Taccuino per stenografia – Emil Cioran

Titolo: Taccuino per stenografia (1937 - 1938)
Autore: Emil Cioran
Data di pubbl.: 2022
Casa Editrice: Mimesis
Genere: Aforismi
Traduttore: a cura di Antonio Di Gennaro, traduzione di Magda Arhip
Pagine: 74
Prezzo: € 8,00

Emil Cioran riserva ancora molte sorprese. Lui è ancora un mondo tutto da esplorare. Dal suo laboratorio di scrittura giungono ancora inaspettati nuovi motivi di riflessioni.

Come Taccuino di stenografia, un piccolo libro scritto nel 1938, che adesso Mimesis pubblica con la curatela di Antonio Di Gennaro.

Appunti sparsi, frammenti, annotati dallo scrittore sui suoi inseparabili taccuini. Impressioni e divagazioni di un giornalista dell’eternità.

«Egli vuole essere come Pascal e Nietzsche. L’espressione “giornalista dell’eternità” traduce il gusto pascaliano di conciliare gli opposti, ora la fretta del giornalista-reporter, mestiere di fugacità, ora l’atemporalità del mistico che si esercita nell’eternità» scrive nell’introduzione Eugène van Itterbeek.

Cioran in ordine sparso affonda la penna nella sua coscienza, scuote violentemente la sua interiorità, squarta la pagina e fissa in poche parole i suo colpi bassi del pensiero che spiazzano noi che da sempre lo leggiamo.

«Talvolta tocco il tempo con la punta delle dita. Ogni stato della coscienza porta in sé l’ipertrofia del sentire temporale.

Gli uomini sono degli idioti con sprazzi di stupidità. L’umanità è dovuta partire dal basso per non giungere neppure allo stadio di idiozia!».

Non lascia scampo il suo pensiero, sempre diretto al cuore della questione, pronto a scardinare le certezze, a mettere in dubbio tutto, carico di uno scetticismo che non concede nessuna tregua e che incalza l’intelligenza.

Nei suoi dinamitardi pensieri incendiari troviamo già quella tentazione d’esistere che diventerà una meditazione esistenziale irriverente e profonda.

«La scrittura – scrive Antonio Di Gennaro nella postfazione -si conferma essere un indispensabile “mezzo di liberazione” con una finalità psicanalitica, da affiancare all’allenamento fisico costante. Scrivere è il solo modo per esternarceli magma rovente che ribolle nella mente, per manifestare un sentimento di asfissiante solitudine e l’impellente bisogno di riconoscimento (sul piano sociale) e d’amore (sul piano personale).

Il presente Taccuino (redatto nel periodo antecedente la stesura de Il crepuscolo dei pensieri) rappresenta dunque una preziosa e autentica testimonianza di tale approccio terapeutico, tutt’uno con la sua tragica Weltanschauung».

Taccuino per stenografia ce lo mostra tutto il Cioran che abbiamo conosciuto successivamente e che ancora oggi amiamo: un apolide del pensiero che cerca una lingua per la sua malinconia, un uomo che nella scrittura trova una patria, alla continua ricerca di un mondo da diffamare con il suo pensiero estremo e inquieto.

Cioran con la sua aspirazione a essere giornalista dell’eternità nel suo taccuino stenografa il suo stato d’animo.

«L’universo non mi si addice»; «Peripatetico della tristezza – Insensibile ai sospiri».

Eccolo Emil con il suo crepuscolo di pensieri. L’uomo che pensa per frammenti, il pensatore che cerca nella brevità del Taccuino un modo per convivere con i propri demoni.

 

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