I professor Fabbri e Musso hanno sviluppato un progetto di 3 anni sotto forma di collana sulla storia del lavoro in Italia. L’idea è nata da un colloquio tra l’editore e Fabbri sulla ristampa dell’opera di Dal Pane del ’44, in cui si è pensato di riscrivere l’opera attualizzata, aggiornata e completata con gli ultimi 60 anni di storia.
La finalità dell’opera è quella di riportare la centralità del lavoro come tema non solo politico, ma reale: la causa principale della crisi risiede nella svalutazione del concetto di lavoro e dei valori che gli orbitano intorno. La storia quindi aiuta il lettore nel capire cosa è accaduto nel passato per essere arrivati alla situazione di crisi odierna: osservare e vivere la storia del lavoro come storia del Paese.
Secondo il sindaco di Torino, Fassino, il lavoro è parte della nostra carta d’identità, ci presenta, ci localizza e ci identifica in una certa parte della società. Ma l’asse “lavoro” è fortemente cambiato negli ultimi 60 anni, anzi addirittura ribaltato: se negli anni ’60 tornavi a casa e dicevi “ho perso il lavoro”, la risposta che ti arrivava era “cosa hai fatto?” perché il lavoro era qualcosa di indiscutibile e solo il lavoratore con il suo mal-operato poteva perderlo. Oggi invece è quasi normale aspettarsi che prima o poi l’azienda lasci a casa qualche dipendente e questo innesca un circolo vizioso per cui c’è meno passione ed impegno e dunque qualità del lavoro. Se avevi cambiato troppe aziende negli anni ’80 eri considerato “una mina vagante” e quindi non ben visto dalle aziende che reclutavano nuovi impiegati. Oggi invece se non cambi lavoro almeno ogni 3/5 anni, sei uno che si accontenta, che non vuole emergere e che dunque non si impegna.
Bertinotti afferma: “la situazione di oggi è figlia di scelte politiche del passato, ma segna un forte momento di rottura. Uscire dalla crisi non vuol dire ricucire lo strappo e ripartire, ma vuol dire ricominciare un nuovo ciclo con le condizioni capitalistiche odierne. Riforme, leggi e decisioni devono aggiornarsi alla luce dei nuovi elementi del mercato del lavoro: flessibilità, efficienza e qualità”.