A Palazzo Nuovo, una delle principali sedi dell’Università degli Studi di Torino, sta andando in onda da qualche settimana una vera rivoluzione contro la carta. Niente a che fare con le importanti vicissitudini tra Russia e Ucraina, ma una polemica sulle fotocopie.
La disputa è stata generata dalle parole del professore di diritto commerciale Marco Ricolfi, che affermava che a un docente non dovrebbe interessare dove e in che modo e su quali pagine abbia studiato un allievo, anche se fotocopie, l’importante è solo sapere la lezione. A queste parole sono intervenuti subito per replicare Marco Polillo e Mirka Giacoletto Papas, presidenti dell’Associazione Italiana Editori e del Gruppo accademico professionale della stessa associazione. “Fotocopiare è un reato, perché è un furto del pensiero e del lavoro altrui. Porta alla demotivazione dell’autore e alla difficoltà per il ricercatore di pubblicare in Italia, costringendolo a puntare all’estero dove il rispetto del diritto d’autore non è solo un obbligo di legge. Il prezzo da pagare per questo risparmio è l’appiattimento del nostro patrimonio di conoscenze”.
In difesa del Professor Ricolfi, sono intervenuti alcuni studenti dell’Università manifestando il diritto di fotocopiare i libri perché comprarli, a loro opinione, ha un costo troppo elevato.
Piccata la risposta dei presidenti dell’Associazione Italiana Editori e del Gruppo accademico professionale “I libri sono troppo costosi? Rispetto a cosa? Sarebbe interessante alla prossima occasione fare un confronto con quanto spendono questi ragazzi e perché no, anche questo docente, per il proprio smartphone. Non dovremmo essere noi a insegnare a un professore e ai suoi alunni che il costo della carta pesa molto meno di quel 65 per cento cui faceva riferimento. I costi di un libro sono solo in minima parte legati alla carta”.
Una polemica che prevede sviluppi e che difficilmente sarà chiusa da queste ultime dichiarazioni.