo ha indotto a credere che tutto gli sia dovuto e che non ci siano prezzi da pagare per la ricerca del piacere. Per questo non si fa scrupolo di umiliare la moglie con numerose amanti e a trattare le persone come se fossero oggetti. Una vita vissuta sempre al limite, alla ricerca del piacere puro che lo porta un giorno a svegliarsi in una rimessa per barche, senza avere la minima idea di come ci sia finito. Solo pochi flash della sera precedente attanagliano la sua mente e per fare chiarezza decide di recarsi da Claudia, la sua ultima amante, con cui il rapporto sta diventando sempre più complicato. Ma appena entrato nell’appartamento di Claudia, Santini fa una terribile scoperta: Claudia è morta e l’assassino potrebbe proprio essere stato lo stesso Santini in preda a un raptus di cui non ha memoria. Cerca di cancellare le tracce del suo passaggio ma appena crede di essere al sicuro, viene arrestato dalla polizia a seguito di una segnalazione anonima.
In carcere Santini contatta il suo avvocato, Alessandro Gordiani, che sta già seguendo Santini per un caso di diffamazione.
Gordiani, assieme al suo team legale, cercherà di fare luce sulla difficile verità e su cosa sia realmente successo quella notte. Chi ha ucciso Claudia e per quale ragione? E cosa c’entra l’omicidio di quel pensionato che è avvenuto la sera stessa della morte di Claudia?
La cosa bella della scrittura di Michele Navarra è il suo essere imprevedibile. Quando leggi un autore, un qualsiasi autore, dopo un po’ di volte, impari che ha uno schema fisso che segue e magari (magari) qualche colpo riesci a prevederlo, a farti una idea in anticipo di cosa accadrà da lì a poco. Con Michele Navarra questo non è assolutamente possibile. Ogni pagina è una scoperta e quando pensi di aver capito dove l’autore voglia andare a parare, scopri che ti sei sbagliato di grosso. Leggere Navarra è come essere un principiante degli scacchi che gioca contro un maestro: non saprai mai dove ti colpirà, prima di eliminarti.
Questo senso di suspance lo avevo trovato anche un anno fa, quando mi sono trovato davanti al pregevolissimo “Nella Tana del Serpente” dove avevo potuto notare che, accanto alla grande scena madre su cui si svolge il caso, restava sempre qualcosa sullo sfondo. Un richiamo a porre attenzione a chi viveva nelle periferie e a quale grande contraddizione ci sia tra le luci dei grandi centri cittadini occidentali, ricchi e pieni di promesse di lusso, e i quartieri poco distanti in termini di chilomentri. Come dietro a queste luci si nasconda una grande oscurità dove in troppi vivono la loro vita.
Quest’anno Navarra ha superato se stesso costruendo due storie che si muovo una di nascosto dall’altra. Abbiamo l’indagine che riguarda il complesso caso di Santini, una figura “perversa” che si fa fatica a chiamare “umana”(eppure quanti sono così anche per via di questa strana società che premia l’individualismo?) e che porta il lettore a un amletico dubbio: cosa è legge e cosa è giustizia? Un inseguirsi frenetico tra mille personaggi (tutti perfettamente caratterizzati) che si rincorrono e si mescolano per portare il lettore alla ricerca di una verità che è difficile da accettare e da digerire. E poi c’è la seconda storia, un omaggio incredibile alla grande letteratura italiana, un disperato invito a ricordarci dei “Vinti” verghiani, gli umili e gli sconfitto, coloro che soffrono per le luci della ribalta come la giovane prostituta africana o il pensionato (la cui parabola inizia e conclude, forse, la storia del libro) e che cercano inutilmente di cambiare la loro vita o di renderla più sopportabile, finendo solo per venire lacerati da un Fato implacabile e crudele che non ascolta nessuna preghiera.
Una lettura che emoziona, quella di Navarra, che fa riflettere oltre che intrattenere e che lascia quel brividio di piacere mescolato a quel senso di impotenza dinnanzi alle ingiustizie della vita.
Forse è per questo che la sua scrittura è tanto incredibile. Perchè non è idealizzata ma cruda, come la vita di sempre.
Consigliatissimo.