
Autore: Senesi Vauro
Casa Editrice: Piemme editore
Genere: Romanzo
Pagine: 495
Prezzo: 14.90 €
Storia di una professoressa racconta una storia vera e Vauro Senesi la racconta bene perché è un abile narratore. Non solo. E’ stato egli stesso maestro elementare e in questo libro è riuscito a calarsi in prima persona in unaprotagonista femminile in maniera così efficace da regalarci una storia coinvolgente.
Il racconto nasce da un incontro vero. Ester, un’insegnante di scuola media, narra all’autore la storia della propria vita, intrecciando i fatti personali e più intimi con le vicende professionali. Ester diventa, in tal modo, una maestra di vita facendoci scorrere davanti quarant’anni di scuola e di società italiana, dagli anni Settanta ad oggi.
Insegnante da sempre, Ester, fin da ragazza, muove i primi passi nell’insegnamento aiutando un prete di borgata, don Carlo, a far funzionare un doposcuola per offrire qualche possibilità in più ai bambini di famiglie disagiate. Inizia ad occuparsene negli anni Sessanta, ancora adolescente, insieme a un gruppo di ragazzi pieni di speranze ed energia, che come lei frequentano l’oratorio. Aprono la “libera scuola don Lorenzo Milani” per dare un aiuto nei compiti e per svolgere attività educative. All’inizio sono circondati dal sospetto, poi, pian piano, iniziano a farsi conoscere e apprezzare, soprattutto dai bambini. Terminati gli studi, per Ester iniziano i primi incarichi e la sua battaglia come insegnante di sostegno per i bambini con problemi, le mille idee per stimolarne la fantasia, la curiosità e il senso critico; le discussioni con le colleghe, talvolta ciniche, che non condividono la sua metodologia, l’alleanza con un professore di musica che l’aiuta a recuperare l’attenzione di un alunno molto difficile, le letture formative in classe.
Nel corso dei quarant’anni narrati in Storia di una professoressa la scuola cambia e si evolve di pari passo col Paese. Ester continua ad aiutare i suoi studenti dando loro gli strumenti per affrontare la vita nel mondo in cuidovranno vivere, sempre animata dalla stessa passione degli inizi, consapevole che per molti ragazzi la scuola è l’ultimo avamposto nel quale trovare protezione e sicurezza prima di avventurarsi nel mondo. E in questo lunghissimo periodo scorrono le notizie della guerra in Vietnam e delle contestazioni studentesche, della strage di Piazza Fontana e del rapimento di Aldo Moro. E i momenti della storia con la S maiuscola si incastrano con la vita di Ester in una ricostruzione dolce e feroce nel contempo, a tratti intima, ma sempre tracciata da una scrittura godibilissima.
Ester è una roccia: non molla mai, prima di tutto vengono i suoi alunni. Ma non è un’eroina, solo un’insegnante che interpreta il suo lavoro con dedizione ed amore, dando priorità alla passione e all’entusiasmo, tanto che al termine dell’anno scolastico… “mi pervade una malinconia ansiosa. Fatta della nostalgia precoce dei loro volti, dei loro sorrisi, delle loro inquietudini[…]resta soltanto il momento del distacco e la consapevolezza un po’ triste che da lì in poi la loro vita sarà per me un’incognita”(pag.442). E in questa passione sembra non esserci spazio per dare amore ad un figlio, che in realtà si concretizza con l’adozione di un piccino con problematiche fisiche e mentali. E leggiamo di un amore viscerale, forte, di un’intensità senza pari, che pareva non essere di questa donna, quasi a chiudere un cerchio. Nonostante avessi pensato per lungo tempo nella lettura che un uomo non avrebbe potuto delineare l’amore materno, proprio per sua natura, la parte conclusiva del romanzo mi ha fatto ricredere: ho trovato Ester più mamma che mai. Vauro ha saputo coniugare per lei il verbo “amore” in tutte le accezioni possibili.