A Tempo di Libri abbiamo avuto l’immenso piacere di incontrare nuovamente Francesca Barra, scrittrice, giornalista, presentatrice, mamma, cuoca, insomma, una donna multitasking! Insieme abbiamo chiacchierato del suo nuovo lavoro, edito da Garzanti, L’Estate più bella della nostra vita, dove due fratelli Lorenzo e Giulia sono costretti a trascorrere due mesi estivi in Basilicata, una terra lontanissima per loro. Francesca prova a condurci passo passo nella bellezza della sua terra, nella speranza di farci riscoprire sapori dimenticati.
L’estate più bella della nostra vita è ambientato in Basilicata, la tua terra, che sappiamo che ami moltissimo. Credi che questo romanzo possa essere considerato come una dichiarazione d’amore nei suoi confronti?
Per me è sempre un’ossessiva dichiarazione d’amore per la mia terra, perché sento veramente il bisogno di dirle grazie per tutto quello che mi ha permesso di diventare, in questo momento non sarei nulla di ciò che sono se non fossi nata e crescita in Basilicata.
A proposito di questo, in che cosa il legame con la tua terra ti ha cambiato così profondamente?
In primo luogo mi ha insegnato a meravigliarmi, che è una qualità che si è un po’ persa ma io ho dovuto scoprire molte cose che non conoscevo, e allo stesso tempo sono cresciuta a contatto con cose molto autentiche e semplici. Ogni cosa diversa che incontravo per me era motivo di stupore, sono diventata giornalista proprio per questo, mossa da quella curiosità di guardare oltre.
Ida, Beatrice e Rossella, tre sorelle, tre protagoniste del nuovo libro, in quale di loro hai nascosto più parti di te?
In tutte in realtà, in ognuna di loro ho voluto mettere una mia caratteristica. Ida è la sorella che ha deciso di fare la casalinga e di dedicarsi alla famiglia, una scelta molto coraggiosa perché tutte di questi tempi sognano l’emancipazione e l’indipendenza ma penso che si può ritrovare la realizzazione personale anche occupandosi della casa, della famiglia e a saper preparare ottimi sufflé, come faccio io. Di Beatrice ho la spregiudicatezza e la voglia di provocare, e anche quella repressione per non essere stata compresa fino in fondo ed essere stata giudicata per questo, anche se poi entrambe ci siamo riscattate. Di Rossella c’è la voglia di essere come Josephine March una delle protagoniste di Piccole Donne, infatti il mio soprannome è proprio Jo.
C’è un’evidente scontro generazionale tra Lollo e Giulia e le tre zie, noi ormai rientriamo più nella mentalità dei due nipoti dove un mondo senza tecnologia ci sembra ai limiti dell’assurdo. Credi che sia in realtà necessario riscoprire il passato che troppo spesso accantoniamo?
Secondo me nella semplicità ci si diverte un casino, andare a raccogliere il frutto dall’albero, come facevo io d’estate, partecipare alla preparazione di un cibo in gruppo, andare al mare con la corriera o a piedi, correre nei campi senza la smania di dover necessariamente condividere ogni attimo con i selfie e i social. L’importante è far si che quel momento diventi prima di tutto tuo, dopo arrivi a immortalarlo, credo che tutti avremmo dei vantaggi nello scambio reciproco che potrebbe avvenire facendo queste semplici gesti quotidiani.
Questo romanzo è praticamente una terapia…
Me lo auguro! Spero che queste pagine siano in grado di contagiare di desiderio di tornare alle cose genuine semplici ma anche un po’ faticose.
Infine, ti chiedo un po’ banalmente, quale è stata l’estate più bella della tua vita?
Quella in cui ho conosciuto mio marito, e poi l’estate dopo quando finalmente l’ho sposato, quella dopo ancora è nato il mio primo figlio, così come anche gli altri due. Dopo di che ho scritto i miei libri, sempre in Estate, insomma, la l’estate è sempre il perido più bello della mia vita!