
Autore: Pacifici Mario
Casa Editrice: Opposto edizioni
Genere: Racconti
Pagine: 144
Prezzo: 12.00 €
Come reagiremmo se domani, uscendo di casa, scoprissimo di aver perso il lavoro ed ogni sogno di carriera, oppure non potessimo più andare a mangiare nel nostro ristorante preferito? E se non potessimo più tenere in casa apparecchi radiofonici per ascoltare la musica o non potessimo più utilizzare i risparmi di una vita? E se non fosse più possibile usufruire di una badante per un nostro familiare in difficoltà? E ancora se non potessimo più parlare con il nostro migliore amico o sposare l’uomo o la donna della nostra vita? E se ci sentissimo privati della dignità di essere una persona, venendo rinchiusi in ghetti e trattati come “diversi”? Questo e molto altro è ciò che hanno dovuto sopportare e subire gli ebrei durante gli anni ’30 in Italia a causa delle leggi razziali e nessuna persona o autorità (Chiesa compresa) ha speso una parola di supporto in sostegno di questa gente.
Nella raccolta di racconti di Mario Pacifi, Opposto edizioni, vengono esposti numerosi casi di maltrattamenti e soprusi verso il popolo ebreo di quell’epoca. Oggi molte di quelle scelte ci sembrano così assurde e lontane dalla nostra realtà da non sembrare vere, ma vale sempre la pena richiamarle ogni tanto, giusto per non dimenticare ed evitare di ricommettere certe errori; giusto per insegnare ai nostri figli fin dove la cattiveria dell’uomo possa arrivare, ma anche per chiedere scusa a quelle persone.
“Il mondo è fatto male, amici miei, e siamo noi che l’abbiamo rovinato. Perché, vedete, l’uomo, quando nasce, è libero. Bianco o nero, ebreo o buddista, cristiano o musulmano quando nasce è libero. Completamente. Il suo primo vagito è un inno alla libertà, ma da quel momento la sua mamma e il suo babbo e poi tutti quelli che hanno a che fare con lui, prendono a strappargliela quella libertà. Un po’ oggi, un po’ domani, senza farsi accorgere, cominciamo dargli regole e leggi e orari e impegni. […] Catene, ecco quello che sono tutte regole di questo mondo civile. Catene. Nasci e un po’ per volta ti mettono il morso e poi le briglie e poi una soma che ti schianta sotto il peso e di cui non ti liberi più. Lo fanno per te, ti dicono, e non importa se sei bianco o nero, sei ebreo o cristiano. Lo fanno per te e per dare un senso alla tua vita. Per darle un ordine, una ragione, una dignità, una fede. Lo fanno per te… Ma se tu ti poni una domanda, su tutto questo correre e affannarsi, su tutte queste regole che ti opprimono e ti sfiancano: fermo! Così offendi la tua mamma e il tuo babbo! Così tradisci la Patria! Così bestemmi la misericordia di Dio” (pag. 140).