Speciale Festivaletteratura: Gigi Riva presenta “L’ultimo rigore di Faruk”

Nella splendida cornice del cortile di Palazzo d’Arco a Mantova ha trovato posto, all’interno di Festivaletteratura, anche il calcio, in un incontro che dello sport più amato d’Italia ha fatto un pretesto per raccontare una storia umana ma soprattutto culturale e politica, anzi una Storia con la lettera maiuscola. A narrare questa storia, insieme allo scrittore Marco Malvaldi, è stato Gigi Riva, caporedattore centrale del settimanale “L’Espresso”, che nel suo libro “L’ultimo rigore di Faruk” edito da Sellerio ripercorre un quarto di finale dei Mondiali di calcio del 1990 nel quale un calcio di rigore sbagliato segnerà la fine del sogno di milioni di persone, ma soprattutto la fine di uno stato.
È il 30 giugno 1990, e in un’Italia su cui sono puntati gli occhi di tutto il mondo si stanno disputando, appunto, i Mondiali di calcio. Allo stadio Artemio Franchi di Firenze si gioca il quarto di finale tra Jugoslavia e Argentina, la partita finisce in parità e il risultato verrà deciso ai calci di rigore. Dopo l’errore di Stojković che pone la Jugoslavia in svantaggio la situazione si riequilibra per un altro errore, molto più eclatante: quello di Diego Armando Maradona, che guarda impotente Tomislav Ivković respingergli il pallone. “Ivković è stato il primo portiere a parare un rigore a Maradona, – racconta Malvaldi – ma non fu in questa occasione: i due si erano già trovati uno di fronte all’altro nel settembre dell’89 durante una partita di Coppa UEFA che contrappose lo Sporting Lisbona al Napoli. Il portiere lanciò una sfida al Pibe de Oro scommettendo 100 dollari che gli avrebbe parato il rigore, e così fu: ai Mondiali la scena si ripeté, anche perché Ivković ricordò a Maradona la scommessa facendo questo” (si sfrega le dita nel gesto che indica i soldi).
Il rito dei calci di rigore prosegue, e al bosniaco Faruk Hadžibegić, capitano della compagine jugoslava tocca il tiro decisivo, che verrà parato da Sergio Javier Goycochea: negli spogliatoi il capitano scioglierà la nazionale, e dopo pochi mesi le tensioni interne esploderanno in una delle guerre più cruente della storia europea. Ancora oggi ci si chiede cosa sarebbe successo se quel tiro fosse entrato in porta, anche se Gigi Riva, che delle guerre balcaniche fu osservatore ravvicinato da inviato speciale del “Giorno”, è convinto che le cose non sarebbero cambiate: le sorti della Jugoslavia erano già troppo compromesse per essere decise da un calcio di rigore, mentre sarebbe senz’altro cambiata invece la storia personale di Hadžibegić, al quale ancora oggi viene rinfacciato quel rigore sbagliato. “Il rigore è un po’ una metafora della vita, una sliding door: secondo me tra il portiere e chi calcia il pallone il primo non ha niente da perdere, chi è veramente sotto esecuzione è il calciatore. Quei 40 metri che dividono il centro del campo, dove attendono il loro turno di battitura i giocatori, dal dischetto dei rigori possono essere infiniti, e chi li percorre lo fa sotto gli occhi di un intero stadio, con una tensione nervosa pazzesca. Come se non bastasse Hadžibegić li dovette percorrere due volte, perché era il quarto nell’ordine di battitura ma l’arbitro, che anni dopo fu radiato per corruzione, lo fece tornare indietro quando già si era posizionato sul dischetto, scalandolo per errore al quinto posto, dopo che il suo compagno di squadra Brnović sbagliò anche lui.”. Le telecamere di tutto il mondo riprenderanno il volto stralunato del capitano della Jugoslavia e quello di Stojković nascosto dalle sue braccia, emblema della fine di una unità nazionale precaria calcistica e politica.

Laureata in Scienze dei Beni Culturali, giornalista pubblicista, da sempre grande lettrice: a sei anni prima ancora di andare a scuola grazie alla nonna sapevo già leggere e scrivere, a 8 anni ho scritto il mio primo racconto su un mago che perde il suo libro di incantesimi. Spero un giorno di vedere sugli scaffali il mio libro, nel frattempo cerco di imparare dagli altri il più possibile e spero di consigliare i nostri lettori condividendo con loro le mie sensazioni.

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